Documentario: la propaganda dello Stato Islamico
Non ho stima di Saviano e i suoi commenti, che si ascoltano nel documentario, sono spesso superficiali, anche se complessivamente accettabili, rispetto alle sciocchezze che sistematicamente si scrivono sul tema. E’ vero, in particolare, che lo Stato Islamico non è un fenomeno religioso, sebbene Saviano erri quando afferma che si tratta di fenomeno criminale. Lo Stato Islamico è un progetto e un fenomeno politico-militare, con ideologia apocalittica, di durata secolare (stando al progetto), violento come il maoismo, come la NATO, come l’Esercito Siriano, come l’Esercito Russo, come le Unità di mobilitazione popolare sciite, come l’Esercito Siriano Libero, come tutte le fazioni dell’Esercito della Conquista, come tutti gli eserciti di entità, statali o parastatali, che nella storia hanno espresso una volontà di potenza, anche se, per ora e forse per sempre, meno potente di alcuni degli esempi citati. Che un esercito di volontari come quello dello Stato Islamico attiri molti criminali, promettendo ad essi una vita e una morte “epiche”, anziché la vita disperata di sempre, e si finanzi anche tramite crimini (ma le “estorsioni” sono imposte) non toglie che esso attiri anche molte persone comuni, alle quali promette di sottrarle alla vita grama di sempre; e non dubiterei che lo Stato Islamico attiri anche qualche giovane di valore, come sempre accade in questi casi. La guerra non è mai uno scontro di buoni contro cattivi, di criminali contro onesti, di violenti contro pacifici, di civili contro incivili. E’ uno scontro tra parti, che hanno cultura, visioni, volontà e interessi confliggenti.
Il documentario è comunque bello e val la pena di vederlo (SD’A)
L’unico valore che può avere un combattente straniero attirato da certe immagini di esecuzioni e quello sul campo non di certo morale, come per il bicchiere mezzo pieno le guerre non producono solo infami come questi blasfemi de l’Islam, la cui fortuna che li tiene ancora in vita e il gioco delle parti infinito in Siria tra vari interessi esteri, ma anche un’infinità di eroi e gesti di umanità come l’ufficiale della wermacht che a Stazzema prima dell’arrivo delle brigate nere cercò di avvisare più persone per salvarle, quindi non solo putridi assassini che, come dici giustamente tu, sono presenti in tutte le fazioni ma che questi indegni, generati indirettamente da l’invasione USA del 2003, ne fanno pure un vanto per attirare psicopatici presenti nelle nostre terre. Infangando oltretutto l’islam stesso.
Caro Massimiliano,
forse hai scritto di fretta, comunque non ho capito il senso del tuo commento.
Cerco allora di spiegare ciò che forse non era chiaro del mio e anzi ciò che era presupposto.
Per decidere di combattere (o di agire senza tener conto della possibile ostilità di) un popolo che esprime un governo che ha ucciso un milione di iracheni, ossia un trentaduesimo della popolazione irachena, quindi un popolo che ha espresso un governo che ha decapitato con le bombe decine di migliaia di persone e che ne ha bruciate vive altre decine di migliaia e che ha sventrato migliaia di donne in cinta sempre con le bombe e che ha embargato l’Iraq per dieci anni facendo scendere di alcuni anni la vita media, per di più per decidere di farlo avendo a disposizione un numero di armi enormemente inferiore a quelle statunitensi (la Russia, che sta prendendo coraggio, è molto ma molto ma molto più cauta), bisogna esprimere una violenza per forza enorme: spaventosa. Altrimenti devi accettare di soccombere e sottometterti. La verità è che il loro progetto è irrealizzabile. Ma accusarli della quantità di violenza quando combattono contro gli USA, la Russia, l’Iran, la Turchia, i curdi socialisti, Assad, e tutte le formazioni islamiste siriane che combattono contro Assad è assurdo. Loro la violenza la fanno vedere, perché devono mostrare che sono pari ai loro nemici. Ma che fine credi che facciano i guerrieri dell’IS catturati dai nemici, russi, assadisti, islamisti, dalle milizie sciite irachene, ecc. ecc.? Secondo me finiscono tutti uccisi dopo essere stati torturati. Guantanamo è la cosa migliore che possa ad essi capitare. L’unica differenza è che l’IS certe cose le fa vedere. Comunque credo sia indiscutibile che l’IS ancora non ha espresso un miliardesimo della violenza espressa da Mao tse tung o dai coloni negli stati uniti contro i pellerossa, ossia della violenza sulla quale sono fondate la Cina e gli Stati Uniti. Qui non si tratta di difendere l’IS, figuriamoci, un non credente come me sarebbe da loro immediatamente ucciso – si tratta di essere freddamente intelligenti e di non cadere nella propaganda statunitense, russa, iraniana, di hezbollah, curdo socialista o di La Repubblica (che è quella statunitense) ecc. ecc.: quelli dell’IS non sono più o meno violenti o cattivi di quelli di Al Nusra o dei mercenari iraniani o dei guerrieri di Jhais al islam o di quelli di Hezobollah, o dei piloti statunitensi o dei piloti russi o dei membri dell’ELS, ecc. ecc. Questa banale verità è evidente a chiunque voglia ragionare. Ma la propaganda, ormai la sappiamo, procede con la reductio ad Hitlerum. E i più ci cascano sempre.
Leggendo questo splendido blog di Davide Grasso, che combatte con i curdi socialisti e quindi combatte militarmente contro l’IS, scopri quanto sia grande il consenso della gente nei confronti dello stato islamico, persino nei territori dominati dai curdi socialisti. Io credo più all’onestà di Davide Grasso – io ho letto tutti i resoconti scritti prima che Davide Grasso rivelasse con il video di essere un combattente-, il quale riporta ciò che sente e vede e che combatte contro l’IS e lo disprezza ideologicamente, anziché al Corriere della sera a il manifesto o a Sputnik Italia (che tuttavia qualche giorno fa ammetteva che la popolazione di Aleppo che sta nella zona controllata dai ribelli considera i ribelli come liberatori: la popolazione sunnita dell’altra parte della città la pensa diversamente?: l’articolo è intitolato “La Russia confina con la Siria”): https://quieteotempesta.blogspot.it/