Fine corsa
Non vediamo l'ora che Berlusconi esca di scena per avere la prova certa e indubitabile di ciò che da lunghissimo tempo andiamo pensando e dicendo: Berlusconi è stato un diversivo; gli antiberlusconiani hanno combattuto una battaglia minore, a sostegno di una fazione politica non migliore dell'altra, dimenticando idee, abbandonando proposte e soprattutto trascurando e ignorando scelte, atti e strategie della corrente di centrosinistra del partito unico delle due coalizioni, atti, scelte e strategie che sono stati gravidissimi di conseguenze per il popolo italiano e per lo Stato, ossia per l'organizzazione giuridica del popolo italiano.
Il nostro è soltanto un auspicio, perché bisogna riconoscere che Berlusconi ha mille vite.
Dante Barontini, su Contropiano, dà invece per certa la fine politica di Berlusconi. Tuttavia, l'analisi che svolge, sebbene parziale e relativa, direi quindi doppiamente parziale, è la migliore che ci è capitato di leggere tra quelle provenienti dalla ormai galassietta della "sinistra radicale" (ma il termine "socialismo", che non avrebbe bisogno dell'aggettivo "radicale", non si può sdoganare, invece di insistere su "sinistra"?). Perciò la proponiamo ai nostri lettori (SD'A).
di Dante Barontini Contropiano
Oggi Berlusconi ci lascia. Momento atteso, mitizzato, invocato, liberatorio. Nel pomeriggio il Senato vota per la sua decadenza da parlamentare, una manifestazione del suo “popolo” sotto palazzo Grazioli cercherà di dargli conforto nel momento triste, alla procura di Milano – e in altre – forse si preparano nuovi mandati di cattura. Questa volta non si risolleverà dal baratro.
“Lo vuole l'Europa”, più che la politica italiana. Lo vuole fuori dai piedi così come l'aveva accettato benvolentieri quando si trattava di demolire la credibilità internazionale di questo paese e del suo establishment, in modo da aprir meglio la strada allo svuotamento della Costituzione repubblicana, alla distruzione della “sinistra radicale” (sempre disponibile a farsi asservire dal centrosinistra in nome del “pericolo Caimano”), al prepotere della finanza continentale, e infine al governo della Troika. Spremuto il limone di quanto poteva utilmente dare, restava solo l'impresentabile macchietta porno-mafiosa, l'impresario che evade il fisco e tocca il sedere alle ballerine, che si fa scrivere le leggi dai suoi avvocati portati appositamente in Parlamento.
Fine corsa.
Ma non si tornerà per questo indietro. Non torneremo al “Parlamento sovrano” dove partiti politici, espressione di interessi sociali differenti e opposti, battagliano per trasformare la ricchezza prodotta dal paese in dividendi sociali ineguali, ma “liberamente contrattati”.
Questo ancora non è stato capito dai protagonisti – si fa per dire – della squinternata “sinistra” italiana. L'invasione che c'è stata due anni fa, con la nomina regale del “governo Monti”, ha sancito per sempre che il “gioco politico” si esercita ormai su aree molto ristrette e per nulla discrezionali del bilancio complessivo. E anche le “riforme strutturali” vengono dettate in base a interessi e strategie altrui. Senza troppe consultazioni.
L'eliminazione politica di Berlusconi è diventata necessaria nel momento in cui il “blocco sociale” coagulato intorno alla sua figura è entrato nel cono d'ombra dei “tagli alla spesa”. Un blocco formato da evasione/elusione fiscale, cannibalizzazione di appalti e subappalti con fondi pubblici, economia sommersa o direttamente criminale, piccola impresa galleggiante sul lavoro nero, rendita immobiliare diffusa e ricchezza patrimoniale basata su prezzi “fuori mercato”… Un pezzo di lardo accumulato da smagrire, spremere, svuotare di potere. La “competitività” si deve fare strada anche grazie a “sacrifici” caricati su questo insieme. E non è più accettabile – dal punto di vista dei poteri continentali – che questo blocco disponga di una “rappresentanza politica” potente, dotata di mezzi di comunicazione di massa gestiti con abilità e sfrontatezza, peso condizionante le scelte del governo (la “legge di stabilità” messa al voto di fiducia ieri notte è il risultato di questo condizionamento; e non a caso non piace a nessuno, né risolve alcun problema, neppure dal punto di vista liberista).
