Il grande capitale ha bisogno di un tipo di “uomo”, il cliente-consumatore-spettatore, infantile, narcotizzato, sedotto, sprovvisto di volontà, di determinazione, di capacità di stare solo senza consumare (anche immagini, letture e suoni), carente di senso di auto-responsabilità e di pazienza; un essere ovviamente incapace di esser parte di un progetto umano che lo trascenda.
Per questa ragione l’epoca del neo-liberismo, se si preferisce dell’ordo-liberismo, è stata l’epoca della tutela del consumatore contro le pubblicità ingannevole, del riconoscimento del “diritto ad essere informati” dalle controparti contrattuali (grandi capitalisti) e del diritto al risarcimento monetario del danno non patrimoniale (mercificazione di beni sacri, non commerciabili e non valutabili monetariamente), della tutela dei clienti-“investitori finanziari” contro gli intermediari finanziari, della concessione della possibilità di vedere spettacoli televisivi organizzati dal capitale, gratis o quasi, 24 ore su 24, del diritto ad una bassa inflazione (generata dalla concorrenza, interna e internazionale), della possibilità di mutui immobiliari trentennali e di credito al consumo, del diritto di non fare il militare di leva né il servizio civile alternativo, del diritto di scommettere in ogni momento della giornata in ogni tabaccaio e in ogni angolo delle strade cittadine, del diritto a non vedere esposti i voti negativi scritti in rosso nei quadri scolastici, del diritto a non essere bocciato, e così via.
Tutti diritti e poteri che hanno la funzione di trasformare gli uomini in larve. Essi sono stati concessi dalle elites senza che vi siano mai stati movimenti di massa che chiedessero la concessione di simili diritti e poteri. Sono stati regalati, non conquistati.
Mentre venivano cancellate dall’ordinamento le tutele vere, alla stabilità del rapporto di lavoro, al salario dignitoso, alla piena occupazione, alla casa, ad un canone locatizio equo, ecc., il grande capitale regalava ai cittadini una serie di tutele volte ad indebolirli, a renderli irresponsabili, a chiuderli in casa o nei retro-bar, a “drogarli” con doni di mele avvelenate: a conformarli come consumatori-clienti-spettatori. Le innumerevoli tutele regalate dal moderno capitalismo sono pura vasellina.
La tutela del diritto al lavoro, del diritto alla casa e degli altri diritti sociali sono tutele dell’uomo. Il consumatore indebitato cronico per consumi non necessari, drogato di scommesse, senza obblighi verso lo stato e la nazione, irresponsabile di azioni (che compie con coscienza e volontà), che si arricchisce se subisce un sinistro, chiuso in casa e messo in pantofole davanti agli schermi, forse non le merita: forse merita di essere schiavo.
Accanto alla battaglia per la riconquista dei diritti sociali deve stare la battaglia per la liberazione dai “diritti” e dalle possibilità droganti, inebetenti, narcotizzanti. Bisogna rifiutare il sistemico dono della vasellina elargito dal grande capitale. Si deve tornare a scommettere quanto, dove e come si scommetteva nella prima repubblica; il credito al consumo va limitato; i mutui immobiliari devono essere al massimo ventennali (i prezzi degli immobili e i costi per i costruttori si adegueranno); i canali televisivi privati devono essere pagati per intero dagli spettatori (al capitale marchio non va concesso di regalare a questi ultimi mele avvelenate); chi acquista azioni o obbligazioni societarie deve tornare a farlo a suo rischio e pericolo: se non si intende di finanza acquisti i titoli del debito pubblico e si vergogni di voler produrre denaro con denaro senza investire nella produzione di beni e servizi reali.
Riconquistare i diritti sociali e liberarci dalle tutele vasellina stanno e cadono insieme. O si è uomini degni di tutela o si è larve che, seppure astrattamente meritevoli di tutele sociali secondo certe concezioni discutibili, non ri-otterranno mai le tutele sociali.
Contestare il neo-liberismo soltanto per ciò che ci ha tolto e non per gli innumerevoli diritti e poteri che ci ha donato è una posizione politica presuntuosa, velleitaria, certamente perdente; e in fondo, forse, anche immorale.
“Accanto alla battaglia per la riconquista dei diritti sociali deve stare la battaglia per la liberazione dai “diritti” e dalle possibilità droganti, inebetenti, narcotizzanti. ” grazie per queste parole.
“Timeo Danaos et dona ferentes”
Stefano, proviamo allargare l’analisi a profili più delicati.
I così detti diritti civili (penso a quello alle fecondazioni ottenute con le modalità più bizzarre o quello all’aborto come dato insopprimibile di civiltà) non sono sulla stessa linea?
Non c’è un nesso tra la espansione di questi diritti e l’affermazione egemone del capitale?
La categoria è ideologica e comprende ipotesi eterogenee.
Il diritto all’incesto, le unioni tra omosessuali, le adozioni da parte di coppie composte da persone dello stesso sesso, direi anche la possibilità di interrompere la gravidanza in presenza delle condizioni previste dalla legge non mi sembra che siano promossi dal grande capitale, che talvolta può approfittare dell’attribuzione di un certo diritto (cliniche private in caso di aborto) – ma il capitale per sua natura tende ad approfittare di tutto ciò che è possibile.
I casi più bizzarri e mostruosi di fecondazione realizzano maggiormente l’interesse del grande capitale ma sono promossi, come altri “diritti civili”, da movimenti ideologici autonomi, individualisti, capricciosi, nichilistici, essi si generati dal capitalismo.
