Il Gioco Unionista
di Nicola Di Cesare (FSI Cagliari)
Secondo quanto definito in seno alla nota Teoria dei Giochi, il contesto attualmente definito dall’Unione Europea dovrebbe essere ricompreso in uno dei casi classici di gioco non cooperativo.
Non solo la sua definizione normativa ne asserisce la sostanza non collaborativa ma essa è testimoniata anche dall’osservazione diretta della genealogia e della cronologia delle decisioni adottate all’interno del gioco dai vari giocatori.
In termini puramente classificatori l’Unione Europea dovrebbe rappresentare un gioco competitivo (non cooperativo) a “Utilità Trasferibile” o con pagamenti laterali, nei quali esiste un mezzo, il denaro o altro, per il trasferimento dell’utilità, ripetuto nel tempo (ad ogni esercizio solare).
Contrariamente, i giochi cooperativi (di coalizione) definiti dagli studi di John von Neumann e Oskar Morgenstern1 si caratterizzano per il fatto che una coalizione di giocatori può esistere se e solo se si verificano due condizioni relative alla distribuzione delle vincite tra i suoi membri e cioè:
A) Qualunque ipotesi di spartizione dei “guadagni” conseguibili tra i giocatori non appartenenti alla coalizione è inferiore alla spartizione dei “guadagni” effettuata tra i giocatori appartenenti alla coalizione;
B) non esiste nessuna ipotesi di spartizione dei guadagni all’interno della coalizione superiore a quella definita naturalmente all’interno della coalizione stessa.
Ciò significa che l’insieme rappresentato dall’ “Unione dei giocatori” è vincente in quanto la più remunerativa ed efficiente così che tutti aspirano a farne parte; essa è in oltre priva di conflitti generabili da soluzioni alternative.
Secondo la teoria, nel caso non cooperativo dell’Unione Europea i giocatori non possono stipulare accordi vincolanti (anche normativamente), indipendentemente dai loro obiettivi, pertanto i giocatori, in base alle loro convinzioni o conoscenze del campo di gioco attuano un comportamento razionale individuale chiamato “Strategia del massimo”, soluzione definita da John Nash con il suo Equilibrio di Nash2.
In questo caso ogni giocatore persegue sempre la strategia più vantaggiosa per se stesso ed esiste all’interno del gioco una strategia che presenta il massimo guadagno per tutti i giocatori chiamata “Punto di equilibrio in strategie miste”.
Il gioco Unionista è anche un gioco ripetuto“a informazione completa” nel quale tutti i giocatori sanno in quale punto dell’albero delle decisioni si trovano, conoscono la gerarchia di tutti i “pay off” (guadagni), conoscono la storia delle decisioni passate prese da ogni giocatore e conoscono pienamente il contesto di gioco.
Definite le caratteristiche del gioco Unionista sorgono spontanee alcune domande.
Considerato che tutti i giocatori:
- sanno quali sono le decisioni prese in passato dai propri avversari
- conoscono i propri possibili guadagni e dunque le perdite in funzione delle proprie decisioni
- che i giocatori non rispetteranno accordi vincolanti dal momento che esistono dei trattati scritti sull’acqua che tutti hanno violato e che nessuno ha interesse a rispettare
Cosa spinge alcuni paesi a non perseguire strategie che massimizzino i propri interessi ?
L’evidenza dei fatti, seppur mascherata dunque parrebbe disconoscere l’ipotesi di gioco non cooperativo ma farebbe ricadere il caso nella tipologia di un gioco fasullo nel quale in realtà a prendere le decisioni è uno solo dei giocatori sapendo che le decisioni dei propri avversari sono vincolate dalle proprie sotto la “minaccia” rappresentata dallo scatenarsi della speculazione finanziaria al verificarsi di condizioni ad essa avverse.
In parte è così.
Detto che la teoria riconosce l’Unione Europea, per le sue caratteristiche, come un gioco non cooperativo, dobbiamo considerare quali sono i reali pay off della permanenza dell’Italia e della Germania a giocare all’interno del gioco.
Per ovvi motivi non espliciterò in questa sede la funzione dei pay off ma possiamo ragionare su questi in termini pratici.
Come sappiamo la permanenza della Germania nella UE è volta a ripetere annualmente le sue performance commerciali che da sei anni la vedono violare i trattati e guadagnare fino ad oggi circa 2000 miliardi di surplus a carico dei suoi “alleati” comunitari, di fatto mettendoli sul lastrico.
Ricordando che in un gioco a somma zero le entrate di un giocatore corrispondono alle uscite di un altro, l’’Italia sarebbe dovuta uscire dal gioco già alle prime avvisaglie di perdita (Uscire dalla UE e dall’Euro).
Allora come si risolve l’anomalia ? Ricorrendo allo schema distributivo; in realtà infatti, i giocatori, che per semplicità abbiamo considerato solo due (Germania e Italia), non sono di tipo individuale ma rappresentano delle squadre all’interno delle quali il sistema distributivo dei pay off dei singoli componenti della squadra (classi sociali) garantisce solo ad una di esse un guadagno certo a scapito delle restanti.
