Scontro fra élite
Nell’edizione italiana di “The Crisis of democracy”, edito da Franco Angeli Editore nel 1977, Gianni Agnelli firma la prefazione nella quale ricorda come la Commissione Trilaterale sia formata da “privati cittadini”.
Privati cittadini? Questa formula può trarre in inganno il lettore che è abituato ad associarla all’“uomo qualunque”. E’ lo stesso Gianni Agnelli però a specificare che l’aggettivo “privato” attiene all’organismo (Commissione Trilaterale) che quindi si pone in contrapposizione con il carattere “pubblico” delle istituzioni democratiche delle (originarie) zone di interesse della Trilateral, e cioè Europa occidentale, America settentrionale e Giappone.
E’ quindi crisi della democrazia, secondo i promotori della “Trilateral”, la crisi delle istituzioni “pubbliche”, a cui devono necessariamente sopperire i “privati cittadini”. Privati cittadini del calibro di Gianni Agnelli o David Rockefeller, non certo Mario Rossi o Luigi Bianchi.
Possiamo quindi definire la “Trilateral Commission” una élite di “privati cittadini” che cerca soluzioni per la “società civile”, sostituendosi alle inefficienze delle “istituzioni democratiche”, che per loro stessa natura sono “pubbliche”.
Facciamo un focus sui soggetti:
- Élite di privati cittadini
- Società civile
- Istituzioni democratiche pubbliche
E il Popolo? Dov’è il Popolo? Manca il Popolo all’appello!
Nello schema della Trilaterale il popolo non esiste, e quello che c’è va distrutto. Esiste solo la “massa” che è inserita nella edulcorata locuzione della “società civile” . Questa è la terminologia usata. La massa nel moderno schema delle élite che si ispirano al modello della Trilateral è l’elemento che deve fagocitare il popolo. Il popolo deve diventare massa, la massa deve essere manipolata e la società civile potrà pertanto trovare l’equilibrio.
Televisioni, giornali, radio, cinema, musica e tutte le forme di comunicazione rivolte alle masse sono lo strumento delle “élite dei privati cittadini” per raggiungere lo scopo di sedare e trasformare il popolo in massa.
Non sono certo idee mie queste. Baste leggere un libro del 1922: “Public Opinion”, di Walter Lippmann, per capire che il disegno di manipolazione e controllo mass mediatico è realtà e non lo è da oggi.
Perché occorre distruggere il popolo?
Perché solo dal popolo possono germogliare sacche di resistenza. Solo dal Popolo possono emergere élite capaci di organizzare il popolo stesso in difesa delle istituzioni democratiche, orgoglio e gloria di lotte secolari contro le “élite dei privati cittadini”.
E’ già successo, riaccadrà, sta già riaccadendo. Il popolo Italiano non è morto, le “élite del popolo” sono già all’opera. Sono qui, si stanno organizzando e, come sempre, alla fine vinceranno.
CI LIBEREREMO
Andrea Franceschelli – ARS Abruzzo
Giá come al solito saranno le “élite del popolo” a vincere, non il popolo
Gios,
il popolo in democrazia elegge ed è governato da partiti. Però più partecipa e più può incidere sulla decisione. Il potere decisionale può essere (non necessariamente è) soltanto di chi partecipa, quindi di una parte del popolo, quella che partecipa. Chi non partecipa non può vincere se non nel senso che si afferma un sistema politico-giuridico ad esso più favorevole (e talvolta capita). Non capisco come si possa desiderare un concorso nel potere decisionale di chi non partecipa soltanto perché è parte del popolo. Per me non è nemmeno desiderabile, né moralmente (se non partecipi che pretendi?) né, prima ancora, logicamente. Prendiamo atto di questa banale, universale e inconfutabile verità e andiamo avanti, senza fanatismi.
D’accordo ma la partecipazione é il frutto anche di un metodo: il popolo (non la massa) partecipa se vede che le sue richieste sono considerate dalla elite che lo rappresenta. Se questo non avviene o il popolo ha un metodo per cambiare la sua elite o si trasforma in massa. Al M5S manca un “metodo democratico” per cambiare o farsi ascoltare dalla sua elite e per questo comincia a sfaldarsi. Questo “metodo democratico” di selezione e ricambio delle elites sarebbe bene averlo giá pronto e assolutamente condiviso dalle stesse elites fondatrici dell’eventuale futuro
partito sovranista o CLN. Forse é il caso che cominciate a litigare anche voi sulla “legge elettorale”
Il M5S aveva un grande difetto: non aveva definito la cornice delle posizioni accettabili né l’obiettivo finale. Qui “il popolo” voleva sostenere ciò che gli pareva: poi avrebbe deciso la maggioranza in rete. Questo era il difetto piu’ grande e stratosferico. La insostituibilità delle elite era palese, quasi dichiarata istituzionale (nel pd non è istituzionale: Renzi alla resa dei conti è riuscito in un grande colpo di mano). Proprio perché aveva questi caratteri era un difetto molto inferiore rispetto all’altro, perché accettato e (non) “statutario”.
Il partito sovranista dovrà avere obiettivo chiaro e cornice marcata e qualunque elemento del popolo o delle elite voglia modificare l’obiettivo o valicare la cornice va “mangiato vivo” e disprezzato. Quindi i grillini che credono che un partito possa decidere tutto e il contrario di tutto (essere antistatunitense o pro-statunitense; contro l’unione europea o per piu’ europa) stiano lontano.
Quanto alle elite, esse intanto dovranno avere la legittimazione dal basso. La mia idea (ma è solo la mia) è: tutti coloro che hanno sufficientemente lavorato, militato, dedicato tempo al partito, dopo un periodo (due anni?) acquistano il DIRITTO di scegliere e di essere scelti e acquistano anche il DOVERE di scegliere coloro che hanno lavorato e militato di piu’ (pre-requisito) e sono capaci di capire a fondo i problemi, di studiare di parlare e di scrivere (i migliori che hanno il pre-requisito); gli altri iscritti e militanti sono titolari del potere di impegnarsi e lavorare per acquistare il diritto e il dovere suddetti. Ma c’è tempo per parlarne. Vieni a darci una mano.