Adieu, Silvio. Non ci mancherai. Di certo la tua assenza sarà un problema per quel “discorso politico”, veicolato per venti anni da alcuni media soi-disant “progressisti”, che ha fatto scomparire programmaticamente ogni problema sociale e politico dietro quel tuo ghigno da jokerman minaccioso. Dovranno reinventarsi, o chiudere finalmente bottega per assoluta mancanza di idee proprie.
Adesso la nuda realtà ci guarda dritto in faccia, senza più veli. Ve la sentite di guardarla negli occhi?
"ormai galassietta della "sinistra radicale" (ma il termine "socialismo", che non avrebbe bisogno dell'aggettivo "radicale", non si può sdoganare, invece di insistere su "sinistra"?)"
Spero che le persone genuinamente di sinistra ( e quindi anche oppositori del PD , che infatti fino ad ora è stato un partito di destra , non solo per ciò che riguarda i diritti dei lavoratori , ma anche addirittura sui diritti civili ) , che ogni tanto vengono a leggere questo sito , si accorgano come me dell'ambiguità di Stefano D'Andrea il quale ( secondo me … magari mi sbaglio , SDA mi correggerrà ) non si porrebbe alcun problema ad allearsi , in un unico fronte "sovranista" , con persone provenienti dall'estrema destra . Qui , più che di socialismo , si parla di socialismo nazionale che , come è evidente , si può leggere anche al contrario .
Grassi F,
le persone che provengono da sinistra e che tuttavia non sono statal-socialiste o almeno per una economia sociale e popolare programmata dallo Stato nazionale non mi interessano, perché nel migliore dei casi sono sciocche, altrimenti sono ipocrite o codarde o fanatiche. Comunque sono avversari, almeno fino a quando non mutino il giudizio fondamentale sullo Stato nazionale.
Le persone che provengono da sinistra e che sono statal-socialiste o almeno per una economia sociale e popolare programmata dallo Stato nazionale mi interessano. Mi auguro che entrino nell'ARS o in futuro in una formazione sovranista disposta a stare in un'alleanza con l'ARS.
Le persone che provengono dal centro e che sono, se non socialiste, almeno per una economia sociale e popolare programmata dallo Stato nazionale, mi interessano. Mi auguro che entrino nell'ARS o in futuro in una formazione sovranista disposta a stare in un'alleanza con l'ARS.
Le persone che provengono da destra e che sono, se non socialiste, almeno per una economia sociale e popolare programmata dallo Stato nazionale, mi interessano. Mi auguro che entrino nell'ARS o in futuro in una formazione sovranista disposta a stare in un'alleanza con l'ARS.
Quanto a coloro che provengono da destra, l'atto costitutivo dell'ARS è chiaro: bisogna credere nella Costituzione; bisogna essere e dichiararsi democratici; non bisogna essere razzisti: il nostro patriottismo o (se preferisce) nazionalismo è storico, politico, culturale, costituzionale, non etnico; è risorgimentale e resistenziale non imperialista.
Non voler avere rapporti con una persona che proviene da destra e che oggi è democratica, favorevole alla restaurazione del sistema parlamentare costituzionale e della costituzione economica, e che abbracci un patriottismo non etnico ma basato sulla volontà, la coscienza, la tradizione storica e la Costituzione, significa essere degli squallidi razzisti. In sostanza si appone un marchio di perenne infamia su una persona in ragione del fatto che in passato ha detto e scritto parole o compiuto azioni antidemocratiche, contro la Resistenza e la Costituzione o razziste. E' una scelta di uno squallore inaudito. E' razzismo allo stato puro.
Per fortuna di persone così idiote e malate (alla fine il razzismo è sempre espressione di stupidità o di malattia psichica), anche nella galassietta della sinistra radicale, ne sono rimaste pochissime.
Con tali idealissime persone funzionerebbe tutto anche senza uno Stato.
