Contro il fascino della barbarie/1- L'Afghanistan soppresso
di Claudio Martini
Dedicato a tutte le vittime dell’imperialismo e a chi tentò davvero di combatterlo, comunisti in testa.
Ho letto, come tanti altri, l'articolo di Massimo Fini intitolato "Lettere dal fronte", pubblicato per il Fatto e riportato da questa rivista; in esso l'autore ripropone la propria scelta politica, coerente con il suo profilo culturale, di totale appoggio, ammirazione e -oserei- identificazione con i cosiddetti "talebani" (ṭālibān).
Con questo mio scritto vorrei dare inizio ad una severa critica dell'atteggiamento finiano, inteso come orientamento fra i più diffusi nel movimento anti-imperialista. Stiamo parlando di una concezione che, rimossi gli scrupoli universalisti con dosi massicce di relativismo etico, opportunamente mascherato da relativismo antropologico, invita all'adesione e al sostegno acritico di tutti i fenomeni che si oppongono al dominio globale degli USA e dell'"Occidente". Tale adesione non si ferma all'ambito geopolitico, ma sconfina nella contaminazione culturale, sotto forma di neanche tanto velati inviti a prendere esempio dai suddetti fenomeni anche per affrontare tematiche d'attualità in occidente. Una simile deriva, e i successivi interventi chiariranno l'opportunità di utilizzare questo termine, si fonda sull'occultamento e sulla mistificazione della realtà. Ho motivo di credere che l'epicentro della mistificazione sia la storia recente e contemporanea di due paesi come l'Iraq e L'Iran, e su di essi si concentrerò l'attenzione dei prossimi scritti.
Tornando all'articolo, esso tratta di cose afghane. è qui che il discorso finiano più spesso ritorna, ed è qui che esso diventa tanto più falso e insidioso. Gli avvenimenti di quel disgraziato paese sono stati oggetti di alcuni dei più tragici travisamenti dell'opinione pubblica occidentale di sinistra, e questi travisamenti riguardano soprattutto quanto accadde negli anni '80. Ciò che ci fu presentato come una guerra di liberazione contro il turpe invasore russo altro non era che una colossale controrivoluzione, una formidabile connection tra armate bianche (o sarebbe meglio dire verdi?), destabilizzazione marca US, interessi pakistani, iraniani e arabo-sauditi, vero e proprio complotto vendutoci come "guerra per la libertà del popo afghano". La causa della patria afghana era altresì difesa dal legittimo governo di Kabul, di cui riproduco ora una piccola, ma significativa testimonianza., di cui lo studioso Enrico Vigna (http://http://www.aginform.org/libro.html) ebbe a dire: "Quanti della nostra gloriosa sinistra avevano mai letto queste parole, questi OBBIETTIVI, queste speranze, che furono poi pagate con il sangue e gli eccidi dei militanti della rivoluzione, delle donne, dei sindacalisti afgani, lasciati miseramente soli… Con il consenso ed il plauso occidentale per i vincitori, i "combattenti della libertà", lo abbiamo potuto vedere tutti, come hanno ridotto un popolo ed un paese."
dal discorso del 9 novembre 1985 di B. Karmal (Segretario Generale del PDPA [partito del popolo afghano] e Presidente del Consiglio della RDA [repubblica democratica dell'Afghanistan]):
… Operai, lavoratori della terra, artigiani: voi siete i capi-saldi della Rivoluzione! Il futuro della rivoluzione è nelle vostre mani callose e forti. La giusta soluzione del problema della terra e dell'acqua nella RDA, nell'interesse dei contadini, con il rispetto dei diritti legittimi degli altri strati è di primaria importanza…
… Illustri personalità della scienza, delle cultura e dell'arte, professori, insegnanti, dottori, ingegneri, architetti, esperti vari, ufficiali dello stato, impiegati e intellettuali! Voi siete la fonte di ispirazione della lotta del popolo e siete i portabandiera della scienza, della cultura, dell'arte e della conoscenza; voi dovrete seminare con generosità la saggezza, l'educazione e la benevolenza nei cuori della gente, e l'infinito amore per il popolo e per la patria rivoluzionaria dell'Afghanistan.
I giovani studenti dell'Università e della scuola sono la fonte dei futuri quadri nazionali del Paese, essi sono i figli dinamici e rigorosi della patria, e verrà prestata grande attenzione ai loro bisogni materiali e morali.
Noi dovremo intensificare la nostra crociata e la lotta contro l'analfabetismo. Il nostro motto è: "Tutto il meglio deve essere posto al servizio dei bambini". Alle generazioni emergenti del paese verrà assicurato tutto il necessario per una loro positiva educazione, per la loro crescita sia fisica che culturale.
