di ORIZZONTE48 (Luciano Barra Caracciolo)
1.
Da questo post di circa un paio di anni fa, di fronte alle
priorità che mostrano gli attuali spin mediatici, possiamo trarre una lezione: l’individualismo metodologico serve sempre e comunque a creare delle
illusioni di libertà; delle libertà che sono normalmente proporzionali alla condizione economica di chi le rivendica e, allo stesso tempo, a
dissimulare il fatto che tutte le immaginanbili libertà sono negate, e sempre più potenzialmente negabili, dalla distruzione del solidarismo comunitario che si accompagna allo smantellamento degli Stati sovrani-democratici in nome dei mercati.
2.
Ogni soluzione corretta di problemi che non siano “costruttivisticamente” legati alla dimensione (posticcia) di
individui scientemente atomizzati, come impone l’
ordoliberismo €uropeista,
deriva già dagli articoli fondamentali della nostra Costituzione e si sarebbe già imposta con una disciplina conforme alla loro “interpretazione naturale”.
L’art.2 Cost. enuncia che la Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell’uomo e perciò
richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà…sociale, per consentire lo svolgimento della personalità umana; a complemento indispensabile di ciò, il fondamentale art.3, comma 2, della stessa Cost. (
qui illustrato dal suo autore, Lelio Basso), impone alla Repubblica di attivarsi per rimuovere
gli ostacoli che limitano “di fatto” la libertà e l’eguaglianza dei cittadini” e “impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
Anche di fronte alla crudeltà della malattia, che può negare, nella parte finale del suo arco di sviluppo, la dignità e il pieno svolgimento della personalità umana, questi criteri devono prevalere.
3. Certe applicazioni farmacologiche e terapeutiche, che portano la condizione umana verso confini che violano con evidenza eclatante il diritto a una vita dignitosa, – cioè espressiva di quel pieno sviluppo della naturale dimensione sociale della vita umana-, disattendono inevitabilmente gli artt.2 e 3: sia perché l’individuo vede necessariamente negati tutti i diritti inviolabili più elementari che definiscono la sua “personalità”, sia perché di fronte alla negazione di quest’ultima, lo Stato non interviene per rimuovere l’ostacolo “di fatto” costituito da questa deprivazione dei diritti inviolabili, condotta in nome di un solo inerziale “vincolo”: quello dei mercati, nel caso della farmacologia, che prescindono dal senso esistenziale della diagnosi.
Si prescinde, cioè, dalla condizione vitale in cui effettivamente versa il malato, e riducono l’individuo alla mera funzionalità specialistica di quel trattamento farmacologico e del suo effetto scisso da ogni aspetto della sua “personalità”, privando la persona umana di ogni scelta circa il proprio valore nella comunità solidale e circa la propria espressione di libera volontà al riguardo.
La sofferenza legata alla malattia non è eliminabile, ma neppure può esistere un obbligo, eticamente accettabile, a rendere irrilevante la volontà dell’individuo di fronte alla sua libertà di fronteggiare la morte conservando il senso profondo della propria dignità umana.
4. Ecco la radiografia della società attuale che si vorrebbe accentuare e portare alle sue estreme conseguenze, in nome del cosmetismo elitario, ovvero, per usare la felice espressione di Lorenzo, delle “ideologie di secondo livello”:
“Il progetto politico di “Essi” pare quindi consistere in:
a) l’instaurazione di un governo sostanziale “nascosto”, perché comunque i veri governanti (la grande finanza), non assumono direttamente -agli occhi dei governati- la responsabilità delle politiche che decidono, nascondendosi dietro al politico di professione, titolare formale (ma non sostanziale) del potere e ridotto a mero prestanome (sotto questo aspetto era meglio perfino il “vecchio” ancien regime: anche se “non votato da nessuno”, un Luigi XVI era chiaramente identificabile come responsabile dal governato:come aveva statuito suo nonno, lo Stato…. era LUI. E infatti, alla fine, raggiunto il punto di rottura la società lo chiamò a rispondere!).
b) la creazione di una non-società “universale, multietnica, multiculturale, globale”, composta da una massa povera, abbrutita, incolta, disorientata e senza valori di riferimento (e come puoi averne senza una cultura a cui riallacciarti, una terra a cui legarti, una famiglia di cui far parte, una politica da valutare, fin anche un dio in cui credere?). Sotto questo aspetto, è incredibile la sinergia tra quelle che Diego Fusaro chiama la “Destra del denaro” e la “Sinistra del costume”.
