Rieccolo!!!
No, non stiamo parlando di Amintore Fanfani, ma del più piccolo Nicolas Sarkozy. Erano mesi che faceva uscite del tipo “torno non torno”, un passo in avanti e una marcia indetro, lanciando segnali di tutti i tipi ai media, ebbene 10 giorni fa il grande annuncio che nessuno si aspettava: Pasqua quest’anno vien di domenica, no anzi Nicolas Sarkozy torna in campo, ma lo fa per i francesi! (chi vi ricorda?) Naturalmente fosse stato per lui, non si sarebbe mai ricandidato, anzi avrebbe rispettato la promessa fatta la sera della sua sconfitta, di abbandonare definitivamente la scena politica per darsi alle conferenze. Conferenze pagategli dal Quatar 300.000 euro a colpo, chissà se c’entra l’imposta agevolata al 2% sulle transazioni immobiliari concessa proprio da Sarkozy agli stessi principi arabi, mentre tutti gli altri idioti francesi continuano a pagare un bel 33%).
In realtà tutti lo sapevano che sarebbe tornato, neanche qualche settimana dopo la sconfitta elettorale, già erano iniziate le manovre per il suo ritorno: il sabotaggio delle primarie, le veline diffamanti sui suoi successori alla testa del partito, gli scontri fratricidi, gli scandali finanziari. Ebbene ritorno volle e ritorno fu! Ritorno alla Sarkozy ovviamente, con mega trasmissione sul primo canale francese in prime time, orario, studio e giornalista imposto da lui ovviamente! E meno male che si dice cambiato, in realtà è apparso più spocchioso di prima. Ufficialmente si candida alle primarie per scegliere il presidente dell’UMP, ma in tutte le interviste e anche nel suo programma non parla mai del partito, neanche lo cita, dice solo che la prima cosa che farà se ne sarà presidente, sarà di scioglerlo per farsi un nuovo movimento su misura. Sigh! Pensate che spririto di servizio! Nella grande intervista in prima serata che segna il suo ritorno, neanche un mea culpa o un accenno alla cattiva gestione del suo mandato, anzi, dice che la colpa della situazione attuale è tutta di Hollande (che eppure governa, anche se in maniera grottesca, da soli 2 anni), ma la colpa è anche di Marine Le Pen secondo l’ex inquilino dell’Eliseo, che non ha chiamato i francesi a votare per lui al secondo turno. Naturalmente la colpa è di tutti tranne di colui che negli ultimi 17 anni ha governato per bene 15 anni, ricoprendo tutti i ruoli più importanti della République: ministro dell’interno, dell’economia, delle finanze e infine Presidente, mica bao bao micio micio! E se è vero che gli effetti macroeconomici di una politica governamentale si iniziano avvedere dopo 1-2 anni tutta la crisi attuale che sta attraversando il paese è solo farina del suo sacco più che di quello del suo successore, anche se in relatà entrambi si riforniscono dallo stesso grossista, cioè Bruxelles.
I commenti del giorno dopo del grande ritorno non sono entusiastici, tutti, anche i suoi simpatizzanti, rimangono colpiti dalla sfacciataggine con cui Sarkozy anziché proporre soluzioni o idee, su tutti i temi caldi dice di saper prendere in merito la decisione più giusta per i francesi senza dire quale. I dati di ascolto sono altissimi, 8 milioni di telespaettatori, cosicché i suoi fedelissimi, a dire il vero solo loro, galvanizzati, vedono immediatamente 10 milioni di votanti. Ma le cose non andranno porprio cosi!
Ma il teatro va avanti, dopo neanche 4 giorni, ecco allestito il primo mega meeting per la campagna delle primarie, anche se ancora una volta nel discorso nessun accenno al partito. E’ stata una vera e propria prova di muscoli organizzata vicino Lille, un guanto di sfida al Front National che in queste terre superò addirittura il 50% al primo turno nelle scorse elezioni locali. Di gente ce n’era, peccato che in molti fossero arrivati lì in autobus da altrove (non vi ricorda qualcuno?). I toni usati sono quelli soliti: io il capo, gli altri possono essere miei validi servitori. Iniziano però i primi distinguo all’interno del partito, in molti dei suoi, che a ogni nuovo processo contro di ui gioivano perché sapevano che era un ulteriore pietra sulla sua tomba politica, adesso stridono i denti. Rieccolo di nuovo in vita e metterli tutti in secondo piano. Partono allora le interviste al vetriolo dei nuovi volti, i guanti di sfida di Juppé, anche i giornalisti del conservatore Le Figaro sembrano voltargli le spalle. Nell’ultima settimana l’euforia del ritorno si trasforma quasi in un’angoscia da possibile fiasco. Puntuale arrivano i sondaggi a confermarlo, neanche il 20% dei francesi ha una buona idea di Sarkozy, ma sorpresa delle sorprese a delle eventuali primarie Sarkozy verrebbe sconfitto dal sindaco di Bordeaux, l’ex ministro Juppé. Anche se va detto che i risultati cambiano a seconda che le primarie siano riservate ai soli aderenti con carta del partito oppure aperte a tutti. L’ex presidente infatti raccoglie un bel 60% fra gli aderenti che diventa però solo 40% fra i simpatizzanti.