A questo punto si può comprendere come la funzione dei pay off del gioco “Unione Europea ad Eurozona” si può scindere in due sottofunzioni correlate delle quali una guadagna sempre (come in un gioco cooperativo) e l’altra perde sempre.
In questo schema vengono spiegate tutte le decisioni apparentemente incomprensibili prese dalle classi dirigenti dei due paesi quali la costante diminuzione dei salari, l’aumento della sottoccupazione (in germania) e della disoccupazione (in Italia), il pesante spostamento della quota salari verso la remunerazione del capitale, la delocalizzazione di ampie fette di produzione verso i paesi emergenti, la deflazione che aggrava le situazioni debitorie di Stati, imprese e cittadini.
Tutto ciò tuttavia colpisce le classi salariate, va a incrementare la ricchezza finanziaria dei detentori di capitale fisso e di capitale finanziario.
Al termine di questo gioco, i salariati saranno ridotti a lavorare per il solo cibo, le piccole imprese il cui unico capitale è il lavoro per la produzione del lavoro saranno fallite e gli stati sovrani indebitati al punto tale da dover dichiarare fallimento e cedere tutti i propri asset (diritti compresi) ai detentori del capitale.
L’anomali del gioco Unionista quindi alimenta i propri pay off attraverso un costante e sistematico spostamento di ricchezza all’interno della stessa funzione dei pagamenti dei due giocatori.
Secondo Nash, questo gioco dovrebbe avere anch’esso un punto di equilibrio in strategie miste ma la teoria dei giochi non considera il caso in cui il monte pay-off sia limitato in un gioco ripetuto.
In questo gioco non esiste punto di equilibrio (falsificando così la teoria di Nash) ma un punto di rottura che si otterrà con l’esaurimento della capacità di pagamento delle sottoclassi perdenti di ogni giocatore.
La sottoclasse che attualmente accusa un chiaro segnale di esaurimento della propria capacità di sostenimento del gioco è quella salariata Italiana.
L’Italia, o meglio il suo sistema bancario privato, deve al sistema Target 2 circa 230 miliardi di deficit commerciale. Gli oltre 300 miliardi di sofferenze bancarie (i dati forniti come certi pare che non siano mai tali), nel paventare il fallimento del sistema del credito nazionale mettono a rischio i crediti (del sistema bancario) della Germania.
Un fallimento del credito Italiano corrisponderebbe alla contestuale insolvenza del credito Tedesco; Ciò determinerà la fine del gioco ma resta da capire chi avrà interesse a uscirne prima.
In un gioco classico l’Italia dovrebbe uscire e tornare a una moneta nazionale controllata dal tesoro passando per una prevalente nazionalizzazione del suo sistema bancario e il ripristino della legge bancaria; chi si interessa di questi problemi sa il perché e non ho qui lo spazio per spiegarlo.
Come detto però, questo costituirebbe un guadagno per i soli salariati e una perdita secca per i detentori di capitali.
Il caso della Germania è diverso. Ai detentori di capitali della Germania conviene:
- Restare nell’Euro fino a quando tutti i suoi crediti non saranno ripagati dai debitori
- Restare nell’Euro anche in caso di uscita dell’Italia per impedire una rivalutazione della sua valuta nazionale (Euro o Marco)
Non conviene restare nell’Euro nel caso in cui:
- Per tenere in piedi la moneta unica dovesse accollarsi il peso della mutualizzazione del debito sovrano Italiano senza poterne controllare i conti, in sostanza senza poter far sedere i propri ministri sulle poltrone di Roma e senza poterne controllare il parlamento.
- Per mantenere la stabilità dell’Euro debba affrontare decenni di rendimenti reali negativi sui titoli di stato poliennali (cosa che sta già accadendo).
- L’Euro e la UE continiuno ad esistere senza la Germania ma vincolati dai debiti nei confronti della stessa e con un cambio ad essa agganciato.
Questa ultima ipotesi non è affatto peregrina ed è quella che a ben vedere nel medio periodo potrebbe garantire il massimo pay off al capitalismo teutonico.
Ma c’è un’altra ipotesi di rottura del gioco ed è quella che afferisce appunto alla sottofunzione distributiva tra le classi sociali.
Fino ad oggi a prendere le decisioni è stata solo una delle sottoclassi di entrambi i giocatori, quella dominante.
A prendere coscienza del proprio potere dovrebbe essere la sottoclasse dominata e uscire dal gioco rompendo lo schema distributivo della funzione dei pay-off imposta dalla sottoclasse dominante.
A quel punto per Unione Europea ed Euro si potrebbe davvero preparare una sobria cerimonia funebre, attinente al credo del rigore ordoliberista: cassa di legno e fossa in affitto.
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1 John von Neumann, Oskar Morgenstern (1944): Theory of Games and Economic Behavior, Princeton University Press; terza ed. 1953.
2 John Forbes Nash (1950): Equilibrium points in n-person games, Proceedings of the National Academy of the USA
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