Il possibile conflitto di interessi di Renzi con gli italiani.
Nella trasmissione televisiva “La Gabbia” di Gianluigi Paragone, andata in onda domenica 2 novembre scorso, è stato trasmesso un servizio che, se veritiero, disvelerebbe una realtà molto preoccupante per la già claudicante impostazione democratica della Repubblica italiana.
Si tratta di un’intervista a Davide Serra, speculatore finanziario di mestiere nonché amico personale e sponsor del Premier Matteo Renzi. Nel rispondere alle domande della giornalista lo stesso Serra ha ammesso con spudorata baldanza di aver dato vita ad un fondo speculativo (“con sede alla Cayman” leggiamo su “Repubblica”) che lucra sui pignoramenti delle case degli italiani da parte delle banche.
Il fondo dello “squalo delle Cayman” de facto fa soldi sullo stato di crisi attuale e sulle sue ripercussioni sui cittadini più deboli presupponendo dunque un interesse per il suo peggioramento o quanto meno per la sua persistenza.
A questo punto nella mente di più di qualche d’uno particolarmente malizioso si potrebbe, abbastanza legittimamente, instillare il dubbio che alla base delle recenti politiche, denominate “riforme strutturali”, che hanno avuto ad oggetto l’arretramento dei diritti dei lavoratori per indurre la deflazione salariale, o peggio la disoccupazione,ci sarebbe un latente e perverso interesse, configgente con quello della maggioranza degli italiani (oltre che con la Costituzione), che miri ad aumentare l’insolvibilità dei mutuatari al fine di far lievitare i rendimenti del fondo speculativo immobiliare del finanziatore del Premier, tra l’altro in linea con l’obiettivo più ampio da un punto di vista macroeconomico di riequilibrare il conto delle partite correnti deprimendo le importazioni attraverso la distruzione della domanda interna; un progetto criminale per via degli inenarrabili costi sociali che comporta e in parte già attuato dai precedenti governi Letta e Monti (quest’ultimo “reo confesso” dichiarò, lo ricorderete, alla CNN: “we are actually destroying the internal demand”).
In altri termini, qualcuno potrebbe sospettare che Renzi nell’attuare pedissequamente il piano criminale richiesto dall’Europa (destroy the internal demand) riuscirebbe, pro domo sua, a farci cinicamente guadagnare il suo amico.
Sempre da Repubblica apprendiamo che Davide Serra in occasione della Leopolda ha lanciato una proposta non proprio disinteressata agli amici del Governo Renzi: “Serve una norma a costo zero che consenta alle banche di recuperare in tre anni una casa per il pagamento del mutuo non rispettato” come avviene in Spagna mentre “[…] in Italia ne servono sette”.
Una proposta talmente sfacciata che ha costretto il Premier , almeno formalmente, a prendere le distanze dal suo amico. Per il momento.
Diffidare è d’obbligo: se consideriamo, infatti, che la maggioranza parlamentare che ha votato la fiducia al Governo Renzi è espressione di un forte scollamento con il corpo elettorale. Non soltanto a seguito della scissione degli Alfaniani eletti con i voti di Forza Italia, “ribaltoni” che comunque ai tempi dell’ormai sempre più rimpianta Prima Repubblica erano all’ordine del giorno, ma, anche, e soprattutto, per l’arcinota, quanto irretroattiva, Sentenza, “ammazza porcellum”, della Corte Costituzionale n.1 del 2014.
Sebbene i Parlamenti eletti dal 2006 in poi ed i loro atti siano perfettamente legittimi, (l’art. 136 Cost. non lascia dubbi stabilendo che quando la Corte costituzionale dichiara l’illegittimità di una norma, questa perde efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione) il buon senso avrebbe comunque suggerito (come esimi costituzionalisti non hanno mancato di evidenziare) un tempestivo ritorno alle urne per via della gravità delle accezioni rilevate nella sentenza de qua.
Nemmeno si può dedurre un presunto consenso popolare nei confronti del Premier attualmente in carica dai risultati delle elezioni europee per la natura molto particolare di questo tipo di consultazioni caratterizzatesi per un forte astensionismo: gli euroscettici che rappresentano una sempre più consistente percentuale della base di tutti i partiti, e in alcuni di essi addirittura la maggioranza!, non si sono recati alla urne. Men che meno dai sondaggi sul gradimento nei confronti di Renzi o dalle “primarie”: a seguito cioè del voto (per censo!) di un ristretto gruppo all’interno di un’associazione non riconosciuta (il PD) nell’ambito della quale i votanti stimati sono stati all’incirca 2 milioni, ma sono molto meno considerando l’impossibilità di calcolare con precisione i voti plurimi, a fronte di un corpo elettorale italiano costituito da 50.399.841 individui (dati 2013).
In un simile contesto la recente espressione della Camusso: “Renzi è stato messo al Governo dai poteri forti” non appare nemmeno troppo peregrina.
Qualora, dunque, si accertasse che Renzi non è debitore al corpo elettorale della propria investitura perché mai dovrebbe esserne portatore di interessi (che poi dovrebbero essere gli interessi pubblici)?
Il rischio di una pericolosa deriva dello Stato democratico dai suoi principi ispiratori (cristallizzati nella Costituzione) verso un’oligarchia crematistica sembrerebbe infine verosimilmente attuale se raffrontiamo l’attività di indirizzo degli ultimi Governi con quella degli Esecutivi succedutisi durante il c.d. “trentennio glorioso”: in particolare alludo (solo per dirne una) al piano casa degli anni 50 varato da Amintore Fanfani con il preciso obiettivo di rendere effettivo un diritto di rango costituzionale (art. 47) che oggi viene fatto oggetto di speculazione finanziaria.
A.R.
“Negli Stati Uniti il rapporto Hoffman critica duramente l’intenzione, da parte dello Stato italiano, di utilizzare parte dei fondi del Piano Marshall, per sostenere il cosiddetto “Piano Fanfani”, tradotto poi nel Piano Ina-Casa. Il progetto prevede di offrire alloggi e occupazione, mentre gli americani preferirebbero che si aumentasse il potere d’acquisto della classe media verso i prodotti statunitensi. Fanfani è però deciso, come testimoniano i suoi collaboratori, “dalla visione del disagio di tante migliaia di disoccupati, colpiti non solo nel fisico per la mancanza del pane quotidiano, ma anche nello spirito”. I tempi previsti sono rapidissimi. Già a Luglio iniziano i primi lavori e a Ottobre i cantieri aperti sono 650. Ogni settimana sono realizzati 2.800 alloggi. L’iniziativa, criticata dall’America, dopo 14 anni ha dato lavoro a oltre 600.000 lavoratori per la costruzione di ben 350.000 alloggi.” Tratto da “Rai storia” ( http://www.raistoria.rai.it/articoli/il-piano-fanfani/12002/default.aspx#. )
E vi ha lasciato pure Fraioli.
Fra un paio d’anni, come è giusto che sia, non esisterete più.
Le dimissioni di Fiorenzo significano che un amico non parteciperà piu’ all’esecuzione del progetto. Ma nell’ARS, negli ultimi due mesi, è entrata quasi una persona al giorno, mentre ne esce una ogni due mesi. Quindi, salvo che tu conosca così bene l’ARS da poter affermare che la perdita di Fiorenzo non è compensata dalle quasi sessanta persone che sono entrate negli ultimi due mesi (ma non le conosci), il tuo commento esprime soltanto un odio e quindi una patologia, sulla quale non ho voglia di intrattenermi.