La Francia si trova al centro di una crisi politica e finanziaria che potrebbe segnare un momento di svolta per il Paese e per l’intera zona euro. A pochi giorni dalla fine del 2024, il primo ministro Michel Barnier è a un passo dal vedere il suo governo cadere, mentre Marine Le Pen e il suo “Rassemblement National” minacciano di ritirare il loro tacito supporto alla fragile coalizione guidata da Barnier. La situazione è ulteriormente complicata dal rischio di una crisi fiscale e dalle tensioni crescenti nei mercati finanziari.
UNA SETTIMANA INFINITA PER LA FRANCIA
Entro pochi giorni il destino del governo di Michel Barnier sarà scritto. Tutto ruota attorno all’ormai famigerato articolo 49.3 della Costituzione francese, lo strumento che il primo ministro ha scelto di usare per forzare l’approvazione del bilancio, bypassando un Parlamento spaccato. Ma questa mossa, concepita come un atto di forza, potrebbe trasformarsi in un boomerang devastante.
La procedura è chiara e implacabile: dopo l’attivazione del 49.3, i parlamentari hanno 48 ore per presentare una mozione di sfiducia. Una volta depositata, il regolamento concede tre giorni per il dibattito e il voto. In altre parole, il conto alla rovescia è già iniziato. Mercoledì potrebbe essere il giorno cruciale, ma non oltre venerdì si saprà se il governo Barnier sopravviverà o crollerà sotto il peso delle divisioni politiche.
Se la sfiducia passerà, il governo Barnier sarà il più breve della Quinta Repubblica, trasformandosi in un esecutivo ad interim. E mentre Macron dovrà cercare un nuovo primo ministro, il bilancio del Paese resterà sospeso, con il rischio di un lungo stallo politico. Nei prossimi giorni, ogni ora sarà decisiva, e ogni dichiarazione, ogni voto, potrebbe cambiare il corso della storia francese.
LE ORIGINI DELLA CRISI: UN PARLAMENTO BLOCCATO
Tutto è iniziato a giugno, quando il presidente Emmanuel Macron ha convocato elezioni anticipate dopo la sconfitta del suo partito alle elezioni europee contro il “Rassemblement National”. Le urne hanno consegnato un Parlamento frammentato: la “Nuova Unione Popolare”, coalizione di sinistra, ha ottenuto il maggior numero di seggi ma senza raggiungere la maggioranza assoluta; i centristi di Macron sono arrivati secondi, mentre il RN si è piazzato terzo. Macron ha deciso di ignorare le richieste della sinistra di formare un governo, scegliendo invece Michel Barnier, ex negoziatore per la Brexit dell’Unione Europea, come primo ministro. Barnier ha formato una coalizione di centro-destra che, pur avendo più seggi della sinistra, rimane lontana dalla maggioranza assoluta. Questa scelta strategica ha legato il futuro di Barnier al sostegno del RN, che ha appoggiato il governo con riserva, mantenendo il diritto di ritirare il suo sostegno in caso di divergenze su temi chiave, come il potere d’acquisto di stipendi e pensioni e la sicurezza.
IL BILANCIO DELLA DISCORDIA
La crisi è esplosa attorno al bilancio proposto da Barnier, concepito per ridurre il deficit pubblico dal 6,1% al 5% entro il 2025, come richiesto dalla Commissione Europea. Il piano includeva tagli alla spesa per 40 miliardi di euro e aumenti fiscali per 20 miliardi. Tuttavia, le misure sono state aspramente criticate a livello interno, in particolare dal RN e dalla Nuova Unione Popolare, che vedono il bilancio come eccessivamente austero e dannoso per i cittadini.
Marine Le Pen ha duramente criticato Michel Barnier per non aver ascoltato le richieste del suo partito volte a proteggere i cittadini francesi da misure che, a suo dire, avrebbero eroso il loro potere d’acquisto. “I francesi ne hanno abbastanza“, ha dichiarato Le Pen. “Forse pensavano che con Michel Barnier le cose sarebbero migliorate, ma sono peggiorate“.
