Albert Salon: No all’Europa etnica germano-americana/1
[Salon è un diplomatico, fondatore del “Forum francofono internazionale” e autore di numerosi libri in difesa della lingua francese e delle diversità culturali. gm]
In conformità ai piani preparati da alcuni geopolitici allucinati che nel 1942 volevano ridisegnare la mappa dell'Europa sostituendo quella delle nazioni con quella delle regioni, la macchina per distruggere i grandi Stati – tranne la Germania – e gli Stati nazionali, di cui la Francia è il prototipo, si è rimessa in moto.
Il punto più avanzato del processo di disgregazione è il Belgio, che i nazionalisti fiamminghi tengono in pugno, arrivando persino a vietare l'insediamento dei valloni nei Comuni del distretto di Bruxelles-Halle-Vilvoorde (…) Se questo piccolo paese implodesse, la disintegrazione delle nazioni europee, sulla scia del modello cecoslovacco e jugoslavo, potrebbe riprendere slancio, con conseguenze incalcolabili.
Nel suo libro "Impostures politiques" Marie-France Garaud prefigura l'instaurazione di un “ordine etnico in Europa”, attraverso una “politica imperiale dolce”. Questa consisterebbe, per gli Stati Uniti e per l'Unione Europea, che è l'avamposto dell'impero americano nel Vecchio Continente, nel far implodere le grandi nazioni di cui si compone, ad eccezione della Germania, che gode del vantaggio della relativa omogeneità etnica e linguistica.
Tale progetto di disintegrazione potrebbe aver luogo attraverso una paziente opera di scavo le cui basi teoriche sono costituite dalle idee di decentramento amministrativo, di contrapposizione a qualsiasi centralismo o “giacobinismo”, di tutela delle minoranze etniche e di salvaguardia delle lingue regionali o minoritarie (importate). E potrebbe essere attuato attraverso due canali principali: l'Unione Europea e alcune associazioni foraggiate a questo scopo.
Il canale dell'Ue, col suo comitato delle Regioni, i suoi sistemi di cooperazione transfrontaliera mediante Interreg e altri strumenti, e i suoi fondi strutturali, è la via più visibile, la strada maestra che alcuni ambienti tedeschi tendono a spianare sia attraverso le idee che espongono nella rivista “Europa Ethnica”, sia mediante il flusso di crediti forniti da Bruxelles su indicazione della Germania e sulla falsariga delle sue proposte legislative.
I movimenti regionalisti, gli etnicismi e i micronazionalismi hanno una propria logica. Non hanno atteso aiuti esterni per tornare a manifestarsi poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, anche se oggi ne beneficiano ampiamente. E' soprattutto alla Germania che si deve la nascita e il sostegno tenace della Carta europea delle autonomie locali e della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie. Ma le si deve riconoscere anche una primogenitura: la carta delle lingue regionali in Europa, diffusa dalla Commissione, ricalca esattamente quella tedesca del 1942.
[continua]
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