Ma quale riarmo? Londra taglia elicotteri, droni, navi e azzoppa i Royal Marines
di ANALISI DIFESA (Gianandrea Gaiani)
Si fa presto a dire riarmo, parola che abbonda ormai da oltre due anni sulla bocca di esponenti governativi, alti gradi militari e analisti in tutte le nazioni d’Europa. In realtà, come Analisi Difesa evidenzia da molto tempo, le crescenti difficoltà economiche cui occorre far fronte anche e soprattutto in seguito al braccio di ferro in atto con Mosca e alla rinuncia ai rifornimenti energetici russi a buon mercato, incrementare la spesa per la Difesa ai livelli richiesti e auspicati da molti risulta essere, nei fatti, molto difficile.
Quanto sta accadendo in Gran Bretagna fotografa perfettamente tale situazione anche e soprattutto tenendo conto che Londra spende più di ogni altra nazione europea per la Difesa e i suoi massimi esponenti militari hanno più volte affermato che occorre prepararsi per combattere entro pochi anni una guerra contro la Russia.
Il governo laburista ha annunciato il 20 novembre la volontà di ritirare dal servizio attivo 5 navi della Royal Navy, una trentina di elicotteri inclusi tutti i Puma (21 tra macchine in servizio e in riserva) e 14 dei CH-47 Chinook più vecchi, oltre ai 55 UAV da intelligence, sorveglianza e ricognizione Watchkeeper del British Army (12 in servizio attivo e 33 in riserva).
Tagli di ampia entità al fine di risparmiare “150 milioni di sterline nei prossimi due anni e fino a 500 milioni in cinque anni, risparmi che saranno interamente trattenuti dal Ministero della Difesa” ha detto il ministro John Healey intervenendo alla Camera dei Comuni.
I tagli riguardano le navi d’assalto anfibio (LPD) HMS Albion e HMS Bulwark, la fregata Type 23 HMS Northumberland e le due navi rifornimento classe Wave della Royal Fleet Auxiliary.
Dei 14 elicotteri Chinook, Healey ha sottolineato come alcuni avessero più di 35 anni mentre le due petroliere classe Wave non erano state in mare “per anni” ed erano in fase di dismissione, insieme a 17 elicotteri Puma, “alcuni con oltre 50 anni di volo” sulle spalle.
Circa le navi d’assalto anfibie HMS Albion e HMS Bulwark, Healey ha chiarito che entrambe le navi non dovevano essere ritirate dal servizio rispettivamente per i prossimi 9 e 10 anni, ma nessuna delle due è in condizioni di salpare a causa delle decisioni prese in precedenza dall’ultimo governo. “Mantenerle in linea oggi costa 9 milioni di sterline all’anno” ha detto il ministro mentre la fregata Type 23 è stata ritenuta da radiare perché antieconomico ripararne i danni strutturali.
La radiazione delle due LPD consentirà di redistribuire gli equipaggi sulle altre unità della Royal Navy che soffre da tempo di forte carenza di personale (come molte forze navali e non solo navali occidentali): non a caso Healey ha precisato che nessun marinaio perderà il lavoro a causa della radiazione delle due navi.
Gli UAV Thales Watchkeeper WK450, sviluppo dell’israeliano Hermer 450 prodotto da Elbit Systems, costati circa 5 milioni di sterline ciascuno e in servizio da un decennio, verranno radiati perché afflitti da problemi tecnici e definiti di fatto obsoleti. Elicotteri e droni verranno radiati nel marzo 2025, le navi probabilmente anche prima.
“Per troppo tempo i nostri soldati, marinai e aviatori sono rimasti bloccati con attrezzature vecchie e obsolete perché i ministri non volevano prendere le difficili decisioni di smantellarle”, ha detto Healey, sottolineando la necessità di muoversi verso il futuro.
Healey ha assicurato ai parlamentari che queste decisioni di dismissione sono state prese in stretta consultazione con i capi delle forze armate e sono in linea con l’attuale Strategic Defence Review (SDR).
“Queste sono decisioni di buon senso che i governi precedenti non sono riusciti a prendere, decisioni che garantiranno un miglior rapporto qualità-prezzo per i contribuenti e risultati migliori per le forze armate”.
La decisione ha scatenato forti critiche da parte dei deputati conservatori, secondo cui in questo modo si riducono le capacità militari del Regno Unito in un momento di forte instabilità internazionale, in primo luogo per il conflitto in Ucraina. Il ministro della Difesa ombra, James Cartlidge, ha attaccato con forza l’esecutivo guidato da Keir Starmer affermando che non solo il premier laburista non ha indicato i tempi certi per portare come promesso le spese militari al 2,5% del Pil ma si sta concentrando invece sui tagli alle forze armate.
Cartlidge ha attribuito i tagli alla Difesa alle pressioni sul governo del ministro delle Finanze (il Cancelliere dello Scacchiere Rachel Reeves), che aveva attribuito al precedenti esecutivi conservatori un “buco” di 22 miliardi di sterline. “Qualunque sia la vera comprensione dell’economia del Cancelliere, è sicuramente stata in grado di imporre le sue priorità al Paese, facendo sì che il ministero della Difesa eliminasse le principali capacità prima di aver intrapreso la tanto decantata Revisione della Difesa Strategica”.
Cartlidge ha aggiunto che gli era stato assicurato che la HMS Bulwark e la HMS Albion avrebbero potuto essere rese idonee alla battaglia in caso di guerra.