Basti pensare alla comune condivisione del relativismo dei valori, della “guerra” contro la famiglia tradizionale (ossia contro il welfare privato che esiste da sempre: famiglia non è forse uguale a mutuo soccorso?), dell’anticlericalismo stereotipato etc….
c) un’opera di sviamento delle coscienze (e in una non-società frammentata e senza punti di riferimento è oggettivamente facile), dai problemi autenticamente politici verso delle “ideologie di secondo livello” (es. gender,femminismo ultra-radicale, animalismo, veganesimo,etc….), identificando falsamente in esse la nuova frontiera della (non) lotta politica.Personalmente credo che un progetto del genere capisca poco l’uomo in sè, che alla fine la “società dei disorientati” esploderà come una bomba ad orologeria, anche perché, rimanendo “terra-terra”, per quanto tu sia un informatore bravo, sarà difficile far credere all’infinito ad un poveraccio che il suo slum sia “il migliore dei mondi possibili” (anche se il teleschermo orwelliano glielo ripeterà dalla mattina alla sera), e perché, tanto per dirne un’altra, la “dittatura delle minoranze” è la peggiore forma di tutela che si possa dare alle stesse, in quanto presupposto per l’esplodere violento della maggioranza…..
E’ un progetto pericoloso, perché costruito sulla non politica, sulla neutralizzazione del consenso e su un’ipocrita morale di cartapesta, per la quale, tanto per dirne una, un morto va in prima pagina ed un altro no a seconda di dove muoiono ed in quale contesto e a seconda dell’utilità che ha la notizia.
Il problema, è che coloro che si definiscono “intellettuali”, hanno seppellito il proprio spirito critico per credere in tutto questo”.
5. Insomma, come possono essere credibili nel voler tutelare la “fine” della vita umana, in continuità col perseguimento per intero di una esistenza libera e dignitosa, coloro che considerano, come principio cardine della neo-società del totalitarismo dei mercati, il legittimo esercizio della “crudeltà del creditore”, cioè l’espressione più estrema, ma inscindibile dalle sue premesse, dei rapporti di forza che si instaurano sul mercato, regolato in modo da far prevalere le sue forze irresponsabili in quanto, per definizione, “naturali”?
6. Dunque, le libertà degli individui atomizzati, e passivi recettori della dinamiche del mercato, sono indipendenti dalla volontà e dalla dignità del singolo essere umano: questi disporrà esattamente del grado di libertà che la sua vincolata dimensione individuale ha conquistato nei rapporti di forza del mercato “liberalizzato” e depurato dell’intervento solidale dello Stato.
«
le identità personalistiche ed etniche dominano a scapito della solidarietà di classe»: free trade, vantaggi comparati, cambi fissi e favorimento attivo e passivo delle migrazioni.
…Mi autocensuro, e, all’analisi che sopprimo, sostituisco il pensiero cosmopolita del mio filosofo morale preferito…
Friedrich Nietzsche: Genealogia della morale
«The debtor made a contract with the creditor and pledged that if he should fail to repay he would substitute something else that he “possessed,” something he had control over; for example, his body, his wife, his freedom…
Let us be clear as to the logic of this form of compensation: it is strange enough. An equivalence is provided by the creditor’s receiving, in place of a literal compensation for an injury (thus in place of money, land, possessions of any kind), a recompense in the form of a kind of pleasure—the pleasure of being allowed to vent his power freely upon one who is powerless, the voluptuous pleasure “de faire le mal pour le plaisir de le faire,” the enjoyment of violation….In “punishing” the debtor, the creditor participates in a right of the masters….The compensation, then, consists in a warrant for and title to cruelty.»
(Corey Robin 2015, sulla Grecia)
“Il debitore ha concluso un contratto con il creditore e si è impegnato nel senso che, se non dovesse restituire il dovuto, darà in sostituzione qualcos’altro che possiede, qualcosa su cui ha il controllo, per esempio, il suo corpo, sua moglie, la sua libertà…
Chiariamo la logica di tale forma di compensazione: è alquanto singolare.
Un’equivalenza è stabilita dall’atto del ricevere del creditore, in luogo di una letterale compensazione (monetaria ndr.) per qualsiasi danno (da inadempimento) (così, al posto del denaro, terra, possedimenti di ogni tipo), un vantaggio apprezzabile nella forma di un tipo di piacere – il piacere di essere autorizzato a dar liberamente sgofo al suo potere sopra chi ne sia totalmente privo, il piacere voluttuoso “di fare il male per il piacere di farlo”, il godimento del violentare...Nel “punire” il debitore, il creditore partecipa del diritto (illimitato) dei padroni…La compensazione, allora, consiste in una garanzia “di” e in una legittimazione “a” la crudeltà”
7. Ripetiamo: in una società dominata da questa idea
istituzionale ed ossessiva,
come può essere credibile qualsiasi humana pietas se non per fini distrattivi che siano, al tempo stesso, un attacco di delegittimazione del (voluto) non-Stato, e la riaffermazione di un’etica dell’indifferenza verso il fondamento solidale della personalità umana? fonte: http://orizzonte48.blogspot.it/2017/02/humana-pietas-e-crudelta.html
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