Egitto, la crisi dei Fratelli musulmani
di GLI OCCHI DELLA GUERRA (Roberto Vivaldelli)
Il movimento islamista internazionale dei Fratelli Musulmani, fondato in Egitto nel 1928, vive oggi una crisi profonda. Dopo la breve parentesi di Mohamed Morsi alla guida del governo egiziano (30 aprile 2012 – 3 luglio 2013), a cui è seguito il colpo di stato militare del generale Abd al-Fattah al-Sisi, il movimento ha subito un duro colpo, anche per via dell’azione repressiva del governo al-Sisi. Nel settembre del 2013, un tribunale del Cairo ha vietato “tutte le attività dell’organizzazione dei Fratelli Musulmani, del gruppo che ne deriva e della sua ong”, mentre i leader sono finiti in carcere.
Che fine hanno fatto i Fratelli Musulmani?
Un crollo di cui parla persino il sito di Al Jazeera, nota rete televisiva del Qatar, principale finanziatore e sponsor della Fratellanza. “I Fratelli Musulmani in Egitto vivono un momento pessimo – scrive Khalil al-Anani, professore di Scienze Politiche presso l’Università di Doha – Dopo essere stato, per decenni, il più potente partito di opposizione in Egitto, ora il movimento è dinanzi ad una sfida enorme non solo per la propria sopravvivenza, anche per mantenere la propria unità e coerenza. La repressione senza precedenti di al-Sisi ha enormemente colpito l’influenza e l’immagine pubblica del movimento”.
“Tuttavia – sottolinea – l’impatto più significativo è stato nei confronti dell’organizzazione interna. La Fratellanza è paralizzata e ha perso gran parte delle proprie capacità organizzative e di mobilitazione. Storicamente, un livello moderato di repressione avrebbe giocato a favore dell’associazione, che cerca di mantenere alta la solidarietà e la fedeltà dei suoi membri. In realtà, è accaduto l’effetto contrario e i giovani membri appaiono sempre più disincantati nei confronti di quelli più anziani”.
Un movimento senza leader
Mancanza di leadership e profonde divisioni interne. Il pugno di ferro del generale Al-Sisi ha minato l’esistenza del movimento islamista radicale: “Dopo il colpo di stato del 2013 – afferma al-Anani – la Fratellanza si è spaccata. La repressione di Al-Sisi ha diviso il movimento e ha creato differenze significative interne su diverse questioni, che vanno dalla posizione nei confronti del regime alle opinioni politiche, ideologiche e religiose. Dal punto di vista organizzativo, inoltre, molti membri anziani sono in carcere o in esilio e la leadership ne risente. Il divario tra i leader più anziani e più giovani è in aumento”.
“La crisi attuale all’interno della Fratellanza – aggiunge – è destinata a proseguire e intensificarsi date le circostanze attuali. La domanda cruciale, oggi, non è se il movimento si sfalderà oppure no, ma quando questo accadrà”. Mentre la nuova leadership ritiene che riabilitare l’ex presidente Mohamed Morsi sia fondamentale nonché una condizione non negoziabile, i più anziani si dichiarano contrari o perplessi al riguardo. Un’incongruenza strategica non da poco.
Dall’ascesa di Morsi al colpo di stato di Al-Sisi
E’ il 2011 quando, in Egitto, scoppia la cosiddetta “Primavera Araba”. Le manifestazioni popolari costringono l’allora presidente Mubarak a dimettersi. Il Paese precipita nel caos e in una sanguinosa guerra fratricida. Alle elezioni del maggio del 2012, a trionfare è Mohamed Morsi, candidato appoggiato dal Qatar ed esponente del Partito Libertà e Giustizia (Fratellanza Musulmana).
Insediatosi al potere, Morsi instaura una violenta dittatura religiosa e riabilita i membri della Fratellanza precedentemente condannati per terrorismo. Per i cristiani d’Egitto inizia un vero e proprio incubo: il presidente islamista supporta una vasta campagna di persecuzione dei Fratelli Musulmani contro i copti e copre i loro abusi: ne conseguono linciaggi, saccheggi di arcidiocesi, chiese incendiate.
La spietata dittatura religiosa cade sotto i colpi di un’imponente manifestazione a cui partecipano più di 30 milioni di persone. Morsi è costretto a dimettersi il 3 luglio del 2013, a seguito del colpo di stato militare. Per i Fratelli Musulmani è la fine: il movimento viene dichiarato fuori legge mentre i leader, fra cui Muḥammad Badīʿ, vengono imprigionati.
Il legame con il terrorismo islamico
Fin dalla loro istituzione in Egitto nel 1928, i Fratelli musulmani commisero stragi politiche e tentarono numerosi colpi di Stato. Perciò sono considerati un’organizzazione terroristica in Bahrein, Egitto, Russia, Siria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Tagikistan e Uzbekistan. La giornalista Eman Nabih ha più volte documentato i legami tra la Fratellanza Musulmana e le organizzazioni terroristiche islamiste, Daesh compresa.
“La Fratellanza musulmana è la madre di tutti i gruppi terroristici, anche dello Stato islamico. Hasan al-Bana – osserva Nabih – fondatore dei Fratelli musulmani, cercò di ripristinare nel mondo islamico il Califfato. Sin dall’infanzia, al-Bana fu attratto dagli estremisti ostili alla cultura occidentale e al suo sistema di diritti, in particolare i diritti delle donne”.
fonte: http://www.occhidellaguerra.it/egitto-la-crisi-dei-fratelli-musulmani/
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