I leader europei fuggono nuovamente dalla realtà
di COME DON CHISCIOTTE
Quando i leader del G7 arriveranno a Taormina il 26 maggio, si troveranno in un ambiente imbellettato. L’Italia ha annunciato che chiuderà tutti i porti dell’isola alle navi cariche di migranti (soprattutto quelle provenienti dalla Libia) per due giorni. Il motivo è proteggere la riunione da eventuali attacchi terroristici. Secondo i media italiani, “il ministero degli interni ritiene che le imbarcazioni con immigrati clandestini potrebbero nascondere una minaccia islamista”.
Tali riunioni sono, naturalmente, sempre soggette a una serie di misure di sicurezza ad alto livello. Tuttavia, che i capi di Stato si schermino di fronte alle conseguenze delle loro politiche rappresenta un nuovo clamoroso livello di ipocrisia, indipendentemente dai rischi di terrorismo. Non si preoccupano affatto dei veri rischi terroristici che i cittadini europei sono costretti a vivere quotidianamente grazie alle politiche migratorie imposte dai loro stessi governi.
Nel 2015, alla domanda su come l’Europa possa difendersi dall’islamizzazione, la Merkel, che non si muove senza la sua personale scorta di 15-20 guardie del corpo armate, ha risposto con disinvoltura: “La paura non è un buon consigliere. Dobbiamo avere il coraggio di ribadire le nostre radici cristiane”. Nel dicembre 2016, ha detto ai membri dell’Unione Democratica Cristiana (CDU), che chiedevano come rassicurare il pubblico sul problema dell’integrazione: “Ampliate i vostri orizzonti culturali”.
Perché i cittadini europei dovrebbero “allargare gli orizzonti”, mentre i governanti, che li hanno costretti a farlo, si proteggono dalla realtà che essi stessi hanno deciso per tutti gli altri? Questo atteggiamento, assolutamente non democratico, è molto vicino a quello dei monarchi assoluti dell’Europa di un tempo.
Vedere i migranti che arrivano in Sicilia potrebbe far capire a questi capi la realtà dell’Europa.
Secondo l’UNHCR, nel 2016 sono arrivati 362.753 immigrati in Europa via Mediterraneo, mentre nel 2015, quando la Merkel invitò in Germania i richiedenti asilo, erano stati più di un milione.
Nel 2016, la maggioranza di questi migranti, 181,436, ha attraversato il Mediterraneo giungendo in Italia, altri 173.450 in Grecia. Secondo l’UNHCR, 55.374 ne sono già arrivati in Europa attraverso il Mediterraneo, tra il 1° gennaio e il 19 maggio 2017. La maggioranza (quasi 46.000) è arrivata in Italia, ma alcuni sono arrivati anche in Spagna (3.200) e in Grecia 6.100). I paesi di provenienza più comuni sono Nigeria (17%), Bangladesh (10,7%), Guinea (9,7%), Costa d’Avorio (9,1%), Gambia (6,6%), Siria (6,1%), Senegal (5,9%) e Marocco (5,6%), più un totale del 10% da paesi “non specificati”. La maggior parte di questi, evidentemente, non sono rifugiati, ma migranti economici.
Ciononostante, l’Europa persevera nelle sue vecchie politiche disfunzionali. Il 2 maggio 2017, Dimitris Avramopoulos, commissario europeo responsabile per la migrazione, gli affari interni e la cittadinanza, ha sollecitato l’UE:
“Bisogna tornare gradualmente, come ribadito più volte, ad un normale funzionamento dell’area Schengen. L’obiettivo rimane invariato: uno spazio completamente funzionale, libero da controlli delle frontiere interne”.
In altre parole, sembra che l’Unione Europea voglia un ritorno al completo caos che regnava nel 2015, che cessò quando diverse nazioni ripristinarono i controlli alle frontiere in stile pre-Schengen. Avramopoulos “ha particolarmente raccomandato” che Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia eliminino “nei prossimi sei mesi i controlli temporanei in vigore in alcune delle loro frontiere Schengen”. Questi sono i paesi che hanno vissuto più caos dai migranti desiderosi di raggiungere quelle ricche nazioni, dopo che Angela Merkel li ha invitati.
Evidentemente sembra inconcepibile ai politici europei che la risposta alla grande ondata di migranti (da otto a dieci milioni potrebbe essere la nuova ondata) possa essere qualcosa di diverso dall’accoglienza e una prosecuzione delle vecchie politiche di welfare.
È vero, come dice il ministro tedesco dello sviluppo Gerd Müller, che “nell’era digitale tutti conoscono la nostra prosperità”. Ma la risposta a questo problema non è fatalisticamente sedersi e aspettare l’invasione. La risposta è una modifica delle obsolete e insostenibili politiche di welfare europee, che derivano da un’epoca di pre-globalizzazione: bisogna rendere meno attraente per milioni di migranti avventurarsi verso l’Europa.
Inoltre, ai leader europei sembra non interessare che le loro continue politiche di migrazione sostengono un’intera industria di trafficanti umani, che fanno affari miliardari.
Secondo il rapporto [Europol], il traffico di migranti nel 2015 ha fatto guadagnare ai boss della criminalità fino a 5,7 miliardi di euro, con un leggero calo lo scorso anno (circa 2 miliardi di euro), quando il numero di illegali è sceso a circa 510.000.
Europol ha dichiarato: “Il contrabbando dei migranti è emerso come una delle attività più redditizie e diffuse per la criminalità organizzata nell’UE”.
I politici europei sono indirettamente responsabili dell’esistenza di questo settore.
L’Italia pensa di proteggere i leader del G7 da potenziali attacchi terroristici a Taormina, chiudendo i porti siciliani ai migranti. Ma schermando dalla realtà i politici, che già di base non la vivono, espongono i cittadini europei – che dovrebbero essere loro sì protetti – a rischi ancor maggiori.
Fonte:https://comedonchisciotte.org/i-leader-europei-fuggono-nuovamente-dalla-realta/
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