Noi proteggeremo le scuole, gli ospedali, i giardini d'infanzia, gli asili, i figli e le figlie dei martiri, le moschee e gli altri luoghi sacri con una vigilanza sempre maggiore
. … I principi della nostra rivoluzione nazionale e democratica prevedono la libertà, la democrazia e il progresso, l'umanesimo e la giustizia sociale, il rispetto dell'Isiam e l'istituto della famiglia, la prosperità, i diritti umani, la dignità umana, la tranquillità, la conservazione delle tradizioni e dei costumi dei nostri antenati…
… Le donne afgane, che per secoli e secoli hanno nascosto il volto con il chador o il burqa, oggi frequentano le scuole e hanno la possibilità di ricevere ogni istruzione. Oggi nell'Afghanistan vi sono donne giudici, medici, insegnanti, giornaliste, poetesse. Come nella vita sociale, così in quella privata, le donne afgane hanno acquistato il senso della propria dignità. Ritengo che ciò rappresenti un eccezionale mutamento, un atto rivoluzionario straordinario nei rapporti sociali di questo paese…
… Compagni, compagne, fratelli, sorelle, compatrioti!
Finché le bande di mercenari e assassini pagati dall'estero si troveranno sul nostro territorio, finché le nostre madri e i nostri figli piangeranno, finché gli orfani ed i vecchi contadini si troveranno ad affrontare l'orrore e la ferocia, nessun membro del PDPA, come patriota, potrà sentirsi felice. Ognuno di noi dovrà dire che si trovava tra le fila di coloro che negli anni difficili hanno difeso la patria e la rivoluzione dal genocidio e dalla devastazione, e che ha preso parte eroicamente alla crociata per la libertà dei lavoratori afgani e alla costruzione di una nuova famiglia sociale, democratica e nazionale del popolo afgano.
Uniamo le nostre mani nel lavoro e nella lotta rivoluzionaria !
Tutti insieme incamminati verso l'unità e la solidarietà di tutto il popolo afgano!
Compagni, amici, sostenitori, compatrioti, uniti tutti sotto lo slogan della Rivoluzione:
"Tutto il meglio sia per i nobili liberi lavoratori afgani.
La Rivoluzione continua!
La Rivoluzione è nostra !…."
Una Rivoluzione, se è vera o vince e dura o scava un solco, che successivamente sarà seguito da altri. Nessuna delle due ipotesi si è verificata per la rivoluzione di Taraki. Che tra l'altro fu ucciso da un suo vice.
L'ultra decennale impegno sovietico (ma l'URSS già prima armava Taraki, come gli Usa armavano ) non bastò. Né oggi è dato vedere una parte minoritaria ma significativa degli Afghani che sostengono le idee Rivoluzionarie, nazionaliste e socialiste.
Le parole che hai citato fanno il paio con quelle che oggi potrebbe pronunciare un Abdullah (o come diavolo si chiama lo sfidante liberale di Karzai). Anche se le parole di quest'ulltimo sono ispirate al mantra democratico mentre quelle di Taraki (Taraki almeno aveva fatto un colpo di stato; Karmal che tu citi era stato messo dall'Urss) erano ispirate alla rivoluzione e alla patria.
La preferenza che tu puoi avere per una ideologia anziché l'altra, non toglie che i filo statunitensi finiranno impiccati o cambieranno casacca (se saranno perdonati) come accadde ai filo sovietici. Perciò Massimo Fini ha ragione e tu torto.
Il giudizio su un colpo di stato o su una rivolta – se sia vera rivoluzione o fuoco di paglia – lo dà La Storia. La storia ha dato il verdetto sul socialismo afgano e lo darà anche sul rdicolo liberaldemocratismo islamico in salsa statunitense.
Stefano
Scusa, io non sono aggiornato e acculturato come forse siete voi, e quindi le mie parole potrebbero valere meno di niente, MA: ok fino alla fine del tuo ( di Stefano ) 4° paragrafo, sono opinioni.. in quanto a "il giudizio lo dà la Storia" con la S maiuscola… se non fosse di cattivo gusto sarebbe una barzelletta!!!
La Storia passa attraverso la memoria delle persone, la quale memoria si basa o su esperienza diretta o su quanto detto da terzi ( il 90% ca. ) … quello che tu affermi non sta in piedi… per il mondo Milosevic è un criminale… xkè questo ha passato il mainstream e i nostri figli questo studieranno sui libri di scuola, ma NON E' VERO!
X il mondo i conquistadores sono degli eroi, avventurieri che compirono gesta inimmaginabili, per chi ne sa un po' di più invece non è così, o quanto meno NON SOLO COSì: furono stupratori e assassini, ignoranti e bruti che spazzarono dalla faccia della terra civiltà millenarie ben più progredite della loro, il cui unico progresso stava nelle armi da fuoco…
La Storia è fatta dagli uomini e scritta solitamente dai vincitori sicchè il giudizio che la Storia Occidentale dà su un argomento rappresenta solo il limitato anche in buona fede punto di vista di quella parte… e così se a "parlare" fosse la Storia Orientale o Amerinda o di qualsiasi altro luogo.
