Milano, decine di migliaia per la Palestina: la polizia carica e arresta
da L’INDIPENDENTE ONLINE (Moira Ramagi)
Centinaia di bandiere palestinesi, striscioni, cori, interventi e azioni contro aziende e banche accusate di sostenere Israele. Sono state decine di migliaia le persone scese ieri in strada a Milano per chiedere la fine del genocidio a Gaza, esprimere sostegno al popolo palestinese e denunciare le complicità italiane con Israele. Ma anche per «fermare la macchina bellica» e il piano di riarmo europeo. Tra gli striscioni presenti anche richieste di libertà per Anan Yaeesh, cittadino palestinese detenuto nel carcere di Terni con l’accusa di terrorismo su mandato israeliano. Cori come «Palestina libera! Israele assassino» o «Se non cambierà, Intifada pure qua» hanno accompagnato il corteo, partito dalla stazione centrale e diretto all’Arco della Pace. Durante il percorso, alcune sedi di catene come Starbucks, Burger King, Unicredit, Carrefour e una stazione di servizio Eni sono state colpite con lanci di vernice, scritte e, in alcuni casi, danneggiamenti alle vetrine. «Complice di genocidio» e «Free Palestine» sono alcune delle frasi lasciate sui vetri rotti, a segnalare i comprovati legami tra queste aziende e le politiche genocide israeliane.
Carrefour, Burger King e Starbucks sono oggetto di contestazioni internazionali per il loro sostegno all’esercito israeliano, avendo distribuito migliaia di pasti ai militari israeliani impegnati nelle operazioni e nei massacri a Gaza dal 7 ottobre 2023 ad oggi. Starbucks ha inoltre sponsorizzato raccolte fondi in favore di Israele. Unicredit risulta tra le banche con i legami più stretti con Tel Aviv, che supporta attraverso investimenti e finanziamenti – circa 6,6 miliardi di dollari tra il 2020 e il 2023 – a numerose aziende coinvolte negli insediamenti israeliani illegali in Cisgiordania. Eni, nonostante le sentenze della Corte internazionale di giustizia che definiscono illegittima l’occupazione di Gaza e accusano la leadership israeliana di genocidio, continua a fornire greggio a Israele. La società ha inoltre firmato pochi mesi fa un accordo con Tel Aviv per lo sfruttamento del giacimento di gas offshore situato di fronte alla costa di Gaza, all’interno della zona marittima G, per il 62% parte del territorio palestinese secondo il diritto internazionale. Durante la manifestazione, sono state «sanzionate» anche una filiale del Banco BPM e una del Banco Desio, sulle cui vetrine è apparsa la scritta «no riarmo».
Il corteo non aveva registrato tensioni con le forze di polizia fino a quando, all’altezza di piazzale Baiamonti, la polizia in assetto antisommossa ha caricato a freddo i manifestanti, spezzando il corteo e arrestando sette persone, successivamente condotte in questura e rilasciate con una denuncia a piede libero. La manifestazione è rimasta bloccata per quasi due ore, con i partecipanti che chiedevano il rilascio degli arrestati e l’allontanamento della polizia dal cuore del corteo, per poi riprendere il percorso, non senza ulteriori momenti di tensione, e concludersi all’Arco della Pace. E mentre il ministro Piantedosi ha ringraziato le forze dell’ordine per il loro «servizio svolto», dalla piazza è parso evidente come l’azione della polizia sia stata segnata da volute provocazioni volte ad alzare il livello dello scontro, proprio nel giorno in cui entrava in vigore il nuovo decreto sicurezza. Un provvedimento molto criticato, ritenuto iper-repressivo, che prevede un forte inasprimento delle pene e, più in generale, una marcata criminalizzazione di ogni forma di dissenso. Anche pacifico.
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