Dialogo con un disfattista (ovvero, saper riconoscere e neutralizzare i deliri anti-italiani)
di Gianluigi Leone
Propongo un dialogo immaginario tra un patriota e un disfattista. Le dinamiche descritte sono tipiche e forse già note a chi ha scelto la militanza politica con l’idea di ribaltare l’assetto politico e culturale che sta sprofondando l’Europa nel baratro. Il contenuto è leggero e un po’ malinconico. Saprete forse ricavarne qualche strumento utile alla comprensione di un fenomeno antropologicamente rilevante: la rinuncia a ogni linearità o consequenzialità logica nei dibattiti in nome di una fede misteriosamente rivolta contro noi stessi.
– Dobbiamo risvegliarci! Occorre un nuovo Risorgimento! Ne parlo da un po’ di tempo alle persone della mia famiglia, agli amici, a chi mi capita di incontrare.
– Scusa, ma risvegliarci da cosa? Risorgimento? Di che parli?
– Risvegliarci dal torpore e dall’inerzia che ci rendono schiavi! Parlo di salvare il popolo, la patria, le istituzioni democratiche. Insieme possiamo far crescere un nuovo partito politico, un moderno principe secondo la visione gramsciana. Non c’è nessuno al momento che abbia solo pensato di costruire una minima opposizione al capitalismo finanziario globale, sai… le élites, i mercati, i nemici dei popoli e delle costituzioni…
– Scusa, hai detto patria?
– Beh, certamente. I nostri costituenti ce lo ricordano: “La difesa della patria è sacro dovere del cittadino”, art. 52, mi sembra…
– E adesso salta fuori dal cappello anche la patria… Andiamo bene! Ma se noi italiani facciamo ridere!
– Guarda che non scherzo, qui c’è poco da far ridere… Nel mirino ci sono i diritti fondamentali…
– Mi cianci di patria e di salvezza dall’Europa, quando siamo pieni di mafia! Abbiamo un’evasione fiscale da record, lavoro sommerso, un debito pubblico da farci arrossire… Non vedi che siamo corrotti nel midollo, e che siamo da sempre la rovina di noi stessi e dell’Europa intera?
– Aspetta, andiamo con ordine. Consentimi di argomentare quanto ho premesso… Sono trent’anni che la politica va avanti in un’unica direzione, a prescindere dallo schieramento e in ossequio a “lo vuole l’Europa”. Questo dovrà pur significare qualcosa! Gli obiettivi sono chiari, e gli effetti ancora più evidenti. C’è un linguaggio nuovo e onnipervasivo che non lascia spazio a equivoci: flessibilità, mobilità dei fattori, moderazione salariale, concorrenza, competitività, nuovi contratti, tagli alla spesa, stabilità, privatizzazioni, riforme strutturali, sacrifici, cessioni di sovranità, ecc. Occorre ripristinare la legalità costituzionale e con essa il vecchio frasario che includeva diritto al lavoro, protezione del salario reale, benessere diffuso, equità sociale, investimenti pubblici, istruzione pubblica, sicurezza dello stato sociale…
– Ma non possiamo tornare indietro! Ricorda che con l’Unione Europea finora abbiamo avuto garanzie per una pace duratura nel continente!
– Al contrario, l’Unione finora ha accentuato disparità economiche grazie a regole scritte nell’interesse di pochi e a danno di molti.
– Ma è naturale che vi siano degli squilibri, il processo di integrazione ancora non è completo, e occorre perfezionare quanto già compiuto. È chiaro che il processo è irreversibile e che l’unica soluzione ai problemi è l’unione politica…
– Non è mai esistito alcun processo di integrazione politica, né tantomeno esiste una volontà che vada in quella direzione. Ci siamo solamente vincolati a dei Trattati internazionali basati su una visione della società in contrasto con la visione tracciata dai nostri costituenti. Per questo abbiamo il dovere di resistere. Se per noi ha ancora senso il concetto di democrazia costituzionale, ci resta la possibilità di scegliere, ma non – come si pensa – all’interno dell’attuale, blindatissima, classe dirigente. L’unica cosa da fare è contribuire a costruire la nuova offerta politica in un nuovo organo collettivo edificato dal basso, che ponga al centro del programma l’uscita dal mercato unico e il recupero di importanti sovranità disperse in campo monetario, fiscale, industriale, energetico ecc. ecc.
– Ma questo è populismo!
– No, questa è la realtà. Il mercato unico e tutti i dogmi dell’euro-liberismo sono anticostituzionali e, pertanto, rivolti contro i popoli. Non solo. Premesso che l'art. 11 della Costituzione prevede solo limitazioni di sovranità (non cessioni, né dispersioni) in condizioni di parità, la situazione che viviamo è assolutamente anomala, in quanto non si sono cedute porzioni di sovranità popolare ad un super-stato europeo (non previsto nei Trattati, e mai voluto dalle élites), bensì stiamo disperdendo la sovranità verso organismi non elettivi (BCE, Consiglio Europeo, Commissione Europea).
