Primo "job-act": fine del Contratto Nazionale di Lavoro
Coloro che leggono questo blog conoscono bene il legame esistente fra i vincoli europei, l'appartenenza all'euro e la continua spinta al ribasso dellecondizioni di lavoro e dei salari.
Ma forse, chi non segue da vicino le questioni sindacali, non sa che, in attesa delle proposte di Renzi, il primo “job-act” ce lo ha regalato Susanna Camusso firmando a sorpresa, lo scorso 10 Gennaio, un nuovo accordo interconfederale che integra quelli del 28 giugno 2011 e del 31 maggio 2013.
Senza alcuna discussione interna, la segreteria confederale ha dato il via libera ad una serie di regole che, tra le altre cose, permetteranno ad ogni R.S.U. (cioè ai rappresentanti dei lavoratori di ogni singola unità produttiva) di firmare accordi capaci di derogare il Contratto Nazionale di Lavoro, il quale è ovviamente destinato a diventare carta straccia.
Proprio mentre la Commissione Europea richiama l'Italia, per l'ennesima volta, a causa della sua scarsa competitività, le organizzazioni sindacali, compresa la CGIL, dimostrano di aver fatto propria la logica della necessità della “svalutazione interna” per cui la produttività va aumentata a scapito dei salari. E per colpire questi più facilmente, si aggrediscono le condizioni di lavoro, le tutele, i diritti.
Il fatto diviene ancor più grave se si considera che tutto ciò avviene mentre la CGIL sta svolgendo il suo Congresso Nazionale.
Da più parti è stato chiesto alla Camusso di sospendere le firma e sottoporre l'accordo al voto dei lavoratori. La segretaria si è dapprima rifiutata asserendo che il nuovo accordo non era altro che un “regolamento attuativo” delle intese precedenti. Tale argomentazione non ha retto e la Camusso ha dovuto cedere, riconoscendo che occorre organizzare una consultazione.
Tuttavia le modalità con cui verrà svolto il voto lasciano intendere quale sia il reale livello di democraticità interno alla maggior confederazione sindacale. Per prima cosa non si voterà pro o contro il testo dell'accordo, bensì sul giudizio che il Direttivo della CGIL ne ha dato. Il voto non sarà circoscritto ai lavoratori interessati all'accordo stesso, bensì potrà votare chiunque. Alle assemblee sarà presentato solo il punto di vista della Camusso, non saranno presenti relatori di opinione contraria. Non sono previste commissioni elettorali formate da lavoratori di ambo le parti, quindi non vi sarà alcun tipo di controllo sulla regolarità del voto.
E' chiaro che si tratta di un'enorme presa in giro, cui fortunatamente, per ora, la FIOM si sottrae, organizzando una consultazione maggiormente democratica e credibile.
Il problema è cosa accadrà dopo. Cosa farà la FIOM quando la CGIL pretenderà che tutte le categorie si considerino vincolate dall'accordo, in forza a dati che, ad esclusione del settore metalmeccanico, sembreranno dimostrare adesioni plebiscitarie all'operato della Camusso?
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