La Chimera del Fiscal Compact: in cerca di un leader
di GUSTAVO PIGA
Questo impressionante grafico è stato meritoriamente pubblicato nel testo della Audizione di ieri del Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio nell’ambito dell’attività conoscitiva sul DDL recante bilancio di previsione dello Stato per l’anno 2017 e bilancio pluriennale 2017-2019.
Mostra come si è evoluta nel tempo la posizione fiscale del Governo Renzi (in ordinata) in funzione dell’andamento del ciclo economico (in ascissa).
Nel primo grafico, la freccia arancione mostra come dal 2015 al 2017 la fase negativa dell’economia, pur rimanendo, si è andata a smorzare (“output gap” negativo ma sempre più piccolo in valore assoluto).
La freccia viola mostra il contendere con Juncker: Renzi chiede, nella manovra di bilancio appena proposta, di poter fare un deficit maggiore di quanto promesso con la Nota di Aggiornamento al DEF di poche settimane fa (“variazione del saldo primario strutturale” più grande) a parità di condizioni del ciclo economico.
Nel secondo grafico mettiamo in risalto un altro aspetto poco sottolineato dalla stampa in tutto questo dibattito: quello della follia europea e del velleitario tatticismo renziano. Nel cerchio verde vediamo come Renzi, che litiga per uno 0,1% di PIL di deficit in più (circa 2 miliardi di euro), si è comunque vincolato per il 2018 e 2019 ad una incredibile manovra di riduzione del deficit tramite un aumento enorme della tassazione. Con le parole dello stesso Presidente dell’Ufficio Parlamentare: “il quadro per il 2018 e 2019 risente del mantenimento della disposizione di aumento delle aliquote IVA nel 2018 e dalla previsione di un ulteriore aumento di 0,9 punti dell’aliquota base nel 2019. Nell’insieme, il gettito associato ammonta a 19,6 miliardi nel 2018 e 23,3 miliardi nel 2019, corrispondenti rispettivamente al 1,1 e all’1,3 per cento del PIL“. Altro che 0,1%! Immaginate esista qualche imprenditore in Italia che voglia oggi investire nella sua azienda in Italia di fronte al rischio che i suoi clienti, i consumatori, si becchino una tale botta di rialzo di IVA? Nessuno. Ecco forse spiegato perché comunque nel 2018 il Governo prevede che l’output gap permanga, con l’economia che si trascinerà in una fase di stanca stagnazione.
Nel grafico viene chiamata “restrizione fiscale prociclica“, un tecnicismo che possiamo così tradurre: “l’idiozia del Fiscal Compact”, che chiede alla politica di aumentare le tasse in una fase negativa dell’economia.
Quello che il grafico non ci dice, è cosa succederà l’anno prossimo quando il Governo presenterò il nuovo Documento di Bilancio (la vecchia Finanziaria, per capirci). Semplice: il Governo Renzi (stella in basso) non aumenterà le tasse nel 2018 (mica è pazzo Renzi in un anno di elezioni!) ma l’economia non migliorerà perché comunque le imprese nel dubbio non avranno investito di più. E per il 2019 cosa annuncerà l’anno prossimo? Oh, facile da prevedere (stella in alto): Renzi sicuramente prometterà di nuovo lacrime e sangue con una super manovra da 30 miliardi per raggiungere quel bilancio in pareggio che assomiglia sempre più a una chimera ma che continua a fare scorribande distruttrici in Europa. Vedremo dunque un triste grafico rosso come quello sotto, a rimpiazzare quello di sopra: segno evidente della fine di Renzi e forse dell’Europa. A meno che il Premier non decida, con coraggio da Bellerofonte, di uccidere la Chimera non firmando il malefico inserimento del Fiscal Compact nei Trattati Europei a gennaio 2018. Ma è facile essere eroi sotto elezioni, meno quando si tratta di salvare veramente l’Europa.
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