Senza Euro, senza Lira, senza carceri e ordinamenti giuridici: il paradiso insomma.
Sergiio, non sono idealissime.
Ne esistono più di quante si creda e perciò bisogna andarle a cercare.
Soprattutto va diffusa una ideologia, che comporta una fraseologia tipica, che a forza di essere ripetuta e ripetuta deve divenire egemone. A quel punto si scoprirebbe che c'è uno spazio politico vuoto e molti potenziali aderenti.
Si , chi ( quindi qualsiasi persona genuinamente di sinistra , ca va sans dire ) non vuol lasciare l'economia nelle mani del mercato , la deve mettere evidentemente nelle mani dello Stato . Mi sembra pacifico . Poi questo Stato non è detto che debba per forza essere "nazionale" ; può garantire , o no , libertà civili alle persone ; può coltivare , o no ( spero di no ) la tradizione , il nazionalismo ecc ecc..ecc.. ecc.. Statalisti possono esserlo persone sia di sinistra che di destra , sono d'accordo , ma c'è una differenza gigantesca .
Grassi F. dice: "non è detto che debba per forza essere "nazionale"
Scusami la domanda, ma allora come dovrebbe essere? Sei mica per "un altra europa". Un europa socialista che, come la cronaca dimostra, mai ci sarà perché ogni comunità nazionale ha una sua identita ancora viva (per fortuna). Oppure per frammetare l'Italia in macroregioni sulla cui forza politica non scommetterei troppo? L'affermazione mi sembra troppo vaga.
Non riesco a capire perché ignori il centro.
Lo Stato ha confini, perché ha un territorio. In questo senso è sempre nazionale, salvo che sia cosmico. Ma nazionale non vuol dire etnico. Sia perché uno Stato nazionale può avere più entie (Croati, Serbi Bosianici e Kosovari, per esempio; però facci caso, questi stati fanno spesso una brutta fine, salvo che si elevino a impero mondiale o regionale), sia perché uno Stato nazionale può non avere una etnia o, se si crede, può averne una soltanto (con tutela delle piccole minoranze). Escluso lo Stato mondiale, uno Stato internazionale (non mondiale), comunque, è un non senso. Uno Stato è un parlamento, una lingua ufficiale, una tradizione amministrativa, e così via.
Mi fermo sulla tradizione amministrativa. Dovremmo sempre e comunque abbandonarla? E perché? In favore di cosa? Di altre tradizioni? O siamo convinti di saper innovare tutto migliorando al tempo stesso? Quale folle oggi può sostenere una assurdità del genere? Guardare alla propria tradizione, alle proprie capacità, ai propri limiti e difetti, alla stratificazione sociale della nostra società, diversa da quella di altre simili sotto altri profili, è una necessità logica, morale, pratica che non ha senso negare. Quando nella vita un uomo non ne tiene conto con riguardo a se stesso, si perde.
Le libertà civili interessano i liberali; e vi sono liberali sia a destra che a sinistra che al centro: Galan, i radicali e molte persono che conosco e molte che conoscerai anche tu. I diritti civili sono stati la bandiera della destra più estrema che abbiamo avuto in Italia dopo il fascismo: i radicali, vincitori della battaglia svoltasi nella prima repubblica.
Ragioni secondo il codice binario: zero e uno; destra e sinistra; nazionalisti e internazionalisti; comunisti e capitalisti; progressisti e conservatori; razzisti e universalisti; risposta a) o risposta b). Ovviamente tu sosterrai che c'è una logica in questa impostazione. Per me, invece, si tratta di una impostazione che tende ad avvilire il pensiero, a semplificare, e infine, ovviamente, fanatizzare e banalizzare. Non aspira a conoscere, non è utile all'azione.
@Giovanni "ogni comunità nazionale ha una sua identita ancora viva (per fortuna)". Me la sapresti descrivere ?
@stefano.dandrea
Non parlavo di tradizioni amministrative , ma culturali . Queste ultime , quando vengono coltivate , sono balle reazionarie .
