La filosofia della rinascita – dal Sol Invictus al Sovranismo
Buon Natale a tutti,
o almeno buona festa a chiunque sente che in questo periodo vi siano dei motivi per festeggiare. Dai tempi che adottammo il Calendario Gregoriano e fu deciso di strappare dal ciclo lunare e agricolo le festività e collocarle in un giorno preciso, molto della profondità e della cultura delle feste è andato perduto nell'incessante lotta tra folklore e tradizione, consumismo e sentimento.
Il Natale spicca tra le festività antiche come quella che ha dovuto più di tutte “rigenerarsi” attraverso la storia, fino a giungere ai giorni nostri come una festività religiosa-pagana, dove si celebra la nascita di Gesù Cristo ognuno con la sua modalità, che sia l'albero addobbato come era in uso tra i pagani del Nord dell'Europa o l'allestimento del Presepe, denso e colmo di simbologie che rimandano al mondo Semitico- Arabo. Nella mia famiglia paterna, di tradizione agricola e proveniente dai territori che vanno dall'Irpinia al Gargano, fin da piccolo sono stato cresciuto con la tradizione di ricevere i doni di Natale il 6 Dicembre, San Nicola.
Casa di mia nonna in quei giorni diventava il tempio dell'abbondanza, per giorni interi tutti partecipavano alla preparazione dei dolci tradizionali del Sud da distribuire ad amici e parenti che venivano a trovarci a casa. Per la mia famiglia, immigrati a Milano, era anche un' occasione per ristabilire i contatti con la Comunità di riferimento, venire a conoscenza di matrimoni in previsione o di informazioni su quel parente che si era trasferito dalla “ bassa Italia” fin su in quella Lombardia che “pareva l'America”. Ora, malinconicamente, porto avanti la tradizione osservando con piacere che i “nuovi immigrati” fanno lo stesso con i grandi riti di massa della loro cultura, dal Ramadan dei Mussulmani alle feste patronali dei Filippini. Dico malinconicamente perché la Globalizzazione si è portata via tanto del “sentimento” che un tempo i miei nonni coltivavano e tramandavano a noi bambini, e quel sentimento è anche alla base di tutto il mio impegno politico.
Per capire però il nesso tra il Natale e la lotta Sovranista non dobbiamo restare ancorati alle nostre visioni moderne, dobbiamo sforzarci nel trovare il filo d'Arianna perduto con la nostra cultura, quella Occidentale o Indoeuropea o se può andar bene, EuroMediterranea.
Questo occorre per comprendere come nel nostro continente la cultura sia stata “invasa” e si sia “modificata” nel tempo in base alla cultura dominante del sovrano invasore di turno.
L'Antica Roma gettò le basi di questa miscellanea, sia in ambito culturale-religioso che sopratutto in quello militare-architettonico, la forza delle Aquile di Roma stava nella sua capacità di “integrare” il meglio di ciò che si conquistava a favore di un progresso per i cittadini dell'Impero. Stessa cosa accade quando si sottoscrive l'Editto di Milano che rende il Cristianesimo la Religione di Stato per l'Impero Romano. Ma cosa era il Cristianesimo nel 313 D.C.? Di sicuro era un “contenitore” molto diverso da quello che reputiamo oggi da atei o credenti, di certo non fu soltanto Dio la divinità unica che competeva per avere il primato della religione, le fonti parlano anche di altre tendenze monoteistiche che persero la competizione contro il Cristianesimo, il culto di Mitra in primis. Quello che si potrà però dire, osservando la crescita e lo sviluppo della dottrina cristiana ( specialmente quella cattolica ) è che fu una religione che non si è dimenticata da cosa è stata generata, cioè dal paganesimo Indoeuropeo che incontra influenze medio-orientali, tanto che il culto dei Santi non è molto diverso dalla venerazione di divinità pagane minori, il padre degli Dei c'è sempre e ha sempre un figlio mandato tra i mortali ( come per i Greci o i Germani ) e il Culto Mariano ( addirittura più sentito della venerazione della figura di Gesù) sostituisce quello di Iside, della Grande Madre, di Dana dea dei Fiumi per i Celti (per cui daranno al Danubio il nome della Dea quando lo varcheranno i migliaia per cercare nell'Europa Occidentale la terra dove vivere) o di Brigit, che per i Celti era la Dea delle alture che diventa Santa Brigida per i Cristiani, lasciando solo alla toponomastica il compito di preservare il prefisso Brig, che vuol dire altura e dalla quale discendono termini come Brianza o Brigante.
