La soluzione non è l'economia
Impazzano sui mass media le discussioni sull'economia e sulla relativa crisi. Dai mezzi di comunicazione di massa tradizionali (i quali solitamente riportano informazioni sovrapponibili) i dibattiti economici straripano nei blog e nei social network.
Così termini come spread, Bund e BTP dilagano nel parlare comune.
Ma siamo sicuri che il problema sia soltanto economico?
O forse l'errore sta proprio nel pensare che la soluzione ai nostri problemi quotidiani vada posta in termini economici?
Trappole
Una trappola può anche essere costruita con concetti organizzati in modo opportuno. Non è necessario che ci siano elementi sensibili in una trappola, anzi le trappole migliori sono concettuali, perché sono più difficili da percepire. Le catene più forti sono quelle che non vediamo.
Le trappole del linguaggio non sono certamente un concetto nuovo. Ad esempio, nella premessa alla "Piccola enciclopedia marxista" (1) c'era questa citazione:
Nella remota antichità
governarono stringendo nodi,
in epoca successiva i santi
li sostituirono con la scrittura.
Lu Hsün – da I Ching
Una delle trappole della parola usate più di frequentemente è quella che io chiamo "la trappola del dualismo".
La trappola del dualismo
Quasi tutte le contrapposizioni fornite dai mass-media sono trappole mentali.
Le contrapposizioni più frequenti, del tipo destra-sinistra, amico-nemico, Obama-Romney, Milan-Inter, sono dei meccanismi dove i due termini non individuano delle scelte reali, delle scelte di vita, ma servono solo ad identificare un piano privo di soluzioni, dove il lettore resta intrappolato.
Per uscire da questi vicoli ciechi serve una mossa che esca dal piano, in gergo scacchistico è una mossa del cavallo.
Una delle trappole usate più di frequente è quella che, tramite la contrapposizione capitalismo-comunismo, produce la visione dell'homo oeconomicus (2), cioè la folle idea che la vita umana possa essere ridotta a un assieme di transazioni economiche, di scambi monetari.
La trappola si richiude nel momento in cui le popolazioni si focalizzano sulle differenze tra comunismo e capitalismo, perdendo di vista ciò che è invariante nei due sistemi: l'idea che la vita umana sia riconducibile a scambi monetari. E' un'idea errata che di solito nemmeno viene percepita, esso è uno dei dogmi inespressi del pensiero unico odierno.
No, la vita umana non è riconducibile all'economia. L'economia (da oikos + nomos, spesso con l'aggiunta sottintesa di polis) è la scienza che si occupa di soddisfare bisogni umani con risorse limitate, è una scienza certamente interessante, ma essa si occupa di mezzi, non di fini.
I fini vanno stabiliti da un'altra parte, e deve essere l'etica, oppure la politica, a stabilire i fini. Se si antepongono i mezzi ai fini (come si è fatto di recente con il pareggio di bilancio in Costituzione, il cosiddetto Fiscal Compact) si possono solo combinare disastri. Disastri che stiamo vedendo.
"Non di solo pane vive l'uomo" diceva un ebreo semidimenticato.
Oggi invece si gioca ancora con il fantasma del marxismo, che viene contrapposto al capitalismo, dimenticando che sotto molti aspetti Marx è uno dei più grandi apologeti del capitalismo. Già nel “Manifesto” del 1848 egli esalta la forza rivoluzionaria della borghesia, e quindi del capitalismo, rispetto al mondo feudale (3). Successivamente Marx sostiene la priorità dell'economia ("struttura") sulla religione o sulle discipline umane (come l'etica), che sono "sovrastruttura" (4). La sua opera più nota, "Il Capitale", mantiene queste impostazioni.
Appunto una trappola, i due modelli ferocemente contrapposti hanno un nucleo forte in comune ed è molto più importante la parte comune non detta che le differenze enfatizzate dai media. E come tutte le trappole, tornare indietro, quando ci si riesce, è certamente doloroso.