Quindi vedrei una tendenziale separazione tra tutele vasellina – chieste al più dalle associazioni dei consumatori, le quali sono parassiti del grande capitale e dei partiti politici che rappresentano quest’ultimo (ogni partito ha una sua associazione dei consumatori) – tutele che sono promosse e regalate dal grande capitale, e diritti civili, promossi da movimenti ideologici generati sia dalla sconfitta dei socialisti (che hanno abbandonato le tutele sociali e sono diventati radicali, ossia difensori dei “diritti civili”), sia dall’individualismo e dal nichilismo che promanano naturalmente dalla organizzazione capitalistica e dalla ideologia capitalistica (liberista).
Il potere ci vuole tutti superficiali, infantili, viziati ed individualisti, senza alcun riferimento culturale e ideale nonché incapaci di concepire un pensiero collettivo. Liberi di guardare tre partite di calcio alla settimana, con il campionato e le coppe che iniziano a metà Agosto, liberi di intossicarci di birre, liberi di tatuarci lucertole sul collo, liberi di giocare a fantacalcio o a pokemon. Liberi di fare tutto tranne che di rivendicare i nostri diritti. Liberi di essere schiavi delle elites finaziarie e dei gruppi di potere stranieri che ci dominano da decenni.
Eh già, tutta colpa del grande capitale. Che di colpe ne ha tante, e Stefano le elenca (con ragione) tutte. Ma —
sarà mica che dietro le malefatte del capitale ci sta una società già in piena decadenza, e un tipo umano degenerato?
Sarà mica che la radice della degenerazione sta nel benessere, nella democrazia e nella civiltà dei diritti?
Che nella prima repubblica da voi affabulata fossero presenti e operanti tutti i germi che avrebbero condotto a quella attuale?
Sarà mica che questa sia una società intrisa da capo ai piedi di spirito sessantottino, cioè della ribellione della generazione del boom economico contro la forma tradizionale – repressiva, coercitiva, belligena e proprio per questo feconda – della civiltà europea?
Che per fare un esempio fra tanti, il primo passo per ripristinare una società sana sarebbe la ricostituzione di un nucleo familiare solido, e questo può realizzarsi solo ri(con)ducendo la femmina al suo ruolo di sposa e madre, svantaggiata dal punto di vista giuridico ed economico e per questo costretta a votarsi alla conservazione del focolare?
Gli esempi potrebbero continuare, ma il senso è quello, e nella stanza accanto mi aspetta un magnifico esempio di eterotelia sessantottina (per cui lo strumentario liberatorio si rende autovessatorio, cioè liberatorio per chi ha la possibilità di vessarti) e di asservimento manesco-sessuale della femmina.
E scusate se dopo le ultime repliche di Stefano mi permetto anch’io qualche fuori campo.
Ricondurre la femmina al tempo dello svantaggio giuridico economico? E per questo costretta alla conservazione del focolare? Di quale svantaggio giuridico economico parli, della mancanza di quote nelle miniere, nei cantieri o nella fabbriche dell’ 800? O in guerra? Parli del levirato che costringeva la moglie a sposare il fratello del marito defunto (che invece non era costretto a sposarla e mantenerla)? , o della legge che puniva la moglie fedifraga ma non il marito? (legge che però puniva anche l amante vietando quindi di diventare amanti di una donna sposata, che in tempi di mito della verginità, e in cui ci si sposava giovanissimi, significava divieto di diventare amanti tout court), parli del suffragio universale che i maschi statunitensi del 2016 non hanno ancora ottenuto? (1), parli dello svantaggio di essere schiava poiché qualcun altro lavora ed è obbligato (se fosse una facoltà il discorso cambierebbe poiche esisterebbe un potere ricattatorio) a dividere con te i frutti del suo sudore ? è in questo modo che i neri hanno schiavizzato i bianchi nei secoli scorsi? Parli di quella famosa legge che impediva alle donne di studiare e che sicuramente mi indicherai? D’altronde si sa che le aristocrazie erano composte solo da maschi e la plebaglia solo da femmine mentre il confitto di classe è un invenzione dei komunisti, e si sa anche che ai tempi del grande vantaggio giuridico i maschi se la spassavano in guerra o in fabbrica per ben 15 ore di realizzazione mentre le schiave erano costrette a occuparsi dei figli. Davvero credi che il ruolo di madre sia una costrizione per le donne? (da ottenere con svantaggi giuridici ed economici a danno di lei, bah..) non è che per caso 40 anni di propaganda hanno convinto le donne a mettersi in competizione con gli uomini, a considerarsi schiave nel loro ruolo (quando un alieno che arrivasse sulla terra e osservasse distaccatamente giungerebbe alla conclusione che sono padrone) , a considerarsi interscambiabili con l’uomo (con la pressione che ne consegue),non è che per caso i sessi esistono veramente (alla faccia della teoria gender) ed hanno sistemi ormonali diversi che conducono a considerare “realizzanti” diverse attività? Non è che per caso quelle donne che non hanno dato retta alla propaganda ed hanno preferito i figli alla carriera si sentono più realizzate delle altre e dunque non necessitano di costrizione? Queste sono alcune delle domande che mi vengono in mente.
Ps: perdona l ironia, niente di personale, è più un mio modo di esprimermi
( 1) parola di tal reietto
https://ilreietto.com/2016/06/21/privilegio-maschile/