MODELLO UNICO
Settembre 2014 Torino, una citta’ del nostro paese come tante altre, piene di persone che corrono tutto il giorno per portare avanti una famiglia, crescere dei figli sperando di dargli tutti gli strumenti possibili per condurre una vita serena, felice e piena di sogni da realizzare..presi come siamo non ci guardiamo piu’ intorno, non riflettiamo su quanto le societa’ che tutti abbiamo volontariamente o meno contribuito a costruire siano lontane e inadatte per portare avanti un progetto di simile portata e difficolta’, invece di indignarsi sul serio, reagire ed agire di conseguenza per correre ai ripari ci siamo adattati, abituati al male che quotidiamente ci viene propinato subendo passivamente, lamentandoci sterilmente nelle fabbriche, nei bar, sui social network, ma nessuna reazione e’ piu’ contemplata o presa in considerazione..siamo abituati al fatto che queste societa’ sono solo per i numeri 1, per i vincenti, per coloro che rientrano e riescono ad emergere seguendo i canoni imposti ed indottrinati, senza mettere in discussione nulla permettiamo che ci portino a venderci, a prostituirci per raggiungere gli obbiettivi richiesti, e tutto questo senza chiederci se tutto cio’ puo’ avere degli effetti nocivi..gia’ perche’ quanti numeri 1 ci possono essere in una societa’, non molti credo, la maggior parte di noi fatica a rietrare in questi canoni, ci sentiamo svuotati, confusi, inadatti, emarginati e tendiamo a costruirci realta’ alterantive per sopravvivere, chi e’ fortunato ci riesce e va’ avanti, senza bussola quasi, ma va’ avanti..e chi non ci riesce, perche’ e’ troppo fragile ed ha dei demoni dentro che non riesce a gestire si sente troppo indietro rispetto agli altri, non viene aiutato, accompagnato, no..questa societa’ non lo prevede, selezione naturale..e’ cosi’ persone come te caro Ivan, smettono di crederci, di lottare e a 38 anni scelgono di buttarsi da quel maledetto cavalcavia, uno schianto ed e’ tutto e’ finito..l’amarezza, il dolore rimane per chi resta e’ si sente colpevole di aver fatto poco o nulla per aver fatto capire a chi soffre come te che ognuno ha il suo percorso, la sua strada che e’ differente dalle altre, non c’e’ un modello da inseguire, ci devono essere solo delle regole comuni, dettate dal buon senso e dal rispetto di due principi fondamentali che le societa’ dovrebbero avere..IL VALORE DELLA VITA UMANA ED IL BENESSERE COLLETTIVO…essere SOVRANISTA’ vuol dire impegnarsi per recuperare una sovranita’ politica rimettendo al centro la nostra Costituzione e recuperare una sovranita’ economica riprendendoci la liberta’ di una moneta’ sovrana, questo e’ sicuramente fondamentale ma mi piacerebbe che volesse anche dire far partire una rivoluzione culturale, un diverso modo di vivere, pensare, agire rimettendo al centro di tutto LA VITA, il dono piu’ prezioso che ognuno di noi possa avere..facendo in modo che nessuno piu’ pensi che buttare questo immenso dono sia la soluzione migliore…almeno dovremmo provarci seriamente, prima che che sia troppo tardi e tanti altre anime frustrate smettano definitivamente di lottare..ciao IVAN, spero abbia trovato la pace ovunque sei.
Dicono che il suicidio sia un atto di egoismo, io credo sia uno stato avanzato della depressione misto a confusione. Di sicuro ci vuole coraggio, molto coraggio. E questo mi spaventa, perche’ una persona coraggiosa deve avere un carattere molto forte o deve essere folle al punto tale da essere estremamente convinto delle proprie idee.
In un periodo come questo il degrado sociale e culturale si avv
erte in un qualsiasi quartiere di periferia. Quando ho compreso come doveva essere fatta la rivoluzione, ho riso come uno scemo per due ore, poi ho incominciato a godermi la vita. “Si liberi chi puo’, ma soprattutto si liberi chi vuole”, titola Pierluigi Bianco, se non erro. Io sono un nuovo soldato, e a mia volta porto avanti la rivoluzione. Con calma. Io mi sono liberato.