Nel sacro abitano i mostri
La norma che viene interiorizzata dalle popolazioni, dopo incessante lavaggio del cervello, è la riduzione della vita ad economia (“L'economia è tutto”, scrive qualcuno sul blog) . E' una norma ancora più forte nel momento in cui non viene nemmeno percepita.
La norma tacita proibisce di cercare altre forme di esistenza. Esse sono tabù. Ma il tabù identifica la presenza del sacro, spiega Mircea Eliade.
E "nel sacro abitano i mostri", dice Galimberti. (5). Sacralizzando la vita umana come attività economica abbiamo scatenato i mostri.
No, non sarà l'economia a salvarci e nemmeno la rivoluzione proletaria, ma comprendendo (e qui il materialismo dialettico aiuta) la complessità del mondo reale e la necessità di elaborare collettivamente i problemi reali, trovando soluzioni a misura d'uomo (soluzioni politiche a problemi umani) e combattendo per tali obiettivi, molto si può fare.
Truman
NOTE
- http://www.contraddizione.it/quiproquo.htm (La citazione mi piace molto ma non sono riuscito a rintracciare l'originale cinese)
- http://it.wikipedia.org/wiki/Homo_oeconomicus
- La borghesia ha percorso, nella storia, un ruolo essenzialmente rivoluzionario[…]
Questa rivoluzione continua dei sistemi di produzione, questo movimento costante di tutto il sistema sociale, questa agitazione, questa poca sicurezza eterne, distinguono l’epoca borghese da tutte le precedenti. […]
La borghesia, dal suo avvenimento appena secolare, creò delle forze produttive, più svariate e più colossali che tutte le generazioni passate prese insieme. La sommissione delle forze della natura, le macchine, l’applicazione della chimica, all’industria ed all’agricoltura, la navigazione a vapore, le ferrovie, l’incanalamento dei fiumi, delle popolazioni intiere che sorgono come per incanto, qual secolo precedente avrebbe mai sognato che simili forze produttrici dormivano nel lavoro sociale?
Marx, Engels, 1848 ("Manifesto del Partito Comunista")
- "Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L'insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza.[…]Con il cambiamento della base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura."
Karl Marx, 1859 (estratto da: Prefazione "Per la critica dell’Economia Politica")
- Da “Idee, istruzioni per l’uso” , pag. 205, alla voce Psicoanalisi
Vi consiglio questa breve intervista a Massimo Cacciari di Blondet.
Si parla del senso di “economia” ed “estetica” nella formazione della mentalità moderna.
http://www.parrocchie.it/correggio/ascensione/volto_luciferino_occidente.htm
Caro Truman,
sono d'accordo e l'ho scritto qua: https://www.appelloalpopolo.it/?p=2525
"Economia" è parola che ha due significati: è una disciplina che è sempre supporto di una ideologia; però è anche l'attività produttiva e distributiva (circolatoria) di beni servizi e denaro e quindi attività ri-produttiva della società.
Più importante è la politica economica, la quale muove dai fini.
E nella società di massa, che impone ad ogni elite di ottenere il consenso della massa, la politica economica è necessariamente il fondamento o momento basilare della politica, anche di quella che voglia promuovere le esigenze più spirituali e meno materiali. Perciò è dalla politica economica che occorre muovere, per forza di cose.
La negazione della concorrenza è il tratto decisivo della nostra Costituzione economica. Riconquistata la possibilità di progettare il destino del nostro popolo -possibilità che risiede nel rifiuto della concorrenza, sia internazionale che nazionale – si tratterà di progettarlo. Se mai un partito riuscirà a rigenerare un equilibrio economico – non dico prosperità ma giustizia e stabilità economica – esso avrà anche la possibilità storica di prospettare e iniziare a realizzare un progetto di civiltà, che necessariamente sarà un progetto di Resistenza alla potenza del capitale globale e agli Stati che promuovono quella potenza.
Sia pure con riguardo esclusivo alla fase politica che ci attende, umilmente andiamo elaborando e proponendo una politica economica di Resistenza.