Il nuovo QE di Draghi: l’istigazione al consumo senza lavoro
Di Nicola Di Cesare (Ars Cagliari)
La BCE rilancia sul Quantitative Easing, paga le banche per prendere i suoi soldi creati dal nulla a patto che queste non li riparcheggino nei forzieri della stessa BCE (se non pagando) e che li usino non per comprare titoli di Stato ma per fare credito a imprese e famiglie.
Non posso credere che un economista esperto come Mario Draghi non sappia che in condizioni di trappola della liquidità (vi ricordate Keynes?) nessuna banca e nessuna impresa ha il potere di incentivare gli investimenti in presenza di incertezza dinamica della domanda aggregata; ma allora perché ha dato il via a questa sciocchezza?
Come si pretende che le imprese possano puntare su un incremento della produzione per poi dover tenere in magazzino le loro merci invendute?
Come si pretende di vedere innalzare il tasso di inflazione a quel seppur misero +2% che dovrebbe essere l’obiettivo statutario della BCE, senza abbattere considerevolmente il tasso di disoccupazione ?
Non è credibile che uno che ha studiato alla scuola di Federico Caffè e (quasi) collega di studi di Acocella non sappia che la natura della moneta è endogena. Una caratteristica che in assenza di domanda deve necessariamente essere mediata da investimenti allo scoperto, una manovra che solo gli Sati sovrani sono in grado di guidare in un contesto in cui le imprese non hanno convenienza a investire perché la struttura della distribuzione dei redditi non sorregge più la domanda aggregata (indice del Gini crescente).
In assenza dell’intervento statale (pareggio di bilancio e banca centrale perfettamente indipendente), la Quantità di moneta in “movimento” cioè sottoposta a una determinata velocità di transazione è determinata unicamente dalla domanda di moneta bancaria che a sua volta è spinta dalla domanda aggregata (la legge del Say è una baggianata per gonzi al pari della teoria quantitativa della moneta).
Se questa domanda di moneta è sorretta da una solvibilità sistemica, a sua volta garantita dalla creazione di reddito derivante dalla produzione di valore aggiunto (prestiti per investimenti produttivi), essa può definirsi sostenibile; se invece è determinata da un credito illimitato e incondizionato finalizzato solo al consumo di beni essa non crea moneta aggiuntiva ma la distrugge in quanto tali beni sono acquistati da economie esterne (import).
Il debito, i soldi facili, non possono pertanto essere così stupidamente confusi con il reddito da lavoro.
Viene il fortissimo sospetto che Draghi lo sappia benissimo e che dunque l’intenzione sia quella di sorreggere ancora una volta la spesa a debito delle famiglie distruggendo ricchezza. Il giochetto sa che funziona e per i veri padroni della BCE (i Tedeschi) è un modo efficace per sostenere la domanda dei loro prodotti e la loro industria ma che avrà (si sta già verificando) l’effetto di ingigantire il debito estero, soprattutto intraeuropeo, delle economie del sud Europa già pesantemente minate da forti squilibri di bilancia.
L’unico risultato sarà quello di spingere le economie nazionali in difficoltà verso l’insolvenza del debito privato estero e dunque realizzare la via bancarottiera all’unità feudale Europea, sul modello già sperimentato con “pieno successo” in Grecia.
Forse è questo il vero obiettivo, mai dichiarato, della BCE.
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