– Senti, non mi convince affatto. Qui è meglio rigare dritti e accettare le condizioni altrimenti ci lasciano da soli in mare aperto! Dobbiamo ringraziare chi ancora crede in noi e decide di spostare capitali nel nostro paese nonostante la pesante burocrazia e la corruzione endemica. Siamo solo una massa di imbecilli buoni solo a far danni all’ambiente e a far figure di merda in ambito internazionale! Dopo Berlusconi abbiamo toccato il fondo! E ora dovremmo mettere in discussione l’amicizia con le altre nazioni europee?
– No, no, no! Intanto non è possibile! Non siamo tutti corrotti, o per lo meno non possiamo esserlo diventati tutti insieme all’improvviso insieme a greci, spagnoli, portoghesi e irlandesi. E poi l’indebitamento con l’estero non è la soluzione, ma parte del problema. È inutile girarci intorno: e tempo di interrogarsi sull’opportunità o meno della nostra permanenza nei Trattati.
– Ma per favore…
– L’uscita da questi Trattati internazionali (impropriamente detti “unione”) significa tornare ad autodisciplinarsi nel rispetto reciproco, significa riformulare le regole su base democratica e costituzionale; significa anche operare a salvaguardia dell’amicizia con i nostri vicini di casa. Quale amico, infatti, potrebbe mai accettare rapporti di forza sbilanciati che creano, di fatto, uno stato di sudditanza nei confronti del più forte?
– Ma cosa sento! Uscire dai Trattati? Così finiremmo per essere preda di attacchi da ogni dove! E poi l’evidenza è un’altra: gli italioti da soli possono fare solo danni! Piuttosto bisogna cercare di mettere in discussione l’austerità portando nel Parlamento europeo nuove persone e nuove idee…
– Il Parlamento Europeo è solamente un organo consultivo senza poteri. Le proposte vengono dalla Commissione, le delibere spettano al Consiglio. Non prendiamoci in giro. Chi crede di essere cittadino di un nuovo stato europeo e di essere rappresentato da un parlamento europeo è vittima di un macroscopico autoinganno.
UN CONSIGLIO…
Se dovrà capitarvi di affrontare un siffatto dialogo, non seguite il primo istinto cercando la fuga a gambe levate. Non arrendetevi mai! Siate uomini e opponete eroica resistenza al vecchio amico che dovesse tenervi due o tre ore in ostaggio con lunghi sproloqui. Alla fine, lavorando con pazienza, potreste riuscire nell’impresa disperata di fornire un’ancora ad uno spirito combattivo ma alla deriva. Potreste conquistare alla causa sovranista un combattente che, con qualche probabilità, in futuro potrebbe rivelarsi più fanatico e radicale di voi stessi… A volte succede.
Siate bonari come il padre saggio che avverte il figliolo con parole simili a queste: “ormai hai raggiunto la maggiore età. È tempo che tu sappia come stanno le cose. Esci dal tuo esilio volontario sulla luna, dove non esistono contraddizioni e non bisogna decidere mai nulla. Diffida di una società di onesti consumatori dal sorriso discreto e un po’ sfuggente. Conosci i tuoi diritti e i tuoi doveri. Mantieni l’occhio vigile. Sii coerente con le tue scelte e armonizza le tue azioni”.
Gianluigi complimenti,
aggiungo solo una cosa:
Ho notato come spesso, i disfattisti, parlino dell'italiano in terza persona qusi a non riconoscersi italiani
"…l'italiano è così…l'italiano non ha le palle….l'italiani sono un popolo di mxxxa…ETC ETC "
probabilmente, seguendo alcune cose dette nell'articolo di Fiorenzo Fraioli, forse sta proprio nella guerriglia culturale una delle leve da usare per far capire il Sovranismo e i temi esposti, riconquistando terreno perduto anche nel linguaggio. Meno mortificazioni e più consapevolezza, di sicuro il modello da te esposto è da "vietcong" rispetto al " ti piace vincere facile" di chi crede che Tsipras sia in grado di cambiare le sorti dell'europa.
Ma qualcuno in ARS è ancora convinto che il nostro ruolo non sia quello di chi combatte in trincea ?no, anzi credo che l'abbiamo perfettamente capito tutti e il tuo articolo è un ottimo "manuale del genio militare" , perche consigli un modo e un approccio di ascolto e pazienza, che non è attitudine facile da trovare in gruppi politici.
Ci Libereremo !
Aaron
Complimenti vivissimi !
Ringrazio entrambi!