di TERMOMETRO GEOPOLITICO
Dicembre 2025. La Germania ha approvato il suo più grande pacchetto di difesa dal 1945: 582,5 miliardi di dollari fino al 2035, con picchi annuali superiori a 180 miliardi di dollari a partire dal 2029 (3,5-5% del PIL). Altri progetti regionali potrebbero essere aggiunti nei prossimi anni.
Per la prima volta nella sua storia postbellica, il Giappone ha raggiunto e superato in anticipo l’obiettivo del 2% del PIL, con una previsione di 645 miliardi di dollari entro il 2035 e un bilancio per il 2025 già di 71 miliardi di dollari. I due ex alleati sono tornati a essere potenze militari convenzionali di primo piano.
Sembra un déjà-vu spiacevole.
Questa volta entrambi sono chiaramente alla ricerca di ruoli regionali, ma dopo ottant’anni mostrano ancora le stesse caratteristiche industriali.
Germania: attrezzature incredibilmente costose e dipendenza energetica cronica
Oggi Rheinmetall non può consegnare in tempo i 18 carri armati Leopard 2A8 promessi all’Ucraina perché ciascuno costa € 25-30 milioni. Gli stessi prezzi elevatissimi si applicano a sottomarini, munizioni, sistemi di difesa aerea e al futuro carro armato MGCS, già stimati a € 50-80 milioni per unità. Vi suona familiare?
Durante l’ultima guerra, i mezzi corazzati tedeschi costavano in media 2-3 volte di più rispetto ai loro equivalenti sovietici, americani o britannici. Un Panther, ad esempio, richiedeva circa tre volte più ore di manutenzione rispetto ai carri armati alleati. La semplicità non è mai stata una priorità nel Reich.
La carenza di energia esisteva già nel 1938, quando la Germania produceva solo il 30-35% del petrolio consumato. Il resto proveniva dalla Romania e, fino all’agosto del 1939, dall’Unione Sovietica. Nel 2025 la Germania sta vivendo lo stesso incubo: dopo aver interrotto l’accesso al gas russo (distruggendo il Nord Stream e applicando sanzioni), la sua industria si trova ora ad affrontare prezzi dell’energia significativamente più alti di quelli degli Stati Uniti, oltre a carenze di materiali rari, come il tritolo e altri.
Giappone: produzione ancora ridicolmente bassa, ancora nessuna risorsa
Nel 2025 il Giappone avrà il budget per la difesa del dopoguerra più elevato di sempre, ma continuerà a produrre piccole quantità di equipaggiamenti all’avanguardia.
– Solo 2 (forse 3) cacciatorpediniere ASEV nei prossimi 10 anni
– 12 fregate classe Mogami in 10 anni
– Da 6 a 8 sottomarini di classe Taigei nei prossimi 10 anni
– Missili ipersonici e da crociera: centinaia pianificati, ma la produzione effettiva è ancora nell’ordine delle decine all’anno
Nel 1944 il Giappone raggiunse il suo picco di produzione aeronautica: 28.180 velivoli. Gli Stati Uniti ne produssero 96.318 nello stesso anno. Il miglior caccia giapponese di fine guerra, il Ki-84 Frank, fu costruito in sole 3.500 unità.
La mentalità giapponese è molto diversa da quella tedesca. L’A6M8 Zero di fine guerra costava 20-25.000 dollari, la metà o un terzo degli F6F e F4U americani.
Il Chi-Nu Tipo 3 costava circa la metà di un Panther. Il problema? Ne furono costruiti meno di 200 esemplari.
Risorse nel 1943:
– Acciaio: 7,8 milioni di tonnellate (USA: 86 milioni)
– Alluminio: 78.000 tonnellate (USA: 920.000)
– Petrolio: produzione interna praticamente nulla
Nel 2025 il Giappone importa ancora il 94% della sua energia e il 100% di uranio, petrolio e gas naturale. Lo stigma rimane: ingegneria eccellente, mai in quantità sufficiente.
La Germania e il Giappone sono tornati a essere potenze militari, ma portano ancora con sé gli stessi difetti genetici che li hanno distrutti nel 1945:
– Germania: ossessione per attrezzature super complesse e super costose + dipendenza energetica critica
– Giappone: eccellenza tecnica con produzioni ridotte al minimo + zero risorse strategiche proprie
Gli Stati Uniti producono F-35 per circa 80 milioni di dollari l’uno (in serie), la Russia produce T-90M per 4-5 milioni di dollari l’uno e la Cina lancia 2-3 incrociatori Type 055 all’anno.
Berlino e Tokyo hanno davvero valutato e corretto gli stessi fallimenti ottant’anni dopo?
Non del tutto. Il Giappone sta costruendo partnership strategiche con le Filippine (che possiedono discrete riserve minerarie) e altri paesi della regione. La Germania sta investendo molto nei pannelli solari e si sta impegnando per ridurre i costi di importazione del GNL.
La lezione del 1941-1945 rimane valida anche nel 2025: in una guerra lunga, vince chi produce di più, a un prezzo più basso, con una manutenzione più semplice e una sostituzione rapida. La qualità senza quantità è solo una questione di fiere degli armamenti.
FONTE: https://www.facebook.com/TermGeopol/posts/pfbid0UteLczUdQqWNcK4uGZyG3MEYZ2JXPzyxeaSk2fMMsN73JEwkW7E6CjAg1DXPKVgtl
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