Il ruolo dell’Ue nella nuova versione della Strategia di sicurezza nazionale Usa e altre notizie interessanti
di LIMES (Mirko Mussetti)

GUERRA D’UCRAINA
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha insinuato che molti notabili di Kiev abbiano interesse a proseguire la guerra con la Federazione Russa per conservare le proprie posizioni di potere: “Parlano di democrazia, ma si arriva a un punto in cui non è più una democrazia”. In risposta alle parole “totalmente inadeguate” di The Donald, il capo di Stato dell’Ucraina Volodymyr Zelensky si è detto disposto a indire nuove elezioni entro tre mesi, qualora Washington e gli altri alleati contribuiscano a garantire la sicurezza del voto. Alludendo quindi a quell’agognata chiusura dello spazio aereo ucraino, sempre rigettata dai prudenti partner euroatlantici fin dalle fasi iniziali della guerra. L’ex attore di Kryvyj Rih potrebbe quindi trovare lo stratagemma legale per bypassare la legge marziale e permettere l’allestimento dei seggi per il rinnovo della Verkhovna Rada (parlamento monocamerale) e tentare la propria riconferma a via Bankova, prima che potenti figure carismatiche rivali abbiano tempo di organizzarsi e avanzare la propria candidatura. Le elezioni sarebbero in ogni caso falsate alla base, a causa delle centinaia di migliaia di soldati al fronte, dei milioni di ucraini sfollati e dei connazionali rimasti nei territori occupati e dunque impossibilitati a esprimere le proprie preferenze politiche.
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STRATEGIA DI SICUREZZA NAZIONALE USA
Un documento più esteso della Strategia di sicurezza nazionale (Nss) degli Stati Uniti, diffuso prima che la Casa Bianca pubblicasse la versione non classificata, avrebbe indicato nuovi strumenti per perpetuare la leadership globale a stelle e strisce. Mentre il testo reso pubblico invoca la fine di una “Nato in perpetua espansione”, la versione integrale contemplerebbe l’invito implicito ai membri europei dell’Alleanza Atlantica a liberarsi dal supporto militare americano. Dando per certo che l’Europa sia alle prese con la “cancellazione della civiltà” dovuta alle politiche migratorie e alla “censura della libertà di parola”, gli Usa potrebbero prediligere le relazioni bilaterali con pochi cruciali paesi europei, i cui governi non si discostano troppo dalla visione Maga del presidente Donald Trump. Tra questi vi sarebbero Austria, Ungheria, Italia e Polonia, di cui si auspica l’allontanamento dall’Unione Europea. Lamentando il “gravissimo errore” di espellere la Federazione Russa dal G8 (oggi G7), questa versione della Nss discute l’instaurazione di un “Core 5” (C5) costituito da Stati Uniti, Cina, Russia, India e Giappone.
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USA – TURCHIA
Gli Stati Uniti e la Turchia hanno avviato nuovi colloqui sulla possibile cessione alle Forze armate di Ankara di alcuni caccia multiruolo di quinta generazione F-35 Lightning II. La compravendita era stata bloccata dal 2019 in seguito all’acquisto turco degli avanzati sistemi missilistici terra-aria S-400 Triumph russi. L’ambasciatore Usa ad Ankara Tom Barrack ha ribadito che, in ottemperanza alle norme americane, l’ondivago alleato della Nato deve rinunciare in modo definitivo alle batterie russe per poter ottenere i sofisticati jet americani. Il diplomatico ha quindi segnalato il rafforzato legame personale tra i presidenti Donald Trump e Recep Tayyip Erdoğan, che agevola un clima politico positivo fra Washington e Ankara. La Sublime Porta intende rientrare nel programma F-35 per colmare il divario tecnologico e aereo con i principali rivali nel Mediterraneo occidentale. Primo fra tutti Israele, che osserva con timore la fornitura dei caccia stealth a stelle e strisce al potente rivale mediorientale.
Per approfondire: Ankara scommette sull’autarchia militare

SERBIA – UE
Il presidente della Serbia Aleksandar Vučić ha annunciato che proporrà alla Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen l’ingresso in gruppo di tutti i paesi dei Balcani occidentali nell’Unione europea. Secondo il leader di Belgrado, un’adesione in blocco eviterebbe il sorgere di nuove frizioni nella regione, rafforzando al contempo la stabilità complessiva del continente. La proposta ha trovato il sostegno immediato e caloroso del primo ministro del Montenegro Milojko Spajić: “Diamoci appuntamento per il 2028. Vi incoraggiamo ad affrettarvi e a seguire da vicino gli altri candidati della regione”.
Per approfondire: I Balcani allargati sono un problema italiano






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