di STEFANO D’ANDREA
Il grande capitale ha bisogno di un tipo di “uomo”, il cliente-consumatore-spettatore, infantile, narcotizzato, sedotto, sprovvisto di volontà, di determinazione, di capacità di stare solo senza consumare (anche immagini, letture e suoni), carente di senso di auto-responsabilità e di pazienza; un essere ovviamente incapace di esser parte di un progetto umano che lo trascenda.
Per questa ragione l’epoca del neo-liberismo, se si preferisce dell’ordo-liberismo, è stata l’epoca della tutela del consumatore contro le pubblicità ingannevole, del riconoscimento del “diritto ad essere informati” dalle controparti contrattuali (grandi capitalisti) e del diritto al risarcimento monetario del danno non patrimoniale (mercificazione di beni sacri, non commerciabili e non valutabili monetariamente), della tutela dei clienti-“investitori finanziari” contro gli intermediari finanziari, della concessione della possibilità di vedere spettacoli televisivi organizzati dal capitale, gratis o quasi, 24 ore su 24, del diritto ad una bassa inflazione (generata dalla concorrenza, interna e internazionale), della possibilità di mutui immobiliari trentennali e di credito al consumo, del diritto di non fare il militare di leva né il servizio civile alternativo, del diritto di scommettere in ogni momento della giornata in ogni tabaccaio e in ogni angolo delle strade cittadine, del diritto a non vedere esposti i voti negativi scritti in rosso nei quadri scolastici, del diritto a non essere bocciato, e così via.
Tutti diritti e poteri che hanno la funzione di trasformare gli uomini in larve. Essi sono stati concessi dalle elites senza che vi siano mai stati movimenti di massa che chiedessero la concessione di simili diritti e poteri. Sono stati regalati, non conquistati.
Mentre venivano cancellate dall’ordinamento le tutele vere, alla stabilità del rapporto di lavoro, al salario dignitoso, alla piena occupazione, alla casa, ad un canone locatizio equo, ecc., il grande capitale regalava ai cittadini una serie di tutele volte ad indebolirli, a renderli irresponsabili, a chiuderli in casa o nei retro-bar, a “drogarli” con doni di mele avvelenate: a conformarli come consumatori-clienti-spettatori. Le innumerevoli tutele regalate dal moderno capitalismo sono pura vasellina.
La tutela del diritto al lavoro, del diritto alla casa e degli altri diritti sociali sono tutele dell’uomo. Il consumatore indebitato cronico per consumi non necessari, drogato di scommesse, senza obblighi verso lo stato e la nazione, irresponsabile di azioni (che compie con coscienza e volontà), che si arricchisce se subisce un sinistro, chiuso in casa e messo in pantofole davanti agli schermi, forse non le merita: forse merita di essere schiavo.
Accanto alla battaglia per la riconquista dei diritti sociali deve stare la battaglia per la liberazione dai “diritti” e dalle possibilità droganti, inebetenti, narcotizzanti. Bisogna rifiutare il sistemico dono della vasellina elargito dal grande capitale. Si deve tornare a scommettere quanto, dove e come si scommetteva nella prima repubblica; il credito al consumo va limitato; i mutui immobiliari devono essere al massimo ventennali (i prezzi degli immobili e i costi per i costruttori si adegueranno); i canali televisivi privati devono essere pagati per intero dagli spettatori (al capitale marchio non va concesso di regalare a questi ultimi mele avvelenate); chi acquista azioni o obbligazioni societarie deve tornare a farlo a suo rischio e pericolo: se non si intende di finanza acquisti i titoli del debito pubblico e si vergogni di voler produrre denaro con denaro senza investire nella produzione di beni e servizi reali.
Riconquistare i diritti sociali e liberarci dalle tutele vasellina stanno e cadono insieme. O si è uomini degni di tutela o si è larve che, seppure astrattamente meritevoli di tutele sociali secondo certe concezioni discutibili, non ri-otterranno mai le tutele sociali.
Contestare il neo-liberismo soltanto per ciò che ci ha tolto e non per gli innumerevoli diritti e poteri che ci ha donato è una posizione politica presuntuosa, velleitaria, certamente perdente; e in fondo, forse, anche immorale.
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