Non ragiono secondo nessun codice binario , ma te hai una confusione in testa allucinante . Ascoltami , te la faccio semplice , seguimi : sinistra vuol dire libertà io ogni cosa ; per chi è di sinistra l'unica cosa che non deve essere libero è il mercato .
quindi i radicali che tu definisci in un modo un pò superficiale di "estrema destra" , sono effettivamente di destra nel rapporto tra capitale e lavoro . Sul resto sono di sinistra . Ma ovviamente anche con i radicali non mi alleerei : perchè stare con il lavoro e non con il mercato è la base per tutto il resto .
La società statunitense è assolutamente libertaria. Pensavo che sinistra volesse significare potere, contrapposto alla libertà. Io mi considero un uomo liberissimo. Ho fatto sempre ciò che ho voluto. Non ho mai collegato questa libertà all'essere di sinistra. Conosco molte persone che si definiscono di destra che sono liberali e libertarie.Negli ultimi 25 anni e per alcuni anche prima, sinistra ha voluto dire libertà. E' la sinistra radicale: radicali di sinistra, che sempre destra sono, in quanto radicali.
Non sono confuso. Semplicemente ho diversi criteri di valutazione.
Quanto alle tradizioni culturali, può darsi che una convenga abbandonarla e creare una discontinuità. Ma ciò va deciso in concreto, per il contenuto della tradizione, non perché è tradizione. Altre volte è opportuno conservare la tradizione, altre ancora svilupparla. Tieni conto che una tradizione o rivive continuamente o muore. La tradizione non è il residuo o segno del passato che fu: questa non è tradizione. La tradizione è tale finché è viva.
La società statunitense è liberista , non libertaria…. libertario ( chi vuole la libertà dell'essere umano di emanciparsi ) è Chomsky , che infatti è di sinistra , è un socialista-libertario… ma gli USA complessivamente sono liberisti , sono la mercificazione totale di tutto … I tuoi amici di destra al massimo possono essere "liberisti" ( libertà di mercato ) , poi c'è chi è di destra ma non è liberista , ma se è di destra non potrà mai essere libertario .
Che vuol dire poi "far vivere una tradizione" ?? Le tradizioni culturali non sono oggettive , naturali ( cioè lo sono per i reazionari di estrema destra ) .. ma cambiano sempre … perchè gli esseri umani si incontrano , si icrociano , si mescolano , si arricchiscono ecc …
No. La società statunitense è libertaria.
Ci sono quelli secondo i quali il socialismo reale non era socialismo e le socialdemocrazie europee, compresa la nostra, non erano socialismo. Sono i medesimi che negano il carattere libertario degli Stati Uniti, dove tutto è permesso. Per loro l'ideale coincide soltanto con una idea che non si èmai minimamente realizzata, nemmeno in parte: il socialismo o comunismo come la libertà.
Negare la mercificazione di tutto significa voler introdurre vincoli. Il libertario non vuole vietare niente, salvo che contraddittoriamente voglia vietare soltanto l'iniziativa privata. Ma ci sono libertari che non vogliono limitare l'iniziativa privata e libertari che vogliono limitarla. Limitare l'iniziativa economica privata o indirizzarla significa limitare alcuni consumi, promuovere certi usi del denaro, impedirne altri, rendere costose o difficili certe scelte. Ogni limite e ogni condizionamento all'iniziativa privata (e io sono favorevole a parecchi limiti e condizionamenti) si risolvono in un limite o in un condizionamento dei consumi e delle scelte individuali.
Le tradizioni culturali non cambiano da sole. Spesso non cambiano. Spesso evolvono lentamente. Spesso vengono riscoperte (ma vuol dire che una fiammella era rimasta accesa) e rivalorizzate, ovviamente spesso attualizzate. Altre volte vengono deliberatamente combattute. Ciò che è incomprensibile è una posizione di ostilità alla tradizione in sé: a tutte le tradizioni. E' un cupio dissolvi; è la teorizzazione e il desiderio del mutamento permanente; è desiderio di instabilità. Conosco persone che vivono desiderando e perseguendo continuamente il mutamento della loro situazione o condizione; i nuovisti, i Peter Pan, i modaioli perenni. O sono brutta gente o sono, più spesso, persone che si sono perse.
