Appello agli operai!
di LUCA MANCINI (FSI Roma)
È alla classe operaia che è rivolto questo appello!
O quantomeno a ciò che rimane di essa, visto che negli ultimi vent’anni è stata duramente flagellata da folli riforme, in nome di quel mostro che comunemente viene chiamato: “flessibilità”.
Tale aberrante parola è il nemico principale della classe operaia, perchè se per il capitalista significa “libertà di poter disporre a proprio piacimento della manodopera”, per l’operaio essa è sinonimo di “precarietà” e “scarsi diritti”, nonché di “retribuzione iniqua”. Oggi giorno, ormai, le grandi aziende che assumono direttamente operai senza l’intermediazione di agenzie interinali o cooperative sono praticamente inesistenti. I diritti degli operai e la loro equa retribuzione vengono considerati un peso inutile dai capitalisti. A questi ultimi non interessa quanto siate competenti, bravi, rispettosi ed educati, per loro l’unico valore che avete è la vostra scarsa retribuzione e la vostra condizione di forte subalternità rispetto a loro.
Il FSI è un partito interclassista, ma fa appello alle forze produttive del Paese per abbattere il regime degli speculatori, e voi, operai, costituite l’avanguardia di tali forze. Voi che vi spaccate la schiena per regalare un sorriso ai vostri figli, voi che fate turni di 10 ore non equamente retribuiti, voi che vi alzate per andare a lavoro quando chi specula va a dormire!
Al centro del programma politico del FSI c’è il lavoro stabile. Stabilità, questa parola che per il capitalista suona come sinonimo di “vincolo”, “regole”, “controlli”, per l’operaio è sinonimo di “libertà” e “sicurezza”. Sono la stabilità e la sicurezza del vostro lavoro che vi rendono liberi! Liberi di poter comprare un’auto, una casa, di fare un viaggio, di poter chiedere che i vostri diritti vengano rispettati. Il FSI vuole abbattere il regime terroristico della flessibilità, per creare quello della stabilità!
Chi vi dice che la flessibilità è il progresso, sta affermando la più spudorata delle menzogne! Come può esserci progresso in un regime in cui le condizioni socio-economiche dei cittadini peggiorano quotidianamente? Come può esserci progresso dove non c’è più libertà? Diffidate di questi personaggi, sono gli stessi che vi tengono sottopagati e schiavi!
Il sindacato, dal canto suo, ha perso la cognizione di essere lo strumento principe di lotta per i diritti dei lavoratori. Esso era nato per questo, ma evidentemente l’ha dimenticato. Il sindacato dovrebbe lottare, essere impavido e ardire, invece si è chiuso nelle sue stanze, intimorito anch’esso dal regime, con il quale collabora svolgendo compiti che neanche gli apparterrebbero, dando ai lavoratori la carità, portandoli in tribunale a racimolare qualche soldo, invece di condurli nella lotta senza quartiere ai loro sacrosanti diritti. Questo Paese necessita di un sindacato combattivo e ardimentoso.
Voi, operai, risvegliate le vostre combattive coscienze, è giunta l’ora! Non cercate di giustificare con assurde scuse chi vi sottopaga, poiché non vi sta regalando nulla, siete voi che gli regalate il vostro sudore! Aiutateci a porre fine a questo regime del terrore, ma soprattutto aiutateci a costruire quello della libertà e della sicurezza!
Viva la Repubblica Sovrana!
Caro Luca, l’articolo è ottimo, come sempre. Tuttavia mi sento di segnalare che piuttosto che “interclassista”, il FSI è per lo “Stato pluriclasse” consacrato nella Costituzione (l’espressione credo risalga a Massimo Severo Giannini, quello del 1949, ossia quello socialista). Interclassismo è termine che può essere ed è stato storicamente inteso in senso più ampio, comprensivo anche dei rentiers e dei detentori del capitale monopolistico, mentre tu, giustamente, scrivi, di “liberarci dagli speculatori”: il mio appunto, dunque, è meramente terminologico.
Nella Costituzione la rendita non è prevista e anzi il dovere di lavorare, sia pure concepito come dovere morale (art. 4, secondo comma), la previsione di tutte le altre forme di reddito (lavoro subordinato, lavoro autonomo professionale, artigianato e impresa) e la considerazione che ciò che va alla rendita non va agli altri redditi, nonché la “costituzionalizzazione” della legge bancaria del 1936 (art. 47 primo comma) conducono a concludere che la Costituzione imponga una lotta alla rendita (sia finanziaria che immobiliare: vedi infatti i nostri due documenti programmatici dedicati alla lotta alle due rendite).
Quanto al “capitale monopolistico”, formula con la quale al tempo dei costituenti si designava anche il capitale propriamente oligopolistico, l’art. 43 della Costituzione, lungi da imporre la “concorrenza”, per le ipotesi in cui esso si sia formato (ossia sia stato generato, per lo più, dalla concorrenza) prevede che sia possibile (la Legge “può”, non “deve”) trasformarlo in monopolio pubblico o collettivo.
Dunque, utilizzerei pluriclasse anziché interclassista, per segnalare che esistono due classi sociali che la Costituzione combatte e delle quali impone o consente l’estinzione. Interclassista, invece, è termine che storicamente ha designato una ipotetica coesistenza armonica tra tutte le classi sociali.
Osservazioni più che giuste. Chiaramente con “interclassista” io volevo includere lavoratori subordinati e autonomi ed escludere i rentiers, come spiegato nell’articolo, ma evidentemente, date le tue osservazioni, il termine è stato utilizzato in maniera impropria e può essere frainteso.