Piaggio. Basta con delocalizzazione e contratti di solidarietà
di CONTROPIANO (Redazione)
Dal 2011 la Piaggio ha delocalizzato in Vietnam e India, inizialmente solo per la produzione destinata al mercato asiatico, ma dallo scorso anno anche per il mercato europeo. Il risultato è che il Medley, lo scooter ultimo nato con la più alta tecnologia, viene prodotto tutto in Vietnam ma venduto in Europa.
Per questa feroce delocalizzazione aziendale, avallata da Fiom, Fim e Uilm, i lavoratori italiani degli stabilimenti di Pontedera (circa 2.800 fra impiegati e operai) ed Aprilia (circa 500) sono da tempo sotto ammortizzatori sociali. Grandi le ripercussioni anche sull’indotto, che ha visto una grave emorragia di posti di lavoro.
Dal 2011 in Piaggio manca un piano industriale ed è scaduto il contratto di secondo livello. A Pontedera 200 lavoratori sono in part time verticale per 7 mesi (da marzo a settembre) e poi vengono mandati a casa, mentre ad Aprilia sono stati pesantemente falcidiati i posti di lavoro.
Inoltre la presenza di cooperative esterne, l’inserimento di lavoratori occasionali attraverso la mediazione delle agenzie interinali, hanno determinato una condizione di frammentazione produttiva e di instabilità che spesso trasforma in un inferno la vita di centinaia di lavoratori, costretti a lunghi periodi di inattività senza alcun reddito.
Ma il Gruppo Piaggio, che ha l’80% del mercato delle due ruote in Italia, è in attivo dal punto di vista dei bilanci e produce utili per gli azionisti, chiede ancora ammortizzatori sociali dal prossimo febbraio 2017.
Domani, alla riunione della RSU dello stabilimento di Pontedera, l’USB Lavoro Privato ribadirà la sua posizione. Non si possono garantire solo gli interessi degli azionisti e del gruppo: anche i lavoratori, che in questi anni hanno perso salario e occupazione, vanno tutelati. Secondo l’USB Lavoro Privato, è dunque inaccettabile un ennesimo contratto di solidarietà, solo a vantaggio dell’azienda, ed è inoltre indispensabile portare la questione della Piaggio al ministero dello Sviluppo Economico per aprire una vertenza su tutto il comparto delle due ruote e del suo indotto, un intero settore produttivo che non può più essere abbandonato a se stesso.
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