Il nostro mondo, valle del fare anima
di JOHN KEATS (1795-1821)
Supponiamo che una rosa provi sensazioni. Un bel mattino, essa fiorisce e gode di se stessa; poi, però, sopraggiunge un vento freddo e il sole si fa ardente. La rosa non ha scampo, non può eliminare i suoi travagli nati con il mondo: allo stesso modo, l’uomo non può essere felice ignorando che quei travagli esistono, e gli elementi materiali prenderanno il sopravvento sulla sua natura. I corrotti e i superstiziosi chiamano comunemente il nostro mondo “valle di lacrime”. Da questa valle dovremmo essere liberati grazie a un certo arbitrario intervento di Dio e condotti in cielo: che pensiero limitato e mediocre!
Chiamate il mondo, vi prego, “la valle del fare anima” (the vale of Soul-making) e allora scoprirete qual è la sua utilità (…) Dico fare anima intendendo per “anima” qualcosa di diverso dalla “intelligenza”. Possono esistere milioni di intelligenze o scintille della divinità, ma esse non sono anime fino a quando non acquisiscono identità, fino a quando ognuna non è personalmente se stessa. Come possono, dunque, queste scintille che sono Dio acquisire identità al punto tale da ottenere la beatitudine propria di ciascuna esistenza individuale? In quale modo, se non attraverso la mediazione di un mondo come questo?
Chiamerò il mondo una scuola istituita per insegnare ai bambini a leggere, il cuore umano il sillabario usato in quella scuola e l’anima, fatta da quella scuola e dal sillabario, il bambino che sa leggere. Il cuore non è solamente il sillabario ma anche la Bibbia della mente, l’esperienza della mente, il seno dal quale la mente, o “intelligenza”, succhia la sua identità. Quanto varie sono le vite degli uomini, altrettanto lo diventano le loro anime; e così Dio, con le scintille della sua essenza, trasforma gli individui in anime, in anime con un’identità.
Lettera a George e Georgiana Keats, 14 febbraio-3 maggio 1819
(traduzione di Giampiero Marano)
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