Franco Arminio: Appennino
Franco Arminio è nato e vive a Bisaccia, in Irpinia. Scrittore e “paesologo” (si veda per questa definizione il blog comunitaprovvisorie.wordpress.com), ha pubblicato diverse opere, fra cui Vento forte tra Lacedonia e Candela (Laterza, 2008) e Cartoline dai morti (Nottetempo, 2010). Il testo che segue è tratto da Terracarne. Viaggio nei paesi invisibili e nei paesi giganti del Sud Italia, edito da Mondadori nel 2011. Ringrazio l'autore per l'autorizzazione a riprodurlo qui. [gm]
L'Italia ha una lunghissima colonna dorsale che sta perdendo poco a poco la sua linfa. La gente sceglie di abitare nelle città e, quando sceglie i paesi, ha sempre cura che siano comodi e pianeggianti. Nessuno vuole stare nei luoghi più impervi, quelli dove gli inverni sono lunghi e non passa nessuno.
L'Appennino è l'Italia che avevamo e che rischiamo di perdere per sempre. La gente ci ha vissuto per millenni consumando quel poco che bastava a sostentarsi. Penso all'Appennino come alla vera cassaforte dei paesi, una cassaforte piena di monete fuoricorso. Ci sono zone in cui il paesaggio è ancora incontaminato ed è come deve essere: solitario e sprecato.
Cosa augurarsi per queste terre? Più che chiedere politiche d'incentivazione, verrebbe voglia di incentivare l'esodo, in maniera tale che tornino le selve, che la natura riassorba le folli smanie cementizie che non hanno edificato niente di bello e che non hanno portato reddito.
Una nazione con un filo di montagne disposto in tutta la sua lunghezza dovrebbe ricordarsi più spesso di questa sua geografia. Io credo che sia arrivato il tempo di considerare l'Appennino come il luogo in cui si raccoglie la forza del passato e quella del nostro futuro.
Dalla Liguria alla Calabria, adesso, è tutta una storia di frane e spopolamento, di vecchi dismessi e di scuole che chiudono, di paesi allungati, spezzati, deformati. E' una storia che non esiste perché non fa notizia.
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