Parto dalla fine . Capitolo "tradizioni culturali" . La questione non è il loro lento o veloce mutamento , o ripescare le positività o le negatività di una determinata tradizione . La questione è se si considera le tradizioni culturali come un dato di natura insuperabile a cui l'essere umano si deve assoggettare : in questo caso sei di destra perchè , illuministicamente parlando , non te ne frega una minchia dell'emancipazione dell'essere umano … e impedisci , di fatto , l'incontro tra esseri umani ( chi non appartiene alla "tradizione" è evidentemente un elemento disturbante ) .
Capitolo USA . Gli USA sono la società più securizzata al mondo e la libertà , lì , è la libertà del mercato : le altre libertà concesse ( in qualche stato poi , non in tutti ) sono cornici inutili perchè non tutti se le possono permettere : é la legge del più forte ( la conseguenza della libertà del mercato ) . Come per le "tradizioni culturali" , anche chi mette il Mercato come un dato naturale insuperabile è evidentemente di destra perchè , illuministicamente parlando , non te ne frega una minchia dell'emancipazione dell'essere umano … e impedisci , di fatto , l'incontro tra esseri umani ( gli unici incontri che ci possono essere sono le rapine o le guerre ) .
Capitolo "iniziativa privata" . Penso che l'iniziativa privata debba essere limitata , senza se e snza ma , ai soli piccoli esercizi commerciali e in settori non vitali per la libertà , la salute e l'emancipazione di tutti gli altri esseri umani .
Ciascun popolo ha i suoi usi e costumi in cui si identifica e si percepisce diverso, non necessariamente migliore o peggiore ma semplicemente diverso, dagli altri. Un tedesco non si sente né italiano né greco. Se quello che è successo in grecia fosse accaduto ad un singolo lander tedesco ci sarebbe già una forte destabilizzazione politica della Germania. I greci sono percepiti dai tedeschi, ma anche dagli italiani, come altro da sé. A questo si aggiunge che gli interessi delle grosse borghesie produttive sono contrapposti e lo sono su base nazionale. Gli industriali teedschi preferiscono combattere i loro omologhi nelle altre nazioni che quelli all'interno ed in questo trascineranno con sé i proletari. Al proletario tedesco importa ben poco di quello greco o italiano.
Una cosa su cui sono d'accordo con Bagnai è che il capitale è internazionale ma il proletariato non lo è. Solo con uno stato nazionale forte, ma non autoritario, che sappia farsi valere fra gli altri stati nazionali i proletari (cioè io) possono avere una speranza, non la certezza, di migliorare le proprie condizioni. Questo stato deve fondarsi su un patto sociale fra le diverse classi colpite da questa crisi e prevedere una via attraverso cui le esigenze delle classi più basse possano essere rappresentate nelle sedi decisionali. Questo purtroppo non si vede neppure all'orizzonte, il che è grave, ma senza lo stato nazionale i proletari saranno alle mercè dei rigori del capitale globalizzato.
Ma te lo richiedo, tu sei mica per gli stati uniti socialisti d'europa come quel militante che polemizzo con Pasquinelli in una recente manifestazione?
mammamia mammamia , ma come cazzo siamo messi….. ci manca solo l'italiano pigro ma casanova , i francesi con la puzza sotto il naso , i tedeschi amanti della disciplina …. George Mosse , se potesse leggerti , gli verrebbe il dubbio di aver scritto per niente…
Politicamente , sociologicamente , antropologicamente , filosoficamente …lascia perdere Bagnai che non sa quel che dice : la mia nipotina spara meno minchiate . Ascoltalo sulle svalutazioni competitive se sei un piccolo borghesuccio nazionalistoide ..
"Ma te lo richiedo, tu sei mica per gli stati uniti socialisti d'europa?"
"stati uniti socialisti" (???) ….. Ascoltami … penso che attualmente l'unica azione possibile , fattibile , e diverosa sia disobbedire al vincolo del 3% deficit/pil … sfondarlo propio…
Io un ciuccio di proporzioni bibliche come Grassi F. non l'avevo ancora visto in vita mia…