Le trattative dell’ultimo minuto tra Barnier e Le Pen si sono svolte lunedì, ma si sono concluse senza risultati. Nonostante Barnier avesse accettato due delle tre principali richieste del RN, tra cui l’eliminazione dell’aumento delle tasse sull’energia, le posizioni delle due parti sono rimaste inconciliabili. La sorte del bilancio e dello stesso governo Barnier è così rimasta nelle mani del RN, il maggior gruppo parlamentare all’Assemblea Nazionale e ago della bilancia in questo fragile equilibrio parlamentare.
MERCATI IN TENSIONE E ZONA EURO SOTTO PRESSIONE
La situazione politica ha avuto un impatto immediato sui mercati finanziari. I rendimenti dei titoli di Stato francesi a 10 anni hanno raggiunto livelli vicini a quelli greci, superando il premio rispetto ai titoli tedeschi osservato durante la crisi del debito sovrano europeo del 2012. L’euro ha subito un calo dell’1%, mentre l’indice CAC40 ha chiuso in ribasso dello 0,4%.
La Commissione Europea guarda con preoccupazione alla crisi francese. Barnier, scelto proprio per riportare la Francia sulla strada della disciplina fiscale, rappresentava una garanzia per Bruxelles. Un’eventuale caduta del governo potrebbe compromettere la stabilità della zona euro, soprattutto considerando che la Francia è la seconda economia più grande dell’Unione.
COSA SUCCEDE SE IL GOVERNO CADE?
Se la mozione di sfiducia sarà approvata, Macron sarà costretto a nominare un nuovo primo ministro. Tuttavia, secondo la Costituzione, non sarà possibile convocare nuove elezioni parlamentari fino al luglio prossimo, rendendo probabile un lungo periodo di stallo politico. Nel frattempo, il governo ad interim dovrà presentare un piano fiscale di emergenza per evitare il blocco delle attività governative. Questo scenario rappresenterebbe la seconda grave crisi politica per la Francia in soli cinque mesi, dopo l’instabilità seguita alle elezioni estive.
LE PEN: OPPORTUNITÀ O RISCHIO?
Marine Le Pen, leader del RN, si trova in una posizione delicata. Da un lato, la caduta del governo potrebbe rafforzare il suo consenso politico, soprattutto tra i suoi sostenitori, che in maggioranza sostengono la sfiducia. Dall’altro, rischia di compromettere l’immagine di affidabilità che ha cercato di costruire in questi ultimi anni. A complicare ulteriormente la situazione c’è il processo in corso contro Le Pen per presunti usi illeciti di fondi del Parlamento Europeo, con una sentenza prevista per marzo 2025. Sebbene Le Pen abbia negato qualsiasi connessione tra il processo e la crisi politica, una condanna potrebbe influire significativamente sul suo futuro politico.
UNA TEMPESTA PERFETTA PER LA FRANCIA E L’EUROPA
La Francia si trova a un bivio critico. Con un governo debole, un bilancio incerto e un’economia sotto pressione, la crisi politica interna rischia di trasformarsi in un problema per l’intera Unione Europea. Gli investitori temono che la Francia possa entrare in una spirale di instabilità simile a quella vissuta da Grecia e Portogallo un decennio fa, ma con conseguenze molto più gravi, data la dimensione economica del Paese.
Secondo Mujtaba Rahman, capo dell’area europea del gruppo di consulenza Eurasia, “è praticamente finita per Barnier, e la Francia sta per affrontare la sua seconda grave crisi politica in cinque mesi”. Rahman sottolinea che l’instabilità francese, combinata con la recente caduta del governo tedesco di Olaf Scholz, sta mettendo a rischio la leadership politica dell’Unione Europea. Una crisi che potrebbe compromettere la capacità dell’UE di rispondere a sfide economiche e geopolitiche più ampie – stretta tra la Russia Putin, gli USA Trump e gli appetiti della Cina di Xi Jinping – aumentando il rischio di un contagio finanziario. Una situazione richiede una rapida risoluzione, ma con un Parlamento frammentato e un governo debole, e un Macron con nessuna intenzione di dimettersi – unica possibilità per andare subito ad elezioni politiche – le prospettive sono alquanto negative.
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