Una luce nell’oscurità: le memorie del generale Pasquale Notarnicola
DA GAZZETTA FILOSOFICA (Di Emma Pivato)
La strategia della tensione ha segnato profondamente la storia italiana degli anni Settanta. Le trame che hanno visto intrecciarsi gruppi eversivi, Servizi segreti e P2 sono storia con cui l’Italia non ancora ha finito di fare i conti. La testimonianza del generale Pasquale Notarnicola, raccolta da Angelo Ventrone nel libro Tra le nebbie della P2. Memorie inedite di un capo dei Servizi, di Donzelli editore, getta un nuovo fascio di luce sulle ombre di una stagione terribile che ha scosso la vita democratica del nostro Paese.
«Non c’è da far niente. Non ci sono parole che possano esprimere lo stato d’animo mio, voi lo immaginate. Ho visto adesso dei bambini laggiù nella sala di rianimazione ma due stanno morendo ormai. Una bambina e un bambino. È una cosa straziante». Incalzato dai giornalisti, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini non trova altre parole per descrivere ciò che ha visto tra le macerie. Il 2 agosto 1980 alle 10.25 un ordigno esplode nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna, facendo crollare l’intera ala ovest. A fine giornata si conteranno 85 morti e 200 feriti.
La notizia viene subito comunicata al generale Pasquale Notarnicola, responsabile della Prima Divisione del Servizio di sicurezza militare (SISMI), che a sua volta provvede ad avvertire il direttore del Servizio, il generale Giuseppe Santovito. A parere del direttore, tuttavia, la causa dell’accaduto era stata lo scoppio di una caldaia a gas. «Questo fu il primo tentativo di depistaggio nei miei confronti, ma fu anche un tentativo di depistaggio attuato attraverso i media» ricorda Notarnicola nelle sue memorie, sapientemente raccolte dal professor Angelo Ventrone, storico e studioso dei fenomeni eversivi italiani, nel libro Tra le nebbie della P2. Memorie inedite di un capo dei Servizi, recentemente pubblicato da Donzelli editore.
La vicenda giudiziaria seguita alla strage di Bologna si compone attualmente di cinque processi. Le condanne definitive per il delitto di strage a carico di Valerio Fioravanti e Francesca Mambo, affiliati ai Nuclei Rivoluzionari Armati (NAR), sono arrivate nel 1995. Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, alti ufficiali del SISMI e stretti collaboratori di Santovito, sono stati riconosciuti come responsabili dei depistaggi che, per lungo tempo, hanno reso impossibile ricostruire le trame che hanno caratterizzato una delle stagioni più buie della storia italiana. Assieme a loro sono stati condannati anche Licio Gelli, capo della loggia Propaganda 2, e il suo collaboratore Francesco Pazienza. Se è stato possibile intravedere e ricostruire, almeno in parte, gli intrecci che hanno legato i gruppi neofascisti con l’attività della P2 e dei vertici dei Servizi segreti ciò è dipeso anche dal prezioso contributo del generale Notarnicola.
Pasquale Notarnicola nacque nel 1930 a Gioia del Colle. Dopo essersi formato presso l’Accademia militare di Modena, venne assegnato al Reggimento Lanceri di Novara. La sua carriera nell’Esercito continuò a progredire e nel 1978 lo Stato maggiore gli chiese di assumere il ruolo di responsabile della Prima Divisione del SISMI. Come ricorda suo figlio Giuseppe, la decisione di accettare l’incarico non fu semplice. In quegli anni, infatti, la “strategia della tensione” erodeva le basi della democrazia e come un cancro si insinuava nei gangli vitali dello Stato. Stragi come quelle di piazza Fontana (1969), di Peteano (1972) e di piazza della Loggia (1974) avevano costretto il Paese a toccare con mano la violenza del terrorismo di estrema destra.
Tra le nebbie della P2 è il racconto degli episodi che il generale Notarnicola visse mentre servì fedelmente lo Stato lavorando per il Servizio di sicurezza militare, dal 1978 al 1983. È un’inedita testimonianza dall’interno, che svela le vicende «[…] di un luogo, come quello dell’intelligence, opaco per definizione, ma in quegli anni ancora più oscuro perché profondamente inquinato dai progetti eversivi della P2».
Angelo Ventrone ha saputo restituire al lettore la profondità morale di un uomo che ha scelto di compiere il suo dovere con coraggio, lealtà e determinazione anche quando fu attorniato dall’ostilità dei colleghi piduisti e subì numerose ripercussioni per la “colpa” di aver portato alla luce gli intrecci della strategia della tensione.
«Non c’è da far niente». La sensazione di impotenza e rassegnazione del Presidente Pertini davanti alle morti di Bologna talvolta rischia di diventare la nostra, quando accettiamo di adeguarci alle storture del contesto che ci circonda. Affinché ciò non avvenga, vogliamo condividere le parole di Giuseppe Notarnicola, che chiudono Tra le nebbie della P2: «Ho la speranza che questa testimonianza possa essere letta anche dalle generazioni più giovani e, nello stesso tempo, che la magistratura possa continuare nell’individuazione dei mandanti di stragi orribili come quella di Bologna, per cui i familiari delle vittime reclamano ancora la piena verità. Mio padre ha lasciato a me ed ai nipoti che adorava una preziosissima eredità di valori. Ma il senso di questo libro è quello di un lascito morale che ambisce a rivolgersi a quel paese che ha tanto amato».
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