Il naufragio politico del patto sui profughi
di ALBERTO NEGRI
Per l’Unione è un successo, per le associazioni umanitarie una macchia sulla coscienza dell’Europa: un anno dopo l’accordo con la Turchia sui migranti le opinioni sono controverse ma soprattutto è la stessa intesa con Ankara ad apparire in bilico dopo la tensione esplosa nelle relazioni tra Erdogan e l’Europa. Non è detto che per mietere consensi in vista del referendum costituzionale, Erdogan possa tentare il colpo di scena, come hanno già minacciato i suoi ministri, congelando un’intesa cui non sembrano esserci troppe alternative. A 12 mesi dall’accordo, la Ue rileva che gli arrivi sono calati del 97%: dal picco di 10mila al giorno nell’ottobre 2015 la media attuale è di soli 43. Ma in Grecia e nei Balcani sono intrappolate circa 90-100mila persone in campi di raccolta squallidi e sovraffollati. La Turchia conta 2,9 milioni di profughi, tra siriani, iracheni e afghani, oltre a 500mila sfollati interni provocati dalla devastante repressione dei curdi, una guerra iniziata dai turchi nel 2015 prima ancora di quella all’Isis.
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