“Ho personalmente cercato e ricevuto rassicurazioni dalla dirigenza della Marina… che nel caso di uno scenario di guerra su vasta scala in cui la priorità per la Marina fosse la capacità anfibia, quelle navi avrebbero potuto comunque essere riportate in condizioni di combattimento e gli equipaggi reintegrati. Rottamare definitivamente le due LPD significa rimuovere completamente quella capacità. Quindi quale impatto avrà questo sull’efficacia operativa dei Royal Marines? La MRSS [nave di supporto multiruolo] è destinata a colmare il divario, ma ci vorranno almeno otto o nove anni“.
Il portavoce della difesa del partito i Liberal Democratico, Richard Foord ha affermato che le decisioni di dismissione hanno lasciato “lacune allarmanti” nella capacità. “Il nuovo contratto per l’elicottero medio non dovrebbe essere assegnato prima dell’anno prossimo. Mi chiedo quando verrà introdotto, forse non prima dell’inizio del prossimo decennio. Le navi di supporto multiruolo non dovrebbero entrare in servizio prima del 2033 e sono allarmato da ciò che ciò potrebbe influire sulla capacità anfibie dei Royal Marines”.
Il governo laburista ha di fatto attribuito ai precedenti esecutivi conservatori le difficoltà finanziarie che rendono inevitabili i tagli. “La decisione di dismettere queste navi fa parte di un programma di riforma più ampio, volto ad affrontare una terribile eredità di finanze e capacità di difesa”, ha ribattuto Healey.
“Il primo dovere del governo è mantenere questo paese al sicuro. Ecco perché stiamo iniettando investimenti e introducendo rigidi controlli finanziari per fissare le fondamenta della difesa del Regno Unito”.
Healey ha rassicurato il Parlamento che i Royal Marines rimarranno una componente fondamentale della strategia di difesa del Regno Unito e ha citato il Primo Lord del Mare affermando che “la minaccia sta cambiando, quindi dobbiamo avere la sicurezza di apportare i cambiamenti richiesti”.
Dichiarazioni poco convincenti e non a caso il parlamentare conservatore ed ex presidente del comitato di difesa Sir Julian Lewis ha affermato che l’annuncio segna “un giorno nero per i Royal Marines”.
Al netto delle dichiarazioni in linguaggio “politichese” i tagli alla Difesa britannica inducono a fare valutazioni più ampie. Le forze di Londra, già ridotte al lumicino in termini numerici (gli organici non sono mai stati così limitati dall’epoca delle guerre napoleoniche) disporranno per diversi anni di uno scarso numero di elicotteri mentre i Royal Marines perderanno le navi con cui attuare proiezioni anfibie. Non si tratta quindi solo di meno mezzi ma anche della perdita di capacità d’intervento in ogni area del mondo bagnata dal mare.
Matthew Savill, direttore delle scienze militari presso il think-tank Royal United Services Institute (RUSI), valuta che “si tratta per lo più di capacità che si stanno comunque avvicinando al pensionamento, sono state a bassi livelli di prontezza o non valgono ulteriori riadattamenti o investimenti: Watchkeeper è probabilmente obsoleto. Ma il fatto che la difesa non riesca a dotarli di equipaggio o sia disposta a tagliarli per ottenere risparmi molto modesti in cinque anni nell’attuale contesto internazionale è un’indicazione di quanto siano limitate le risorse del MOD in questo momento”.
Savill ha messo il dito sulla piaga, poiché oltre ai mezzi radiati la questione delle risorse finanziarie resta fondamentale per valutare quanto poco concreti siano i proclami e gli appelli al riarmo britannico.
Rispondendo a una interrogazione del parlamentare conservatore Mark Francois, il Ministero della Difesa ha fornito proiezioni dettagliate del bilancio per i prossimi due anni finanziari, il sottosegretario Maria Eagle ha dichiarato il 13 novembre che per il 2024-25, “la spesa totale per la difesa dovrebbe essere di 64,4 miliardi di sterline, pari al 2,29% del PIL. Questa cifra salirà a 67,7 miliardi di sterline nel 2025-26, ovvero il 2,30% del PIL”.
Il sottosegretario ha poi aggiunto che escludendo la spesa relativa all’Ucraina (3 miliardi di sterline all’anno), “le cifre si adeguano a 61,4 miliardi di sterline per il 2024-25 e 64,7 miliardi di sterline per il 2025-26, che corrispondono rispettivamente al 2,18% e al 2,19% del PIL”.
Se si considera che il Bilancio della Difesa britannico nel 2023 è stato di 58,5 miliardi di sterline si comprende facilmente che l’incremento di spesa fatica a coprire il tasso d’inflazione e i rincari subiti da tutti i materiali acquisiti per la Difesa, dalle munizioni all’acciaio, tenuto conto che Londra deve sostenere anche i costi di due grandi portaerei, dell’arsenale nucleare imbarcato e sta rinnovando la flotta di sottomarini strategici.
La realtà è che in tutte le nazioni europee non vi sono oggi le condizioni economiche né politiche per un riarmo esteso, non almeno nella misura che molti auspicano o esaltano per far fronte alla minaccia russa che a parere di alcuni incombe sull’Europa.
La coperta è corta e non si possono finanziare allo stesso tempo burro e cannoni. A fronte di una crisi energetica e industriale che sta minando le basi economiche del Vecchio Continente e che le opinioni pubbliche attribuiscono in maniera crescente agli errori dei rispettivi esecutivi nella guerra in Ucraina e nel confronto con la Russia, i governi che puntano sui “cannoni” a scapito del “burro” devono già oggi fare i conti con il proprio elettorato.
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