Oneto e Pagliarini: L’Italia è un’imposizione artificiosa
Nel marzo del 1998 il quotidiano “La Padania” uscì con un supplemento intitolato Le cinquanta ragioni della Padania, autori Gilberto Oneto e Giancarlo Pagliarini. La pubblicazione, priva di valore scientifico e culturale, è invece un notevole documento politico, che esemplifica il tentativo leghista di manipolare, 'germanizzandole', la storia e l'antropologia dell'Italia settentrionale. Riporto qui di seguito alcuni estratti.
L'Italia non è mai esistita nella storia. Essa è stata unita prima del 1860 solo sotto l'oppressione di Roma antica che aveva però anche conquistato e tenuto sotto il proprio dominio tutti i paesi mediterranei e gran parte dell'Europa occidentale: quella lontana esperienza non può costituire in ogni caso un precedente storico né una giustificazione per l'unità politica.
In nessun caso il Cattolicesimo può essere chiamato a costituire una giustificazione per l'unità italiana, mentre i diversi comportamenti nei confronti degli atteggiamenti religiosi possono essere un ulteriore elemento di divisione fra i popoli diversi che abitano la penisola. Sotto una apparentemente comune religione si nascondono infatti due atteggiamenti molto diversi. A sud l'influenza musulmana e quella ortodossa sono ancora forti e hanno lasciato molti segni sia nei comportamenti esteriori che nell'atteggiamento religioso più profondo. La Padania è da sempre terra di eresie (nate dall'insofferenza verso ogni strumentalizzazione della fede) e di cattolicesimo partecipato, realmente solidale e sentito, e mai legato a manifestazioni solo esteriori o eccessive.
Tutti i popoli della Padania discendono dagli stessi progenitori e dagli stessi popoli originari. Questi possono essere identificati in tre gruppi principali. Il primo e più antico è formato dai Garalditani, dai Liguri, dai ProtoCelti Golasecchiani e da tutte le altre popolazioni a essi assimilabili. Il secondo gruppo è formato dai Celti e dai Veneti che, pur provenendo da diverse aree geografiche, avevano caratteri somatici, costumi e culture così simili da non poter essere distinti se non per la lingua. L'ultimo gruppo è costituito dai Goti, dai Longobardi e da tutte le altre popolazioni germaniche che con loro si sono stanziate su queste terre.
Fin dai primi giorni del mondo, i popoli padano-alpini hanno sempre avuto stretti legami con i loro vicini e fratelli che vivono sulle Alpi e al di là delle Alpi. Le Alpi non sono mai state una barriera se non nella retorica patriottarda italianista che ha cercato di creare connessioni privilegiate con le popolazioni meridionali a scapito dei più antichi legami organici. Le Alpi non sono mai state nella storia europea un elemento di confine politico costante: solo l'Italia unita si è inventata l'idea di confine geografico (coincidente con lo spartiacque alpino) e di "sacralità" di confini disegnati a tavolino. La storia padana è invece caratterizzata dalla presenza sull'arco alpino di moltissimi Paßstaat ("Stato di valico") come il regno di Sisualdo, la Savoia-Piemonte, la Svizzera e il Tirolo. Se esiste un confine fisico sensibile, questo è semmai costituito dall'Appennino tosco-emiliano che è sempre stato una barriera fisica di difficile attraversamento, un confine politico molto persistente e un forte limite fra aree culturali profondamente diverse fra di loro.
Tutte le variegate e variopinte espressioni della cultura dei popoli padano-alpini sono oggi soggette a un processo di omologazione e di italianizzazione forzata. L'operazione viene rafforzata con l'utilizzo di personale meridionale nell'amministrazione e nelle scuole e con l'uso mirato degli strumenti di comunicazione di massa. Soprattutto, alle radio e nelle televisioni si parlano lingue meridionali, si storpiano le parlate con accenti mediterranei e si raccontano vicende e situazioni sempre e solo molto "italiane" con tutto un corollario di perversioni, violenze, abitudini a delinquere e comportamenti mafiosi che sono estranei alla cultura dei popoli padano-alpini.
Uno dei più beceri luoghi comuni del razzismo italiano consiste nel descrivere la Padania come una terra triste, uggiosa, nebbiosa e fredda, abitata da gente ingrigita, mutrignosa, chiusa e triste. Per contro, ci sarebbe un Meridione allegro, solare, aperto, pieno di gioia e canzoni. Si tratta di una colossale falsità che confonde l'allegria con la rumorosità e si dimentica della profonda truculenza di certi atteggiamenti, della continua presenza della sofferenza e della morte in una cultura meridionale piena di tragedie, sangue, prefiche, occhiaie, costumi neri, funerali e cantilene lamentose. E' una cultura cupa e piena di sensi di colpa che deriva dai loro antenati Greci e Fenici, dall'influenza musulmana e da una lettura molto mediterranea e mediorientale del Cattolicesimo. Il nostro patrimonio genetico è ancora colino dì caratteri celti e veneti, di popoli che avevano colmato la loro vita di colori, di fantasia, di canti polifonici, di ganasseria spavalda, di grandi bevute, di una visione serena e "normale" della morte e di una notevole allegria di fondo.
