La parziale cancellazione del debito greco fallisce all’ultimo minuto
di COME DON CHISCIOTTE
L’insolvente Grecia, che settimana scorsa ha votato per ulteriore austerità, sperando così di poter ricevere fondi europei per ripagare la BCE, si è di nuovo impelagata in negoziazioni sul proprio debito. Proprio all’ultimo, però, il ministro delle finanze europeo ha dato parere negativo.
I ministri delle finanze dell’area euro si sono riuniti oggi a Bruxelles con la speranza, soprattutto i greci, di tornare a casa con un accordo firmato. Non si è però rotta l’impasse sulla riduzione del debito ellenico, si è solo rinviata la discussione a luglio.
“L’Eurogruppo ha tenuto una discussione approfondita sulla sostenibilità del debito pubblico greco, ma non ha raggiunto un accordo”, ha dichiarato Jeroen Dijsselbloem, ministro delle finanze olandese, che presiede le riunioni con i suoi pari europei e che ancora non ha raggiunto una soluzione, dato che il suo collega tedesco Schauble ha negato ogni possibile concessione. Ricordiamo che, sin dal terzo salvataggio greco nell’estate del 2015, FMI e Germania sono in disaccordo sulla prospettiva economica dei greci e sulla quantità di debt relief necessario per garantirle stabilità: è stato lo stesso dibattito che ha impedito un accordo ieri.
Il grosso problema è quello che succederà all’economia greca dopo il 2018, quando scade l’attuale bailout. Il FMI, che ha chiesto debt haircuts per finanziare il salvataggio in corso, ha ripetutamente sollevato dubbi sulla capacità del paese di mantenere buone prestazioni di bilancio nei prossimi anni – un po’ come la previsione della Bank of America per il PIL americano fino al 2027, che prevedeva esattamente zero recessioni… I creditori invece stanno spingendo per una prospettiva più positiva (chissà chi avrà ragione…). Il motivo di questa discordia è che obiettivi fiscali meno ambiziosi aumenterebbero l’ammontare del debt relief necessario, nel mentre che la popolazione continua a soffrire.
Come ha spiegato Bloomberg dopo l’ultima riunione, le misure di debito proposte dai ministri delle finanze dell’area euro non avevano convinto l’FMI a sostenere il bailout, dato che dichiarano inequivocabilmente che tale debito è comunque sostenibile.
I ministri cominciano ad avercela un po’ col Fondo, e gli faranno pressione per prendere delle decisioni prossimamente.
Comunque sia, i lavori continueranno nelle prossime settimane, con l’obiettivo di giungere ad una conclusione il 15 giugno, nella prossima riunione, ha detto Dijsselbloem.
Lo scorso maggio, sono state dettate una serie di misure volte a ridurre i rimborsi sui prestiti per il salvataggio greco, da adottare dopo la fine del programma nel 2018. Come verranno attuate è ancora poco chiaro.
Tra le opzioni elencate c’è l’estensione delle scadenze sui prestiti dell’area euro verso la Grecia, nonché la limitazione e il differimento dei pagamenti di interessi. Il FMI vuole maggior specificità, in modo che le esigenze annuali di rifinanziamento del debito vengano mantenute al di sotto di soglie chiaramente definite.
Secondo Bloomberg, dopo otto ore di colloqui e molteplici tentativi di compromessi, Atene e relativi creditori non sono riusciti a raggiungere un accordo che alleviasse il proprio debito e che convincesse il Fondo ad accettare di contribuire a finanziare il salvataggio del paese. L’FMI, prima di partecipare al programma, ha spinto i creditori europei ad assicurare la sostenibilità degli impegni greci, valutati 315 miliardi di euro (354 miliardi di dollari). Alcune nazioni, tra cui la Germania, sono contrarie ad una ristrutturazione del debito, insistendo anche sul fatto che il fondo stesso debba unirsi al programma per dare credibilità al salvataggio.
Il motivo per cui non si trovano accordi è che la Grecia non ha grosse scadenze fino a luglio, quando dovrà pagare 7 miliardi di euro in obbligazioni, e l’Europa ha l’abitudine di aspettare fino all’ultimo prima di erogare i fondi, che Atene poi girerà alla BCE.
Questi rallentamenti si aggiungono a mesi di incertezza, che si sono fatti sentire sull’economia greca – ritornata in recessione – e che hanno impedito al paese di tornare sul mercato obbligazionario.
Nonostante la crisi, Dijsselbloem ha anche dichiarato che le parti hanno concordato un obiettivo per l’avanzo primario greco, che escluda i pagamenti degli interessi, pari al 3,5% del PIL fino al 2022. Il che è buffo: proprio Draghi, all’epoca a Goldman, mascherò la montagna del debito greco e fece sembrare che il paese avesse molta eccedenza. Il risultato finale è stato non uno, non due, ma tre bailout sul debito.
“Le autorità greche si stanno assumendo le proprie responsabilità e penso che anche i partner della Grecia lo stiano facendo”, ha dichiarato il commissario europeo per gli affari economici e monetari, Pierre Moscovici. “C’è stato uno sforzo comune per ridurre il divario tra le posizioni – non abbiamo ancora concluso, ma spero che sotto la guida del presidente dell’Eurogruppo sarà possibile farlo tra tre settimane”.
Un’ulteriore riduzione del debito è necessaria alla BCE, che deve includere obbligazioni greche nel suo programma di acquisto di beni, che faciliterà l’accesso del paese ai mercati obbligazionari. È proprio nella speranza di ammorbidire i creditori che il governo greco ha approvato ulteriori misure di austerità, tra cui tagli alle pensioni, aumenti delle tasse e altre riforme strutturali. L’inclusione del paese nel QE della BCE ha portato alla più lunga striscia vincente degli ultimi anni sul mercato dei capitali greco.
Al momento attuale, però, la Grecia dovrà aspettare fino a luglio per le obbligazioni da 7 miliardi, e molto probabilmente fino all’ultimo minuto.
Fonte:https://appelloalpopolo.it/wp-admin/post-new.php
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