L’impero energetico russo
di L’INTELLETTUALE DISSIDENTE (Daniele Ruffino)
Una analisi dell’abnorme rete di gasdotti che ci lega irrimediabilmente a Mosca e delle eventuali alternative.
ntre l’Unione Europea continua ad auspicare un proseguo delle sanzioni alla Russia per la guerra in Siria, quest’ultima aumenta giorno per giorno la sua influenza politica ed economica nel mercato energetico consolidando quella che tende ad assomigliare sempre più ad una vera e propria egemonia. Qui di seguito gli ultimi svolgimenti:
1) La vittoria di Radev in Bulgaria ha permesso un futuro sblocco del progetto South Stream volto al trasporto di gas naturale dalla Russia all’Unione Europea passando per il Mar Nero, progetto che era stato bloccato nel 2014 per attriti fra i vari paesi interessati (la rete energetica taglia fuori Ucraina, Polonia e Bielorussia).
2) L’Eni ha venduto a inizio mese il 30% del giacimento petrolifero di Zohr in Egitto alla Rosneft (compagnia petrolifera russa in maggioranza proprietà del governo di Putin, con un fatturato di 126 miliardi di dollari nel 2012 e con una capitalizzazione di 46 miliardi di sterline sulla Borsa di Londra nel 2013).
3) Le trattative tra la Federazione russa e la Commissione europea circa il rifornimento energetico per l’Ucraina nel 2017 potrebbero far cancellare la sanzione di 6,4 miliardi di dollari imposta dall’antitrust ucraino alla Gazprom per “abuso di posizione nel mercato russo”.
4) La nomina di Rex Tillerson, ex CEO di ExxonMobil Corporation, a Segretario di Stato nell’amministrazione Trump ha buone possibilità di placare le tensioni tra USA e Russia circa il mercato energetico internazionale – sancendo quella che molti hanno già rinominato come “Pax Petrolifera” – dato che Tillerson oltre ad essere amico di Putin, ha già stretto proficui accordi con le compagnie russe durante la sua carriera da manager.
Agli inizi di dicembre sia i paesi aderenti all’OPEC che i non membri hanno siglato un accordo per la diminuzione della produzione di barili di petrolio greggio giornalieri prevedendo un taglio di 560mila unità giornaliere. La Russia, che ha aderito all’accordo, rimane uno dei maggiori esportatori di greggio e gas naturale a livello internazionale, nonostante Aleksandr Novak, ministro per l’energia, abbia ribadito che la Federazione russa compirà un taglio di 300mila barili giornalieri. Nel 2013 la Federazione Russa era il primo sostentatore dell’Unione Europea, che ricordiamo, mantiene il 53,2% del consumo interno lordo di energia attraverso l’importazione da stati terzi (Eurostat, 2015) e lo è ancora per altre piccole nazioni in Europa orientale vedasi Transnistria e Ucraina. Ma i progetti della Russia, e in particolare della Gazprom alla quale si associa spesso e volentieri l’Eni, sono molteplici:
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