Generazione, Cogenarazione e Degenerazione dei Diritti
ETICA, SOLIDARIETA', DEMOCRAZIA E CAPITALISMO
ANALISI DI UN CONFLITTO
Cosa siamo di fronte all'estasi di un attimo intensamente vissuto?
Niente!
Se non carne da bruciare.
Abbiamo vissuto al di sopra delle ns possibilità, così ci vien detto e comandato.
Ed ora?
E' l'ora del sacrificio!
Quello umano, che tocca l'intimo dei sentimenti ed il substrato della sofferenza.
Quello che non si fa scrupoli di sorta: sulla società, sull'individuo, sulle inevitabili connessioni che l'individuo umano stesso (per sua natura) implica. Intrecci relazionali di tipo amicale, familiare, filiale, solidale… di nuovo, inevitabilmente ed antropologicamente, sociale!
Abbiamo vissuto al di sopra delle ns possibilità e pertanto ora è l'ora della riformulazione dei Diritti!
Generazione, Cogenerazione e degenerazione dei Diritti.
Questi gli stadi attraverso i quali siamo passati o meglio attraverso cui ci si impone di passare, rispetto all'ultimo dei termini impunemente inteso… quello della degenerazione.
L'ultimo sparo, l'ultimo colpo è quello della rassegnazione, del cedimento, della sconfitta sotto ogni forma… umana od ultraterrena che sia.
Ammettere la logica del prevaricante è come ammettere la propria inadeguatezza nei confronti della realtà quotidianamente vissuta. Ed il cedere alla degenerazione, allora, appare del tutto funzionale alla ns logica di incoerenza concupiscente, condotta verso una forma insana di amore della liberà: la libertà del "lasciar fare".
Siamo agli albori della prima edizione del dizionario della NeoLingua.
Un'Era in cui abbiamo in modo tanto evidente quanto sfumato, scientemente quanto al tempo stesso inconsciamente derogato… rispetto alla ns libertà di persone, al significato ed al senso ultimo delle cose.
Un etereo, evanescente ed impreciso connubio sociale, là dove sciaguratamente abbiamo demandato quella "libertà" alla scelta altrui, rispetto alle prerogative inderogabili del ns vissuto.
Queste scelte inderogabili coinvolgono aspetti fondamentali della ns affermazione dignitosa di esistenza.
Aspetti quali la realizzazione personale, la costruzione comunitaria di società (sotto forma di famiglia tradizionale o diversamente ed istituzionalmente intesa, interpretata e tutelata), lo sviluppo individuale, culturale e civile e quindi politico-filosofico-storico-antropologico.
Uno sviluppo conseguenzialmente interconnesso, rispetto al proprio ed altrui ambiente di appartenenza, all'universo esponenziale delle prerogative di sviluppo intellettuale umano!
Ecco allora che questo sviluppo avverte la "minaccia" alla propria esistenza e nel percorso ancora inconscio, talora latente, per lo più istintivo prima che consapevole, organizza la propria reazione ed esprime il proprio dissenso.
Tale dissenso nasce, pertanto, non come diretta assunzione critica e conseguenziale riconoscimento di un preciso e meditato attacco al diritto ed alla tutela dei diritti, quanto più come reazione implicita al proprio bisogno di sopravvivenza.
La massa dell'opinione pubblica preme affinché il proprio bisogno primario, l'istinto di conservazione, la preservi dalla sua eliminazione o estinzione. Essa al momento agisce in senso sparpagliato e non ben cosciente dei mezzi più adeguati all'agire. Persegue uno scopo nella teoria ancora confuso ma nella pratica già tangibile e suscettibile di riconoscimento specifico, qualificabile nel desiderio di "emancipazione" dalla soverchia della tirannide, ovunque essa si annidi!
Sullo stesso piano, il sistema dominante di organizzazione sociale del mondo occidentale o meglio e più appropriatamente del Nord del mondo, emerso dal crollo e dalle ceneri del socialismo reale (incarnato ed imperniato sull'impianto burocratico-comunista sovietico) avverte questa pressione esterna ai propri meccanismi e da essa è sollecitato ad assumere contromisure ed ulteriori restrizioni di tutele.
Il Capitalismo (nella sua forma contemporanea tecno-finanziaria neoliberista) in forza di sistema dominante, uscito proditoriamente (?) apparentemente… quanto ufficialmente, vittorioso dalla guerra fredda del secolo appena trascorso, percepisce suo malgrado quell'intrinseca fragilità insita nel suo stesso processo di difesa da quelle forze che ad esso vanno opponendosi!
La sua egemonia, il suo primato, sono insidiati dalla necessaria riaffermazione (contrastante ed opponente) di esistenza della propria classe sociale media, come d'altronde dall'onnipresente "peso" delle masse popolari più povere ed indigenti (disperse al suo interno come e più consistentemente concentrate nel Sud del mondo) che oggi rischiano di essere sempre più drammaticamente e totalmente schiacciate dalla sua "ingordigia". Sacrificate sull'altare del profitto a tutti i costi.
Lo scopo fondamentale del Capitalismo, la sua naturale essenza, è il profitto!
La ricerca del profitto indefinito è il suo motivo d'essere, la sua esigenza e connotazione ideologica.
La sua logica, quindi, si muove in un ambito in cui gli ostacoli che si frappongono a tale scopo debbono essere indubbiamente ed inevitabilmente rimossi. Una rimozione che non significa necessariamente ed "ora!" "eliminazione" ma può tradursi anche in "adattamento" di quei fattori ritenuti nella loro forma attuale come ostativi.