La Storia è la sintesi di molti eventi per come sono stati letti in un dato momento storico e per come sono stati poi trasmessi ai posteri…
Relativamente a quanto scrive Claudio inoltre, lui segna come /1 quest'intervento, quindi vorrà pubblicarne altri, aspetta che abbia terminato di esporre la sua tesi prima di criticarlo così tenacemente… o no?!
Buona serata
Giovanni
"i filo statunitensi finiranno impiccati o cambieranno casacca (se saranno perdonati) come accadde ai filo sovietici."
Mettere sullo stesso piano sovietici e americani e i loro alleati afghani è molto grave. Significa mettere sullo stesso piano una resistenza, come quella attuale, che ha dalla sua soltanto la propria tempra ed una altra, come quella degli anni '80, che aveva dalla sua non la Storia (non bestemmiamo!) ma una ciclopica coalizione tra latifondisti, capi tribali, trafficanti di droga, Cina, Pakistan, Arabia Saudita, Egitto, Israele, Iran; una santa alleanza lubrificata da miliardi di dollari americani e dalla stupidità degli "antiimperialisti" nostrani.
L'Unione sovietica invase uno stato straniero. E questo è un fatto. Sostenne e cercò di consolidare e armare un gruppo che aveva preso il potere. E questo è un altro fatto. Era portatrice di una propria ideologia e soprattutto poteva trovare un equilibrio ai propri problemi dialogando, rafforzando e ponendo al potere gli afghani ad essa più simili.
Gli Stati uniti non sono intervenuti a favore di un gruppo che aveva già preso il potere, bensì contro il gruppo che era al potere (i Talebani). Ciò spiega perché il compito statunitense era in astratto più difficle di quello sovietico. I sovietici combattevano ed erano disposti a morire (e a far morire i propri soldati). Gli statunitensi molto meno. Questo spiega perché la vittoria statunitense è in concreto ancora più difficile di quella sovietica e in realtà è impossibile.
Coloro che combatterono contro i sovietici sono in gran parte gli stessi che ora combattono gli stati uniti (molto spesso sono i figli). Non tutti i latifondisti stanno con karzai; non tutti i fanatici religiosi stanno contro gli stati uniti (tutti i religiosissimi non pastum stanni con gli stati uniti, perché li hanno messi al potere).
In ogni caso non mi è chiaro in che modo l'unione sovietica, invadendo l'afghanistan, avrebbe combattuto l'imperialismo. Essa appoggiò un gruppo "laico", che nel clima culturale di quegli anni aveva preso il potere (e obbligava a taglliare la barba!), intervenendo direttamente nella contesa afghana per il potere. In questo modo si proponeva di influenzare la vita politica ed economica di un'altra nazione. Questo, seppure fatto con le migliori intenzioni – come quelle dei sostenitori dei "diritti umani" e della "democrazia" – è imperialismo.
Il fatto che gli oppositori, allora come oggi, sono molto più diversi da me rispetto aglli aggressori non toglie che, in entrambi i casi, uno stato straniero si sia intromesso, ovviamente per interessi geopolitici ed economici propri (magari mal valutati da coloro che hanno deciso l'intervento), nella vita politica di un altro paese.
Infine, quanto all'ammirazione, direi che il coraggio di un uomo lo si può ammirare sia se ruba ai buoni per dare ai cattivi sia nel caso contrario. Il coraggio c'è o non c'è. Idem per il mantenimento della parola data, lo spirito di appartenenza ad una comunità, la volontà di preservare la vita del proprio popolo dall'applicazione di scoperte scientifiche e tecnologiche. Lo stesso discorso può farsi per la intelligenza strategica e tattica dei comandanti della resistenza. O per la pazienza dei membri dell'esercito di liberazione o delle popolazioni che lo sostengono. Questa ammirazione non toglie che se l'ammiratore fosse costretto a scegliere tra vivere in un luogo negli stati uniti e un luogo in Afghanistan probabilmente, dopo aver avuto esperienza diretta, sceglierebbe gli stati uniti. Si tratta di due profili diversi e del tutto distinti.
Stefano
A leggere le riforme di Taraki si viene presi da un senso di spaesamento: è proprio ciò che i "combattenti della libertà" vorrebbero fare, 30 anni e due guerre dopo! Ma la logica dei blocchi imposta dalla guerra fredda era inesorabile, e l'Afghanistan non fece eccezione. Un'altra conclusione è che il settarismo è una malattia congenita del comunismo, non solo italiano…