Yemen: la guerra dimenticata e gli interessi in gioco
di LOOKOUT NEWS (Rocco Bellantone)
Secondo le Nazioni Unite sono oltre 10mila i morti nel conflitto tra la coalizione militare guidata da Riad e i ribelli sciiti Houthi. Nel silenzio dei media internazionali Al Qaeda e ISIS continuano a guadagnare terreno
Sono più di 10mila i morti nel conflitto in Yemen. Il tragico bilancio è stato fornito dal responsabile dell’Ufficio per il Coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite Jamie McGoldrick durante un incontro avuto con il presidente Abdrabbuh Mansour Hadi il 16 gennaio ad Aden, città portuale del sud del Paese dove da mesi è confinato il suo governo.
Da quando nel marzo del 2015 una vasta coalizione arabo-sunnita guidata dall’Arabia Saudita ha lanciato una campagna militare contro i ribelli sciiti Houthi per ristabilire al potere Hadi, oltre alle migliaia di morti si sono contati anche quasi 40mila feriti. A questi si aggiungono almeno altri sette milioni di civili costretti a vivere senza cibo e altri beni di prima necessità nelle città e nei villaggi bombardati dai caccia sauditi o in cui sono in corso gli scontri tra le forze governative e gli Houthi.
La situazione dei combattimenti
Con il sostegno dell’Iran e delle milizie fedeli all’ex presidente Saleh, i ribelli controllano ad oggi la capitale Sanaa, Saada e le altre province del nord e buona parte della provincia sud-occidentale Taez. Secondo fonti di intelligence attendibili, potrebbero inoltre ricevere presto rinforzi dalle Forze di Mobilitazione Popolare sciite irachene (Al Hashd Al Shabbi) ma solo dopo che verrà liberata Mosul dallo Stato Islamico.
Dove non ci sono gli Houthi, i governativi devono fronteggiare soprattutto a sud l’avanzata jihadista rappresentata principalmente da AQAP (Al Qaeda nella Penisola Araba) e dalla filiale locale dello Stato Islamico IS-Y (Islamic State in Yemen).
Il 7 gennaio i lealisti hanno lanciato l’operazione militare “Golden Spear” con cui puntano a riprendere il controllo delle aree in mano ai ribelli situate lungo i 450 chilometri di coste occidentali bagnate dal Mar Rosso. L’offensiva, supportata dai caccia e dalle navi da guerra della coalizione a guida saudita, è scattata nel distretto nord-occidentale di Dhubab, a circa 30 km a nord rispetto allo strategico stretto di Bab al-Mandab.
Cosa frena i negoziati
Nonostante la guerra vada avanti, l’inviato speciale della missione ONU in Yemen, Ismail Ould Cheikh Ahmed, almeno a parole continua a riporre speranze nella possibilità di rilanciare il dialogo. Ma la sua ultima proposta, che prevedeva la formazione di un nuovo governo di unità nazionale che includesse rappresentanti di tutte le parti in conflitto e il contemporaneo ritiro dei ribelli da Sanaa e da altre città occupate dagli sciiti, è stata respinta dal presidente Hadi.
Alla fine di gennaio Ahmed farà il punto sullo stato delle trattative al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Ma ad ostacolare il raggiungimento di un accordo non ci sono però solo i dissidi interni allo Yemen ma soprattutto gli enormi interessi strategici ed economici in gioco. Troppi e troppo rilevanti sono infatti gli affari – petrolio e gas, commercio, vendita di armi – che impediscono a Stati Uniti, Unione Europea e alla stessa Russia di imporre le proprie condizioni nei negoziati di pace o di propendere in maniera netta per una parte o per l’altra, soprattutto ora che l’Iran rappresenta un nuovo enorme mercato da conquistare (77 milioni di abitanti) dopo il raggiungimento di un accordo sul suo programma nucleare nel luglio del 2015.
Se questi interessi non verranno messi da parte, quella che è stata definita dall’ONU “una delle più gravi crisi umanitarie in tutto il mondo” è destinata a mietere ancora a lungo vittime e violenze nel silenzio generale dei media internazionali.
Fonte: http://www.lookoutnews.it/yemen-guerra-dimenticata/
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