A scuola dalle lobby
di FERDINANDO ALLIATA (Cobas scuola)
Testo tratto da I test Invalsi. Contributi a una lettura critica, a cura del Centro Studi per la Scuola Pubblica, 2013
Il copione è sempre lo stesso: per fiaccare le eventuali resistenze che potrebbero ostacolare il radioso avanzare di un supposto progresso e di una discutibile modernità (insomma le “ideologie dominanti” di gruppi di pressione capaci di condizionare le decisioni politiche) si comincia col colpire l’immagine di intere categorie sperando di sgretolarne la compattezza e frammentarne gli interessi. Così pubblici dipendenti “fannulloni” (Renato Brunetta), giovani “bamboccioni” (Tommaso Padoa Schioppa) o “choosy” (Elsa Fornero), studenti “sfigati” (Michel Martone), pensionati “privilegiati e parassiti” (in troppi ne straparlano per poterli elencare), “docenti corporativi contro gli studenti” (Mario Monti) diventano macchiette contro cui indirizzare il ludibrio popolare.
Ma non dimentichiamoci che è già a partire dalla metà degli anni ’90, quando Attilio Oliva, attuale presidente di TreeLLLe, era “soltanto” il responsabile scuola di Confindustria, quando l’”indipendente” Giancarlo Lombardi, ex vicepresidente di Confindustria, era ministro dell’allora Pubblica Istruzione, che diventa sempre più soffocante l’interesse diretto del sistema imprenditoriale italiano nei confronti della scuola, quella scuola che, come titolava allora “Le Monde Diplomatique”, diventava “Il grande affare del XXI secolo. Tecnocrati e industriali progettano il futuro”. Un grande affare che per potersi realizzare doveva rimodellare in profondità l’intero sistema scolastico attraverso un disegno privatistico che, come è noto, si è concretizzato con l’autonomia scolastica: ogni scuola autonoma, e “correttamente” dimensionata (d.P.R. n. 233/1998), a cui è stata attribuita la personalità giuridica (art. 21 della l. n. 59/1997), elabora una specifico prodotto, “il piano dell’offerta formativa” (art. 3, comma 1, del d.P.R. n. 275/1999), che offre a potenziali clienti (studenti e famiglie) con cui stipula un “contratto formativo” (d.P.C.M. 7/6/1995) e sottoscrive un “Patto educativo di corresponsabilità” (art. 5-bis d.P.R. n. 249/1998).
È l’avvio dell’assedio della didattica, “della libertà d’insegnamento garantita a ciascun docente” (art. 7, comma 2, d.lgs. n. 297/1994), “intesa come autonomia didattica e come libera espressione culturale” (art. 1 d.lgs. n. 297/1994): nascono il Progetto educativo d’istituto col Ccnl 1995, “sospeso” dal Tar proprio perché non rispettoso della libertà d’insegnamento, e quindi il Piano dell’offerta formativa col Regolamento sull’autonomia del 1999, che sfugge alle censure perché prevede, ipocritamente, il “riconoscimento” delle opzioni di “gruppi minoritari”.
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