La propaganda per il TTIP e il vuoto sottomesso
Se è vero che un’operazione di propaganda dev’essere tanto più sofisticata quanto più il soggetto che deve sedurre è culturalmente agguerrito, dobbiamo concludere che nella percezione dei nostri decisori il livello culturale posseduto dalla vasta maggioranza di noi, comuni cittadini, è più o meno quello di un adolescente immaturo. Non si spiega altrimenti la grossolana manipolazione dei fatti che ci vengono propalati ogni giorno con ampio ricorso a omissioni, esagerazioni o minimizzazioni, ridondanze, semplificazioni e via dicendo.
Gli esempi sono innumerevoli, e testimoniano quanto poco stimano, decisori e media, l’autonomia intellettuale dell’opinione pubblica, e con quanta impudenza usino l’effetto autorevolezza per avventurarsi in messaggi che se sottoposti a un minimo di giudizio critico rivelerebbero immediatamente la loro inconsistenza. Ma è anche possibile che essi contino sul naturale fenomeno dell’assuefazione davanti a stimoli ripetuti, per cui il grado di vigilanza mentale diventa inversamente proporzionale al numero delle assurdità veicolate.
Un esempio è segnalato da Il Semplicissimus, a proposito del nuovo giro di trattative sull’accordo di libero scambio atlantico (TTIP) che si è tenuto a New York dal 18 al 24 aprile, fra ignorate manifestazioni di protesta un po’ dappertutto nel mondo.
A proposito del comunicato secondo il quale la stipula del trattato porterebbe ad un incremento del PIL complessivo della zona di (ben) 100 miliardi di dollari, giustamente osserva (enfasi mie):
“…i lobbisti e gli oligarchi che stanno discutendo sul trattato non ci lasciano del tutto a digiuno di notizie: anzi quelle destinate a prendere per il naso le opinioni pubbliche non mancano mai nel menù e vengono anzi raccomandate per la più ampia diffusione.
…viene fatto sapere con trionfale faccia tosta che il Trattato transatlantico farà aumentare addirittura di 100 miliardi dollari il Pil complessivo dei Paesi Ue e degli Usa.
…le persone sono state educate negli ultimi decenni ad aspettarsi asserzioni e non spiegazioni, anzi a ritenere apprezzabili le prime e inutili le seconde.
…100 miliardi di dollari sono grosso modo… lo 0, 22% del Pil complessivo Usa + Ue. Un’inezia, una quantità così piccola da non determinare alcun cambiamento pratico e da rientrare nel margine di errore statistico per cui non è nemmeno dimostrabile.
In pratica da New York ci stanno dicendo, facendosi beffe di noi, che il Trattato serve a poco o nulla in vista della famosa crescita.”
In effetti, se nonostante il presumibile ottimismo pregiudiziale con cui hanno calcolato i benefici attesi non è stato possibile, decentemente, indicare altro che questo risibile 0,22% del PIL complessivo, allora è evidente che il contributo del Trattato alla crescita della ricchezza generale è nullo; e che a dispetto di quanto viene sostenuto le sue finalità sono altre: chiedere, in caso di dubbi, alle multinazionali – a beneficio delle quali è stato concepito.
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