Tornando alla questione Natale, per non rischiare di aprire troppe parentesi e spiegazioni, di certo si conosce la sua origine più primitiva che rimanda a quella capacità delle popolazioni antiche di associare agli astri e al loro moto il compito di scandire tempi e ritmi degli uomini.
L'origine del Natale va quindi cercata nel Sol Invictus o meglio nella “consacrazione” del culto del Sole da parte dell'Imperatore Aureliano che si dice, proprio il 25 dicembre del 274, edificò un Tempio a Roma in onore del Sole proprio mentre concludeva la guerra di unificazione dell'Impero, allacciandosi fortemente ai domini in Persia che “ influenzeranno” tanto la cultura Europea dell'epoca. Di certo fu una mossa politica, come quella dell'Editto di Milano, perché dicevano i Romani “ se controlli la religione controlli la regione” quindi l'avvio verso un Dio Unico era molto più consigliato di un Impero con centinaia di divinità.
I Romani, e non solo, avevano nel periodo centrale di dicembre altre celebrazioni più antiche, i famosi Saturnali, che ribaltati e dislocati nelle foreste della Germania o della Pannonia era anche lì celebrati come riti del Solstizio d'Inverno. Nessuno aveva inventato nulla, era un continuare a rigenerare la cultura in base agli stimoli della società e alle esigenze della classe dirigente dell'epoca. Tutto derivava dal territorio e dallo sviluppo di cultura in ambito agricolo e funebre, vero e proprio cardine per la nascita delle grandi civiltà mediterranee.
All'indomani della nascita della Religione di Stato abbiamo un Natale che diventa crocevia e incontro di tendenze,culture,influenze e riti che provengono dai margini dell'Impero, dal nord Europa alle regioni della Persia. Passeranno alcuni anni prima che i Cardinali della neonata religione comprendano quanto fosse importante collocare la nascita del Cristo proprio il 25 Dicembre a ridosso di queste festività importanti. Con il tempo e le sue storie arriveremo anche all'Ortodossia che fisserà nel 7 Gennaio la nascita di Gesù e tutt'ora il calendario liturgico si rifà a quello Giuliano, nonostante molti paesi ortodossi si rifacciano al calendario Gregoriano . Passeranno secoli prima di trovarcelo “influenzato” da quella religione monoteistica, materialista e moderna che è il Consumismo. Lo scambio dei doni e l'abbellimento dei luoghi o dei simboli ( in primis l'albero) sono riti indiretti che si svolgono da sempre per celebrare la vittoria della Luce sull'Oscurità ( Solstizio d'Inverno ), con il tempo è Gesu Cristo il portatore di Luce che vince sulle tenebre, prima di venir scalzato da figure moralmente minori e storicamente marginali, come Babbo Natale.
Sarà un personaggio della mitologia germanica a generare l'archetipo di Babbo Natale, il padre degli Dei Norreni Wotan, conosciuto anche come Odino. Padre degli Dei germanici/scandinavi, colui che attraverso le Rune dona la conoscenza agli uomini e insegna loro la poesia, raffigurato con barba bianca e cieco da un occhio, con uno scoiattolo come animale famiglio, due lupi e due corvi, un cavallo dalle zampe di fuoco e una famiglia con la quale tribolare, tra Dei che si incrociano con Giganti e generano creature in grado di mangiarsi il mondo con un morso, l'antica divinità dei Vichinghi “ terrore di tutti i cristiani” genera una delle figure più rassicuranti e associabili alla pace e alla felicità che la nostra cultura riconosca. Poi arriverà San Nicola, un vescovo della Turchia vissuto negli anni tra la creazione della religione del Sole di Aureliano e l'Editto di Milano, figura alla quale ci si ispirerà per secoli nell' attribuire la paternità originaria della figura di Babbo Natale ( santa claus, che deriva dalla festa di Sinterklaas , cioè del Santo Patrono, di origine olandese ). Nel 1800 Babbo Natale è al centro delle prime appropriazioni di immaginario da parte del nascente marketing della società della rivoluzione industriale, noi gente del 1900 riusciamo poco a capire questa cosa del furto di immaginario proprio perché siamo un po figli di quello che è stato costruito da questi diabolici furti. Ci penseranno alcuni industriali dei primi del '900 a far di Babbo Natale un icona del Consumismo, iniziando da un re-stylling dell'immagine ( le raffigurazioni di Babbo Natale della tradizione del nord dell'Europa lo vedono vestito inizialmente di verde) con una nuova veste rossa ( e qui non escludiamo che il rosso della veste di babbo natale sia stato scelto in base ai criteri che vengono ancora utilizzati sul packaging dei prodotti al supermercato ) che sarà partorita dalle menti di alcuni impiegati della fiorente società di distribuzione di bevande gassate, la Coca Cola.