Le prime pagine dei quotidiani all’unisono iniziano ad interrogarsi se il ritorno di Sarkozy sia già finito. In queste settimane in Francia sta succedendo qualcosa di strano, difficile da decifrare e tanto meno da descrivere a parole, ma che penso chiunque a prescindere dal credo politico o appartenenza sociale senta. C’è una specie di comunione spirituale dei francesi e fra i francesi che permette a ciascuno di sentire come la pensano in realtà tutti gli altri francesi e di ritrovarcisi dentro. E’ una specie di risveglio collettivo. Forse perché adesso è il cuore stesso della Patrie, la sua essenza più profonda a essere attacata. Un giornalista ha scritto: “per anni, decenni si è imposto ai francesi di amare ciò che detestano e destestare ciò che amano”, in queste settimane sto capendo cos’è la France Eternelle, anzi la sto vivendo. La Francia profonda, un gigante che si sta svegliando e si scopre legato da catene imposte dalle sue elites, come una specie di Gulliver del mattino dopo l’ubriacatura, che però preso atto della sistuazione con un semplice sobbalzo stacca catene e picchetti dei lillipuziani e si rimette in piedi. Molti dei notabili come Attali, tremano, estraggono dalla tasca la piccola pistola minacciando il gigante infuriato, si agitano vecchi spettri, ormai non servono più a nulla. Anche Brigitte Bardot ha rotto un silenzio durato 30 anni per motivare i suoi compatrioti alla riscossa, al riscoprire quella singolarità francese che ne ha fatto il faro delle nazioni per secoli. Il successo del libro di Zemmour (200.000 copie in una settimana a 25 euro a volume) sul suicidio francese ne è la prova. Oggi il popolo francese, al 70% contrario alle adozioni omosessuali (68% favorevole al matrimonio), si autoconvoca in 2 milioni in piazza senza l’appoggio di nessun partito o organizzazione, chiesa compresa, e come risposta si ritrova addirittura una legge sull’affitto dell’utero. Una Francia da sempre antiamericana e fuori dalla Nato, diventata lo scagnozzo di Obama che manda i suoi soldati a morire per il petrolio degli americani, una Francia vicina nei secoli alla Russia degli Zar prima e dei Soviet poi, costretta, da sola, a rispettarne l’embargo mentre Inghilterra e USA continuano a venderle armi in segreto. Una Francia dove l’80% dei suoi abitanti giudica l’islam incompatibile con la république costretta ad aver paura di uscire per strada o nella metro per non farsi sgozzare da persone addestrate in moschee costruite con fondi pubblici regalati da sindaci complici, contro la legge del 1905. Francesi per cui la laicità è una vera religione, costretti a mangiare solo cibo hallal nelle mense e nelle scuole, a vedersi le piscine pubbliche riservate a soli maschi o sole donne. La Francia da sempre per la conquista dei diritti del lavoro e della salute, per il progresso sociale, si ritrova con una sinistra per cui i taboo da rompere sono i diritti dei lavoratori e non i privilegi o i soprusi delle banche. Una francia dove il culto della gastronomia ha fatto scuola, e adesso è costretta a vedere le sue eccellenze migliori chiudere una dopo l’altra e ritrovarsi carne all’acido lattico dalla Germaia o dagli Stati Uniti. Una Francia dove i reati con pena fino a 5 anni di detenzione sono stati depenalizzati, i carceri minorili e i tribunali minorili chiusi.
L’elenco sarebbe ancora lungo, ma una cosa è certa, il popolo si sta svegliando, oggi per la prima volta dal 1789, poliziotti (per scelta in civile) e civili hanno protestato insieme bloccando l’atostrada che porta al tunnel della manica a Calais. La Bastiglia di Bruxelles rischia di nuovo, e per evitare il peggio un 4% di deficit statene certi, verrà accettato senza tanti problemi e magari anche un finto giro di vite sull’immigrazione. Basterà?
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