Senso storico ed educazione alla storia
D’altronde detesto tutto ciò che mi istruisce soltanto,
senza ampliare o eccitare immediatamente la mia attività
Con questo motto Nietzsche citava Goethe nell’incipit delle sue riflessioni Sull’utilità e il danno della storia.
E così continuava: “Vi è un grado d’insonnia, di ruminazione, di senso storico, in cui l’essere vivente viene danneggiato e alla fine va in rovina, sia esso un uomo, un popolo o una civiltà.”
Vi è in altri termini un momento in cui il passato diventa soffocante e impedisce l’azione volta al cambiamento. Il popolo d’Italia oggi sembra apatico e dormiente, ma è tale proprio perché, magari, davvero non dorme e non riposa: la ruminazione su un passato fatto di vincoli e sacrifici, dell’elemosinare un lavoro che non c’è o dell’accettare un lavoro che non onora le proprie capacità e abusa le proprie forze, di diritti persi e obblighi acquisiti, di bollette fisse e di salari precari, rende insonne il presente e rovina il futuro.
Forse allora l’incapacità di ribellarsi non è inerzia, non è una fame non ancora urgente, non è manipolazione mediatica. non solo, almeno. È tracotanza di senso storico, è essere sottomessi dal proprio passato, è essere intrappolati nel dolore, nella memoria. La memoria è utile solo quando è comprensione degli errori, quando è ammirazione del giusto, non passività verso l’ingiusto.
E se mentre la vita spinge in avanti, si mantiene sempre lo sguardo rivolto indietro, per proseguire si ha bisogno degli occhi degli altri. e gli altri, in cambio, si prenderanno le nostre braccia, i nostri piedi, la nostra volontà.
Che sia il quotidiano vivere, un’idea o un partito, non è mai facile abbandonarli anche se – anzi: soprattutto se – tradiscono le nostre aspettative, perché proprio allora si fa più viscerale la vanità, sempre pronta a mascherare la delusione. Quella vanità diventa senso storico e ci fa affermare: «Il mio partito è di sinistra, non può per definizione fare qualcosa che vada contro i diritti dei lavoratori!», oppure «Il mio partito è di destra, non può per definizione fare qualcosa che spenga il motore economico del paese, l’impresa!», o ancora «È comunque il meno peggio…altrimenti cosa ci rimane?!».
Rinunciare alle proprie certezze “storiche” significa rinunciare a una parte della propria anima. è una sensazione che conoscono bene, in tutta la sua rabbiosa impotenza, coloro che devono subire un intervento chirurgico: privarsi di una parte di sé, sebbene si sappia che non funzioni più come dovrebbe, è arduo: è accettare che una parte del proprio corpo muoia. Il sé deve patire l’umiliazione della disintegrazione, prima di tornare a riunirsi alla vita. E con l’anima, che ha organi ben più delicati e ben più indispensabili, è ancora più arduo.
E allora si cede più facilmente alla vanità, ci si aggrappa ad un alibi storico, ed è così che si rinuncia a capire. Per questo nessuno si rende conto che quel senso storico è la cosa più lontana dalla storia, dalla vita, da ciò che accade e può accadere.
Il senso storico, l’alibi che nasconde il fallimento delle proprie scelte, diventa anzi finestra chiusa sulla storia, un facile porto sulle rive dell’incertezza e della paura. perché l’uomo ha sempre bisogno di un porto, preferibilmente di arrivo, piuttosto che di partenza. perché partire significa ricominciare, rimettere tutto in discussione, spogliarsi dei preconcetti e cucire nuovi abiti per le nuove taglie della nostra consapevolezza.
La differenza tra senso storico ed educazione alla storia è la stessa che intercorre tra istinto soggettivo e ragione critica, tra egoismo e reciprocità, tra individualismo e appartenenza sociale.
Come fare per educarci alla storia? liberiamoci delle vecchie etichette che non spiegano più il mondo, dimentichiamo le vecchie concezioni del passato che non danno più frutti, non rimaniamo a piangere sui sepolcri di una vita che non vogliamo, di partiti che non ci sono più, non aggrappiamoci più al grembo sterile del senso storico, ma muoviamoci verso l’orizzonte fecondo della storia, che trasforma e crea nuove occasioni, imparando dai propri errori.
“Certamente noi abbiamo bisogno di storia ma in modo diverso di come ne ha bisogno il raffinato indolente nel giardino del sapere, noi ne abbiamo bisogno per la vita e per l’azione”.
E non c’è vita, non c’è azione nella rassegnazione di chi si lamenta, di chi aspetta senza organizzarsi, di chi è diffidente senza sperare, di chi è prudente senza cercare nuove soluzioni politiche.
Non dobbiamo essere i “becchini del presente”, ma di un passato di sofferenze e sacrifici che ripudiamo perché non meritiamo. abbandoniamo fedi che ci hanno tradito, non salviamole, ma salviamo noi stessi. Il leader che aspettiamo sarà la nuova politica che sapremo trasformare e creare.
Dobbiamo tornare a costruire il nostro futuro. Questa è l’epoca del consumismo? bene! diventiamo consumatori del nostro futuro! torniamo a volere, a bramare, a consumare la felicità di partecipare alla nostra vita, di essere il nuovo partito, dove ognuno riavrà i propri occhi per guardare la nostra storia senza più inganni e senza più abusi, le braccia di tutti saranno unite e operose nel setacciare i chicchi dorati della giustizia sociale, eliminando sporcizia e impurità, e i piedi riprenderanno spediti il cammino verso il futuro.
Un futuro dove potremo dire: “Eravamo assetati di lampi e di azioni, rimanemmo lontanissimi dalla felicità dei deboli, dalla rassegnazione”.
Condivido quasi tutti i temi toccati dall’articolo, scritto con una raffinata capacità evocativa e giustamente esortativo alla costruzione del nostro futuro. Poi rifletto che quell’esortazione verrà letta da chi frequenta questo blog e ha quindi, nella maggior parte dei casi, un’idea del presente-passato che vuole eliminare e del futuro che vuole realizzare, e magari già si impegna per renderlo concreto. Quindi sbatto nel rovello che spesso mi pongo “come raggiungere quelli che , per vanità o per paura” (ottima analisi psicologica) , non vogliono ancora rinunciare alle loro certezze?
Lucia Biasco for president! E perdonate l’anglofilia…
Lucia bravissima come sempre, le Donne dell’ARS sono fenomenali !
Bellissimo! Bisogna soffocare il SENSO storico con la CONOSCENZA della storia e in generale. E se il senso storico ha infettato la conoscenza con l’illusione che ognuno abbia ragione dal suo punto di vista e nelle circostanze in cui è vissuto, bisogna guarire la conoscenza con la critica, riconoscendo il torto di chiunque si sia attenuto al suo punto di vista e sia restato prigioniero delle circostanze.