La battaglia di Damasco

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Una risposta

  1. Stefano D'Andrea ha detto:

    In questo video-intervento di Sebastiano Caputo, sebbene si parli di ultimo colpo di coda dei ribelli, c’è molta preoccupazione. Si osserva che si credeva che fossero un migliaio e invece sono molte migliaia, che quindi sono riuscite ad entrare nell’enclave dall’esterno, che quindi non era un’enclave, che con l’azione dei giorni scorsi i ribelli hanno creato anche un’altra enclave (https://www.facebook.com/sebastiano.caputo.3/posts/1479804318721092). Si aggiungano i micidiali attentati compiuti a Damasco nelle scorse settimane.
    Secondo me l’articolo è troppo ottimista: la guerra durerà ancora a lungo. E addirittura, purtroppo, è vano l’auspicio finale: che Damasco torni “la capitale di un paese unito e nuovamente pacificato”. La Turchia non è entrata ad Al Bab per fare un piacere ad Assad; i Curdi non si immoleranno nel combattere contro lo Stato Islamico a Raqqa per fare un piacere ad Assad, tanto più che saranno appoggiati dai bombardamenti aerei statunitensi. I deserti resteranno in mano allo Stato Islamico almeno per un paio di anni. Se i ribelli di Aleppo sono entrati a Damasco, fino a quando avranno la possibilità di far entrare uomini e armi, resteranno, almeno come restavano ad Aleppo. Sono probabilmente armati e finanziati dall’Arabia Saudita, che non vuol restare fuori dai processi di pace.
    Sono dunque molto pessimista sulla possibilità che la Siria torni ad essere un paese unito e mi sembra che i colloqui di Astana e Ginevra siano completamente falliti.

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