IL SOGNO (Chiacchierata sotto il sole di Cuba).
Ero a Cuba, non ancora sposato, alla metà dei ’90.
Ero su di una magnifica spiaggia di Cayo Largo, al riparo dal sole, seduto sotto l’ombrellone con un bicchiere di cubalibre ghiacciato che sorseggiavo con piacere.
Accanto, sotto un altro ombrellone c’era un vecchietto che poteva avere all’incirca ottant’anni, di statura piccola e mingherlino, i suoi occhi erano vispi e saggi (a ben guardare mi ricordava vagamente il saggio Joda, il maestro jedi di guerre stellari), la sua calma era confortante, anche lui sorseggiava cubalibre e fumava un sigaro.
Gli chiesi da accendere in spagnolo, lui mi rispose in italiano, ci mettemmo a chiacchierare.
Era un professore universitario in pensione, fuggito a Cuba dal 1987 per chissà quale motivo.
Insegnava macroeconomia politica, la mia passione, e questo non fece altro che alimentare la mia curiosità…… la conversazione si andava facendo molto interessante e fittissima, chissà da quando tempo non parlava con un italiano…
Mi disse che aveva scelto l’esilio volontario per allontanarsi definitivamente dalla catarsi italiana.
La somiglianza, anche caratteriale, con Joda era sempre più evidente.
Mi parlò per tutta la mattinata dei massimi sistemi economici, del suo maestro Sraffa e di Keynes, che aveva personalmente conosciuto in gioventù, e di quando il mondo attuale e l’Italia in particolare si stavano allontanando dall’idea di giustizia sociale e di equità economica.
Era evidente che si sentiva tradito dalla Nazione e anche, e soprattutto, dai suoi allievi migliori che avevano operato scelte contrapposte ai suoi insegnamenti: questo lo considerava il suo massimo fallimento personale, una frustrazione tale che ti porta a decisioni estreme come quella di ritirarti in un eremo sparendo per sempre.
L’idea di accomunarlo a Joda, cavaliere jedi e maestro massimo, tradito dai suoi allievi migliori era sempre più forte.
Continuò a parlarmi di come, in Italia, avesse visto morire la sovranità nazionale nel 1981 e della pena che ebbe. Pensava e sperava, e a ragione, che i “suoi” allievi migliori, giunti oramai ad essere personaggi di primissimo piano nel panorama politico-economico italiano, avrebbero potuto infondere nuova linfa combattendo l’impero del male.
Continuava ad insegnare, era l’unica cosa che veramente gli interessasse, mentre vedeva l’Italia sbriciolarsi e consegnarsi al liberismo di ritorno.
Mi disse che la decisione definitiva di sparire per sempre la prese quando si decise la morte della Scala Mobile, nessuno dei suoi amati discepoli aveva fatto niente per impedirlo.
Stava solo aspettando che gli fosse impedito, per raggiunti limiti di età massima, di insegnare e quanto accadde sparì senza lasciare nessuna traccia, infatti aveva provveduto a cambiare identità alcuni mesi prima comperando un passaporto falso e chiedendo ospitalità ad amici esuli a Cuba.
Mi disse che aveva saputo, tramite i suoi amici cubani, di come l’Italia stava per essere svenduta a bordo di una nave straniera e di come il suo discepolo più bravo, che non mancò di chiamare “sporco giuda”, fosse stato il fautore massimo di tutto ciò…era molto contrariato e dispiaciuto…
Nel mio immaginario e confuso (ma non troppo) sogno ecco l’immagine di Joda che scopre il tradimento massimo del suo allievo migliore.
Il suo discepolo prediletto che diventa Darth Vader e passa definitivamente al lato oscuro, facendosi cooptare dall’odio e dall’egoismo.
,,,si è fatto tardi e il vispissimo e gentile vecchietto, visibilmente commosso, si alza e sta per andare, mi porge la mano per salutarmi…
……solo allora mi accorgo che non ci siamo neanche presentati, gli chiedo con chi avevo avuto il sommo piacere di parlare…con un sorriso sornione mi disse che, dal giorno che sparì, tutti lo chiamavano Pedro ma che per me avrebbe fatto un’eccezione: mi disse che si chiamava Federico….Federico Caffè…altro non mi disse.
Caro professore, dovunque tu sia, spero che a qualcuno dei tuoi semi sia permesso di germogliare, portando speranza e consapevolezza nel confuso mondo odierno.
Da wikipedia, Federico Caffè:
« La politica economica è quella parte della scienza economica che usa le conoscenze dell’analisi teorica come guida per l’azione pratica. »
Sono le consapevolezze della democrazia politica parlamentare che si avvalgono dell'analisi teorica dell'economia per guidare l'azione pratica.
Felice 2014