Atto Costitutivo e Statuto del Fronte Sovranista Italiano
La prima parte della bozza per l’assemblea nazionale dell’ARS (Roma, 5 giugno 2016).
Il giorno 5 giugno 2016 in Roma, Via Simone De Saint Bon n. 19, presso il Teatro dell’Angelo, alle ore 10:00, si sono riuniti i cittadini italiani iscritti alla “Associazione Riconquistare la Sovranità” (in breve ARS), C.F. 90040760663, i quali deliberano di costituire l’associazione denominata “FRONTE SOVRANISTA ITALIANO” (in breve FSI) ed approvano la seguente
DICHIARAZIONE COSTITUTIVA:
nel ripercorrere l’attività e l’impegno prodigati in quattro anni di vita associativa, i presenti constatano che l’ARS ha raggiunto lo scopo sociale di aggregare un numero rilevante di cittadini. L’ARS, dispiegando l’attività di militanza, ha diffuso le idee sovraniste e presentato le sue analisi e proposte come elemento di una coscienza critica per un movimento di opposizione all’Unione europea, organizzazione internazionale che ha pressoché estinto la nostra sovranità economica e politica e con essa la democrazia. Avendo dimostrato capacità di azione, di crescita, di durata e di radicamento in gran parte delle regioni italiane, l’ARS è pertanto pronta a dar vita ad una frazione politica della futura Alleanza sovranista destinata a rivoluzionare la politica nazionale.
I governi che, da almeno venti anni, sono espressione del partito unico delle due coalizioni liberiste ed eurounioniste, infatti, proseguono con una politica depressiva volta all’ostinata e assurda difesa dell’euro e con esso dell’Unione europea.
La moneta unica, utilizzata da paesi con strutture produttive, tassi di inflazione e di interesse disomogenei, unita alla libera circolazione dei capitali, ha favorito il formarsi di squilibri commerciali che, allo scatenarsi della crisi, prima finanziaria e poi economica, si sono potuti fronteggiare soltanto tramite lo strumento residuale rimasto in capo ai governi, ovvero quello delle cd. riforme del mercato del lavoro, visti i crescenti vincoli alla politica fiscale sanciti a partire dal Trattato di Maastricht e cristallizzati con la riforma dell’articolo 81 della Costituzione, che ha introdotto il principio del pareggio di bilancio strutturale nel nostro ordinamento.
Tali riforme hanno portato ad una progressiva compressione dei diritti dei lavoratori, con il fine di ridurre il loro salario reale, lasciando che i paesi dell’area euro competessero tra loro riducendo la domanda interna. Si è così innescata una crisi ancora più profonda e durevole nei paesi dell’area periferica, data l’impossibilità, all’interno dell’Unione europea, di adottare efficaci misure di politica economica e stante l’assoluta refrattarietà dei paesi dell’area centrale a sostenere la domanda e la crescita dei salari. La politica deflazionistica ha conseguentemente colpito ampi settori e categorie di piccoli professionisti, imprenditori e artigiani, che vivono di domanda interna.
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