Per Carlos Tavares potrebbe presto aprirsi un nuovo fronte sindacale in America dove l’Uaw, il principale sindacato statunitense mai così battagliero da quando alla guida c’è di Shawn Fain (il solo a essere riuscito a paralizzare simultaneamente ben tre Case automobilistiche), è già sul piede di guerra e accusa Stellantis di non aver mantenuto le promesse fatte lo scorso anno pur di porre fine al loro sciopero senza precedenti. Il Gruppo franco-italo-americano, infatti, spinto dalla necessità di tagliare i costi, intende avviare una serie di cessioni pure negli Usa.
ADDIO ALLA PISTA DI COLLAUDO IN ARIZONA
La prima infrastruttura vittima della spending review di Stellantis, secondo quanto anticipato dalla emittente Cnbc, sarà la pista di collaudo di Yucca, in Arizona. Se Tavares sperava di aver estinto sul nascere almeno parte dei problemi che ha negli Usa, ritoccando quel tanto che basta i progetti industriali per silenziare le proteste dell’Uaw, dovrà ora ripartire dall’inizio e tessere nuovi accordi coi rappresentanti dei lavoratori anche se l’infrastruttura in questione dà lavoro ad appena 41 persone.
LE MOSSE PER EVITARE DI FINIRE FUORI PISTA
Non è un caso infatti che, confermando la chiusura dell’impianto, il gruppo abbia subito sottolineato di voler procedere assieme a Uaw “per offrire ai dipendenti del circuito di prova pacchetti speciali” nel caso non vogliano scegliere di proseguire il loro lavoro in un altro luogo. In caso contrario scatterebbe “il licenziamento a tempo indeterminato”, con il paracadute di retribuzione e benefici assortiti per due anni.
IL CAMBIO DI STELLANTIS NEL RAPPORTARSI COI SINDACATI
Nell’ultimo periodo Stellantis ha avviato una vera e propria guerra di ricorsi e carte bollate contro l’Uaw mentre adesso sembra maggiormente propensa al dialogo. Cos’è successo? La risposta è da ricercare in un avvertimento, non troppo bonario, giunto da Washington.
Joe Biden, l’inquilino uscente della Casa Bianca, che già in occasione del precedente sciopero dell’Uaw fece sapere di appoggiare le rivendicazioni sindacali, ha infatti recentemente ripreso Stellantis, invitandola a dar seguito alle promesse dello scorso anno.
Una portavoce dell’amministrazione Biden, Karine Jean-Pierre, ha inviato alla dirigenza un chiaro monito: “L’accordo del 2023 includeva l’impegno a riaprire ed espandere la produzione nelle comunità devastate dalle precedenti chiusure di impianti”, i paletti della Casa Bianca. “Vogliamo che Stellantis mantenga questi impegni nei confronti dello Uaw e delle comunità”, l’altolà arrivato da Washington.
LA SPENDING REVIEW PORTA STELLANTIS AD AFFITTARE LE PISTE
Tornando all’impianto in via di dismissione, era stato acquistato da Chrysler nel 2007. Il vecchio proprietario era Ford che lo ha venduto per 35 milioni di dollari. Si tratta di un hub adibito ai test delle vetture che si sviluppa su un’area di 16 chilometri quadrati e include 112 chilometri di tracciato suddiviso su diverse piste per il collaudo dei nuovi veicoli.
Per la stampa americana Stellantis intende proseguire i test affittando il Toyota Arizona Proving Ground, un circuito che la Casa giapponese ha aperto ad altri costruttori nel 2021, per sostenere gli elevati costi di mantenimento della struttura.
I TANTI FRONTI APERTI DI STELLANTIS IN AMERICA
Ma la dismissione del circuito è solo la punta dell’iceberg dei problemi che Stellantis ha in America. Specialmente con l’Uaw. E proprio per questo con ogni probabilità la dirigenza ha voluto evitare che il licenziamento di 41 dipendenti costituisse la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso. Anche perché il malcontento si è velocemente diffuso a tutta la filiera. Qualche settimana fa l’ultima sferzata è arrivata dai rivenditori dei marchi nel portafogli del Gruppo.
Scrive il Detroit Free Press: “I concessionari della casa automobilistica statunitense hanno espresso pubblicamente le loro preoccupazioni sulla direzione dell’azienda a fronte del calo delle vendite e delle quote di mercato, suscitando una risposta severa da parte di un’azienda che preferirebbe tenere la disputa a porte chiuse”.
La lettera che i rivenditori americani hanno reso pubblica parla di “reckless short-term decision-making” ovvero “decisioni sconsiderate a breve termine” prese dai vertici per garantire profitti record lo scorso anno, con conseguenze però devastanti ma del tutto prevedibili sul mercato statunitense come il “rapido degrado” (“rapid degradation”) “of the company’s iconic American brands, Jeep, Ram, Chrysler and Dodge”, cioè dei marchi iconici che il Gruppo possiede negli Usa.
Nei medesimi giorni il leader dell’Uaw Fain era tornato ad attaccare direttamente il Ceo Carlos Tavares,: “C’è qualcosa di marcio in Stellantis, e inizia proprio al vertice. È tempo che il pubblico americano metta in discussione Carlos Tavares. La sua cattiva gestione dell’azienda sta danneggiando Stellantis, i consumatori e i lavoratori dell’auto americana.”
Non è la prima volta che il leader dei lavoratori indirizza parole pesanti e giudizi sprezzanti nei riguardi del manager portoghese. Sempre Fain, commentando l’ultima semestrale del Gruppo aveva definito l’Amministratore delegato europeo, “una vergogna e un imbarazzo per un’azienda americana un tempo grande”.
Ma le grane che Stellantis dovrà affrontare negli Stati Uniti non sono finite dato che per alcuni azionisti americani Carlos Tavares avrebbe gonfiato artificialmente il prezzo delle azioni per gran parte del 2024 formulando valutazioni “straordinariamente positive” su scorte, potere di determinazione dei prezzi, nuovi prodotti e margine operativo. Tutti numeri smentiti dalla deludente semestrale. Da qui una inedita class action.
In tutto ciò si incardinano pure gli utlimi dati economici che certificano il periodo no attraversato dal Gruppo e le incognite derivanti dalle presidenziali Usa che potrebbero spingere entrambi i candidati, in cerca di consensi, ad appoggiare la forza lavoro americana osteggiando le decisioni di un top manager europeo che può essere facilmente dipinto per questo come sordo alle istanze statunitensi. Insomma, per Stellantis il rischio di finire fuori pista è davvero elevato.
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