Franco Fortini: L’America delle carte di credito sedotta dalla morte
Alcuni brani di un articolo pubblicato sul “manifesto” due giorni dopo l’esecuzione di Robert Harris, ucciso nella camera a gas del penitenziario di S. Quintino (California) il 22 aprile 1992 [gm]
C’era bisogno della camera al cianuro e di quella laida cerimonia? Nessuno ha sentito parlare, poco tempo fa, della folla che saltava di gioia intorno al penitenziario e ai cartelli che celebravano la ‘frittura’ del condannato? Chissà se il novanta per cento degli americani siano very proud di vedere sfilare in parate l’esercito che, in cambio di un numero di caduti pari a quello di quattro cinque nostri fine settimana autostradali, ha arrostito qualche decina di migliaia di iracheni? E si laveranno la coscienza con qualche film perché i nostri Ronchey possano celebrare la virtù della democrazia che eccetera. Che cosa è stato fatto del Dna dei vietnamiti? Il Brasile ha pagato una parte del proprio debito con le banche Usa anche con i sedicimila suoi bambini morti ammazzati, o no? Nessuno ha letto l’ultimo rapporto dell’Onu sull’economia mondiale?
(…)
Non faccio nessuna distinzione morale tra i figli dei deportati di Stalin che invocavano la pena capitale per i loro padri, le folle degli stadi cinesi che vanno a vedere fucilare, truccati da ladri e assassini, gli avversari politici del governo e quell’ottanta per cento di californiani certo indulgenti con la madre di una delle vittime del condannato. Quella, intendo, che tenendo per mano una figlia, di colui si è goduta i contorcimenti sulla sedia patibolare.
Ma una distinzione storica e politica la devo fare e invito a farla: l’America dei ghetti di droga e assassini e dei suoi domini nei vari continenti, mattatoi di corpi e di menti, genitrice di dilagante semianalfabetismo, di sempre crescente dislivello tra i ricchi e i miserabili stracci stradali, quella delle stupende università e dei sublimi istituti di ricerca, essa è la nostra padrona e signora, non la Russia o la Cina. Minaccia essa di silenzio, fame e morte, chi fuori dei suoi confini non è d’accordo o recalcitra al servizio, impone i suoi agenti, finanziari o segreti, i suoi e nostri presidenti, i propri prezzi e i propri debiti, e soprattutto l’illusione che il gergo dei suoi ‘media’ ci promuova ai vertici dell’esistenza.
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