Il diritto romano che aveva già il vizio di origine di favorire non già la ricerca della verità ma l'abilità dialettica e procedurale si è ulteriormente degradato in una visione bizantina e borbonica della giustizia che ha perso di vista da tempo il suo vero scopo primario che è quello di scandire sulla base della "amministrazione della giustizia" i ritmi della vita comunitaria. La nostra gente si sente avviluppata da un sistema truffaldino di parole e inganni che è forse adatto all'italica assuefazione all'imbroglio o alla mediterranea tolleranza per le pulsioni a delinquere ma che si scontra con la mentalità europea dei Padani cui meglio si adatterebbero le consuetudini giuridiche longobarde o sassoni fatte di pragmatismo, chiarezza e certezza delle sentenze.
Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale il tasso di natalità della popolazione tirolese della Provincia di Bolzano era pericolosamente precipitato a fronte di una crescita demografica di quella "italiana" e di un continuo flusso immigratorio. In quella occasione si era parlato di "marcia verso la morte" della antica comunità sud-tirolese. Il fenomeno si è interrotto e ribaltato con l'ottenimento di ampie forme di autonomia: oggi quella comunità è vitale e mostra la propria forza richiedendo fette sempre più grandi di libertà. L'intera Padania sta oggi vivendo una esperienza simile: è il paese con il più basso tasso di natalità del mondo intero e vede la propria terra riempirsi di immigrati prolifici.
La Padania è da sempre il cuore dell'Europa. Qui sono sorte le prime comunità organizzate dell'Europa continentale, qui hanno abitato popoli che provenivano dal centro e dal nord dell'Europa. La Padania ha sempre avuto contatti strettissimi con i paesi d'oltre Alpi, ha fatto parte delle stesse entità politiche e degli stessi processi culturali.
Oggi i mercati si sono dilatati a dimensione globale e non hanno più senso (né sarebbero possibili) politiche protezionistiche o la conservazione di sistemi di mercato chiusi. Nella competizione economica mondiale (dove tutti devono giocare a tutto campo) sono avvantaggiati i sistemi più agili, moderni ed efficienti in grado di competere sulla base della qualità dei prodotti, dei prezzi e della rapidità di adeguamento ai cambiamenti di esigenze. Oggi la cosiddetta Impresa Italia si trova in enormi difficoltà a causa dell'oppressione statalista, dell'eccessiva (e corrotta) burocrazia che la governa, della situazione da socialismo reale in cui l'ha cacciata la sua classe politica e dell'inefficienza parassitaria di una larga fetta del paese. La Padania indipendente costituirebbe invece una unità produttiva ideale per dimensioni, per caratteri e per propensione all'efficienza: liberata dalla struttura parassitaria dello stato italiano, essa diventerà un soggetto agile e capace di assumere una posizione vincente sul mercato mondiale.
Da questo illuminante articolo si capisce perchè l'incidenza dell'etilismo nel venento sia da imputare a questioni squisitamente genetiche: ProtoCelti Golasecchiani non possono che provare una perdurante secchezza di gola che tentano di mitigare con litri di Merlot.
Sul "corollario di perversioni, violenze, abitudini a delinquere e comportamenti mafiosi che sono estranei alla cultura dei popoli padano-alpini" non possiamo dimenticare Pietro Maso, quello che scagliò tutte le pietre disponibili per ammazzare i genitori in quella ridente località della Padania che si chiama Montecchia di Crosara nel veronese.
http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Maso
Dai dettagli del delitto di gruppo emergono inequivocabili segnali di come la cultura padano-leghista sia tollerante e bendisposta addirittura verso i genitori, da sempre considerati nelle culture meridionali forieri di inenarrabili sciagure.
Esilarante infine l'ultima edizione del neoliberismo made in Padania: la "competizione economica mondiale" non poteva trovare paladini più degni.
Tutto sta a capire se tali analisi politiche e sociali siano state fatte prima o dopo abbondanti irrorazioni anti golasecca. Perchè a raccontare cazzate la gola si secca ancora di più.
Si potrebbe passare una giornata intera a ridere sui deliri di questo articolo.
E' talmente comico e fantasioso che sembra uno scherzo.
Secondo me il massimo della demenzialità è in queste parole:
"Il nostro patrimonio genetico è ancora colino dì caratteri celti e veneti, di popoli che avevano colmato la loro vita di colori, di fantasia, di canti polifonici, di ganasseria spavalda, di grandi bevute"
ahahhahahahahhahahahahahahahhahahhahaahahahah
Ma che dire di:
"A sud l'influenza musulmana e quella ortodossa sono ancora forti"
ahahahahhahahaahhahahahahahahahahahahaah
A proposito del "corollario di perversioni, violenze, abitudini a delinquere e comportamenti mafiosi che sono estranei alla cultura dei popoli padano-alpini"…dimentichiamo quel birbante di Felice Maniero? Non mi risulta che sia del sud…..