Così, il filo d'Arianna che teneva insieme l'Odino dei pagani Germani con il culto asiatico di Mitra, divinità avanguardia del monoteismo, passato attraverso il Sol Invictus ( e prima i culti agrari ) e le celebrazioni della nascita di Gesù il Nazzareno giunge fino a noi con la semplificazione estetica che solo il consumismo riesce a generare. Niente di profondo, nessun collegamento con la cultura né un allacciamento con l'immaginario, Babbo Natale porta i regali ai più buoni che si ricordano di Gesù Bambino, punto.
Fine dei meccanismi sottili e importanti che hanno permesso al culto di non spegnersi, scomparire nell'oblio e quindi perdersi nella Storia.
Oggi Babbo Natale è come ieri una statua abbellita e spolverata in occasione del Natale, posta nei templi moderni che sono i Centri Commerciali e lasciata interpretare dai più piccoli come una figura che ci interessa fin tanto che qualche grande, o gli occhi innocenti ma curiosi di un infante, ci svelino che è solo un vecchio zio o nonno che si veste così per consegnarci i regali.
D'altronde, il materialismo al quale siamo stati in qualche modo abituati a credere in questa società non lascia spazio all'idea che le cose hanno un profondo legame con la storia e il sentimento annesso. Per me, da parecchi anni, il Natale ha assunto diverse visioni, che fin troppo spesso sono generate dalla mancanza di liquidità e soldi per far felici le persone che ami, questa reazione potrebbe solo generare sconforto e quindi rifiuto del Natale come festività, ma conoscendo la sua vera entità ( non quella consumistica della fila alla Rinascente per il regalo da fare a tutti costi ma quello della rigenerazione attraverso la ciclicità del sole e delle stagioni della vita ) non possiamo che apprezzarne l'insegnamento più ancestrale.
Il ciclo della storia, ecco.
A questo punto il mio lettore si troverà confuso e spaesato, siam partiti dal Natale svelando che vi è un nesso con il Sovranismo e la lotta culturale alla quale ci rifacciamo noi “ fedeli discepoli “. Ma se ben ricordate, vi ho chiesto di staccarvi da quella visione materialistica e di lasciarvi trasportare dalla narrazione, molti non avrebbero mai attribuito all'Odino norreno la paternità di Babbo Natale ne avrebbero mai pensato che il cipresso che spesso compare nei presepi è l'equivalente del frassino ( cioè l'albero dei morti ) per gli europei del nord. Quanti sapevano dell'influenza della Coca Cola sulla figura di Babbo Natale e quanti pochi conoscevano invece il motivo perché si festeggia il 25 dicembre? Alcune lacune spero di averle spiegate, ma ammetto che qui sono stato abbastanza superficiale negli approfondimenti culturali, ma seguendo il filo d'Arianna non possiamo dibattere troppo su questo o quello dimenticando lo spirito di questo articolo.
Il Sovranismo, nella sua ascesa, parte proprio dalla necessità di rifare “nostri” alcuni aspetti della cultura ( in questo caso politica e non religiosa ), ci invita allo studio e alla consacrazione della nostra volontà per un fine comunitario, ci riporta con i piedi a terra ma con quello spirito apicale comune agli esseri viventi che spinge a crescere in altezza, per raggiungere il cielo e gli astri dove dimorano gli Dei. Ma non prendeteci né per pazzi zeloti né per fanatici cultori di pagane concezioni, per natura noi ci stiamo rigenerando uscendo dallo squallore del folklore politico novecentesco alla ricerca di una più equilibrata forma di militanza politica che sia per la gente e per il popolo. Non siamo alla ricerca di Miti antichi ai quale attribuire chissà quale immaginario politico ( il Mito è una parte fondamentale della cultura dell'Europa e del Mediterraneo ), forse ne nasceranno degli altri ma che spero siano “collegati” a livello emotivo almeno con questi antichi riti, che appartengono a tutti, e che nel nostro immaginario natalizio ( quello dello stare in famiglia, di essere buoni, di aiutare il prossimo ) sono una forza rigeneratrice.
Che dire, che siate attenti nell'allestire il presepe con i vostri figli allacciando ad ogni statuina una storia oppure siete alle prese con i drappi colorati e le stelle per l'albero, sappiate che in quei gesti si nasconde una profonda eredita culturale, quella che prevede periodi oscuri e periodi di rigenerazione, quest'ultimi ben riconosciuti da tutti coloro che hanno deciso di militare in ARS.
Buon Sol Invictus a tutti
Aaron Paradiso ARS Lombardia
Giusto, attenti a fare il presepe, torniamo tutti ad ammazzare il toro rituale.