La nascita della tragedia dell’Occidente
Di Luca Mancini (FSI Roma)
Secondo il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche la natura dell’uomo si compone di due spiriti: l’apollineo e il dionisiaco. Il primo prende il nome dal dio greco Apollo, divinità delle arti e della scienza che illumina l’intelletto, esso pertanto rappresenta la razionalità umana che cerca di dare ordine al mondo, cioè cerca di creare forme e categorie armoniose e razionali entro le quali comprendere tutta la realtà. La sua creazione più riuscita è la scultura greca che, attraverso il razionale canone di Policleto, rappresenta il raggiungimento di forme perfette e di una bellezza ideale. Invece, lo stato in cui l’apollineo si manifesta è il sogno, perchè esso è una creazione artistica perfetta dell’intelletto. Siamo tutti artisti dei nostri sogni e li creiamo talmente tanto perfetti che ogni volta ci inganniamo e ci convinciamo che quella sia la realtà.
In fondo lo spirito apollineo, secondo Nietzsche, fa questo: ci illude, cerca di dare un ordine e una razionalità alla vita, che invece è la manifestazione assoluta del caos e dell’irrazionalità. Ovviamente tutto ciò è una mera illusione, il sogno non è reale e tanto meno lo è la scultura greca, che nonostante la sua perfezione e bellezza ideale rimane pur sempre una statua, ma queste illusioni, nell’ottica del filosofo tedesco, ci servono per tollerare quotidianamente l’irrazionalità della vita, altrimenti l’uomo comune perirebbe dinanzi al caos quotidiano.
Lo spirito dionisiaco, invece, prende il nome dal dio greco Dioniso, divinità del vino, dell’estasi e della liberazione dai sensi. Esso naturalmente rappresenta la parte irrazionale dell’uomo, la cui opera più riuscita è la musica, poiché quest’ultima, a differenza delle arti figurative, non è mediata dall’intelletto: non esiste un canone di Policleto della musica, che ci dice qual è il modo migliore per disporre le note sul pentagramma. La musica è una creazione artistica totalmente irrazionale, un linguaggio che, come sosteneva Schopenhauer, mette direttamente in contatto due anime: quella di chi la scrive e quella di colui che la ascolta. Invece, lo stato in cui il dionisiaco si manifesta è ovviamente l’ebbrezza. L’uomo ebbro, infatti, è in pace con sé stesso e con ciò che lo circonda, esso si sente finalmente in sintonia con la natura e partecipe del creato. È in questo stato che lo spirito dionisiaco riconosce la totale irrazionalità della vita e la accetta, ma questo non lo abbatte, anzi genera in lui uno slancio vitale di proporzioni enormi che lo porta a godere del caos che lo circonda.
Secondo Nietzsche, il problema della società occidentale sta nel fatto che gli uomini hanno costantemente represso il proprio spirito dionisiaco e continuano a farlo. Il nostro filosofo individua l’inizio di tale dramma nell’antica Grecia e più precisamente nella tragedia greca di Euripide.
Le tragedie di Eschilo e Sofocle, predecessori di Euripide, godevano di un apprezzabile e delicato equilibrio tra spirito apollineo e dionisiaco, poiché il primo era rappresentato dagli attori che mettevano in scena una performance artistica illusoria, mentre il secondo era valorizzato dalla presenza del coro e quindi della musica. Il loro successore, invece, svaluta pesantemente il ruolo del coro, il che equivale, per Nietzsche, allo svalutare la componente irrazionale della vita e creare un’opera che sia tutta razionale e non nutra minimamente una delle due parti di cui è composto l’uomo. Tuttavia, il filosofo tedesco non accusa il tragediografo di essere l’autore del dramma che attanaglia la società occidentale. Egli non è altro che l’esecutore delle idee di qualcun altro, qualcuno di cui egli era intimamente amico, ossia il filosofo Socrate. Per Nietzsche è lui il colpevole della tragedia occidentale, l’iniziatore del pensiero razionale-scientifico che cerca di comprendere tutto quanto esclusivamente attraverso la ragione, ossia attraverso lo spirito apollineo, relegando ai margini il dionisiaco, una parte importante dell’uomo.
Se Socrate è colui che pronuncia la sentenza, il cristianesimo con la sua “morale degli schiavi”, come la definisce il filosofo tedesco, ne è indubbiamente l’esecutore. Quest’ultimo valorizzando idee come la compassione, l’umiltà, la rassegnazione e l’uguaglianza verso il basso ha inferto il colpo mortale al dionisiaco, condannando gli eccessi e lo slancio vitale di cui esso è naturale portatore. Inoltre, attraverso la promessa di una vita migliore nell’aldilà, i “predicatori di morte” (così Nietzsche definisce gli ecclesiasti) hanno svalutato pesantemente la vita terrena, rendendola una penosa sala di attesa.
La società occidentale è marcia perché reprime costantemente una parte dell’uomo, quella parte in grado di generare uno slancio vitale e specifiche virtù necessarie per rendere questo mondo migliore, quali: la magnanimità, il coraggio e la capacità di eccellere.
Dunque voi che desiderate una società migliore abbiate il coraggio di ascoltare e coltivare il vostro spirito dionisiaco!
Viva la Repubblica sovrana!
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