Diritti e tutele assumono allora i contorni machiavellici e pittoreschi delle parafrasi cosmetiche sancite attraverso i "protocolli" politici: leggi, riforme, trattati, regolamenti, codici, accordi, contratti, patti!
Il Capitalismo assume la politica e la fa propria attraverso la sua diretta partecipazione nelle alte, medie e basse sfere decisionali: Tecnocrazie, Classi Dirigenti Partitocratiche, Classi Dirigenti Burocratiche e Funzionali.
La missione del Capitalismo è perpetuare se stesso a prescindere dalle conseguenze materiali del proprio complesso sistema di azioni. Nel fare ciò però esso rischia di minare le fondamenta medesime su cui si è eretto ed attraverso le quali è riuscito a mantenersi in vita e nel tempo a contrastare quanto a far soccombere quelle forze che a lui, consapevolmente o meno, si sono opposte e tuttora si oppongono. Rischia quindi per ciò stesso di crollare, di dirigersi verso l'autodistruzione.
La coscienza, più o meno lucida, di questa evidenza è avvalorata da altri essenziali fattori. Se, infatti, il metodo di produzione capitalista volto esclusivamente al profitto, implica una messa in opera di fattori e meccanismi di produzione che distruggono il tessuto sociale ed ambientale e quindi non solo incide negativamente sulla sfera umana propria ma sull'intero ecosistema portandolo verso la soglia di rottura, allora il sistema capitalista avverte anche per tale via una minaccia alla propria esistenza.
Ecco allora che esso si affida alla tecnica ed alla capacità della tecnica di affinare i sistemi d produzione e di conservazione dell'ambiente naturale ed umano affinché quel punto di rottura con l'intero ecosistema sia scongiurato. Ma nel fare questo egli conseguenzialmente deve perdere di vista il proprio scopo originario, il profitto, per assumere quale nuovo scopo essenziale (o esiziale?!) lo sviluppo della tecnica.
Questo nuovo conflitto, tra tecnica e capitalismo, là dove la prima tende ad assumere essa stessa il predominio rispetto al secondo, che assumerà pertanto il mero ruolo di mezzo per il raggiungimento indefinito della sua potenza e non più per il raggiungimento indefinito del profitto… dicevamo, questo nuovo conflitto pone il capitalismo di fronte ad un ulteriore scelta: quella di limitare l'azione della tecnica ed al fine comprimerla nell'ambito della propria ed unica sfera d'influenza.
La tecnica come il diritto e le tutele vanno circoscritti a pochi affinché quei pochi possano mantenerne il controllo e per tale via mantenere in essere il controllo stesso del sistema capitalistico sul divenire storico.
Un contraddizione in termini, quanto un evidente costrizione della natura dei sistemi affinché essi appaiono ciò che in realtà non sono o meglio ciò che a loro si nega propriamente di essere.
L'aspirazione al diritto ed alle tutele proprio di un sistema democratico che abbia come obiettivo il benessere sociale e l'equa e giusta partecipazione degli individui alla costruzione politica, economica e civile così come un'equa redistribuzione delle risorse, una preservazione dell'ambiente naturale, una regolamentazione dei rapporti tra tutti gli attori presenti nel sistema stesso, che garantisca uguali ed equilibrati meccanismi di "trattamento" dei contrasti e dei confitti d'interesse ma la cui esigenza primaria e quindi il cui scopo sostanziale giaccia sempre e comunque nella salvaguardia della propria base giuridica e costituzionale quale elemento univoco e legittimo di auto-riconoscimento costitutivo e fondamentale, è in aperto contrasto con un sistema il cui scopo diversamente rappresenti la limitazione di quella vitale e medesima base giuridica.
Allo stesso modo, l'implicita e connaturata volontà della tecnica di esprimere la propria potenza e la propria essenza nella continua ricerca (una ricerca indefinita) di scopi che alimentino a loro volta l'ulteriore potenza ed ancora ed ancora… è inevitabilmente conflittuale rispetto ad un sistema che ne voglia limitare le possibilità in nome della propria preservazione.
Il paradosso ed il massimo apice che il sistema Capitalista oggi ha assunto è quello della tecnocrazia finanziaria. Il perfetto connubio (evidentemente a suo modo di vedere) tra tecnica e democrazia. Nell'ottica (altrettanto evidente) di poter, per tale via, mantenere le redini di quel "controllo" sull'intero sistema sociale ed assicurarsi così la loro subordinazione rispetto al proprio principale interesse, che è e rimane: il profitto!
Le dinamiche ed il divenire umano raccontano però una storia diversa e questo fragile connubio che l'attuale e complesso regime dominante ha nel tempo creato… è destinato, presto o tardi, a franare, ad infrangersi contro la dura realtà della propria insostenibilità.
Se, in modo difforme da quanto il buon Emanuele Severino sostiene, non sarà la tecnica ad avere il sopravvento… allora sarà ancora e di nuovo possibile il tempo della democrazia che (sollecitata, spinta o sospinta dalla pressione del popolo) potrà avanzare le proprie mosse. Avere la chance di riaffermare il proprio ruolo cardine e fondamentale al centro di quel divenire umano.
Ed in questo riponiamo la ns speranza affinché l'affermazione dei "diritti fondamentali" e delle "tutele sociali", quali qui si è cercato di trattare, non siano annichiliti tanto dal capitalismo quanto dalla stessa tecnica ma, al contrario, costituiscano l'elemento portante per l' "Edificazione" di una nuova e più consapevole classe dirigente!
Un saluto ed un augurio di buon Natale a tutti con la speranza che la riaffermazione della Sovranità Costituzionale sia il faro del ns incedere.
Elmoamf
Massimo Paglia (Ars Lazio)
Patti internazionali sui diritti dell'Uomo:
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