Ecco i cinque Paesi che rischiano una crisi economica devastante
di OCCHI DELLA GUERRA (Michele Crudelini)
L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha diramato una nota che elenca le cinque economie più fragili tra i Paesi emergenti.
I cinque buoni e i cinque cattivi secondo Standard & Poor’s
The New Fragile Five e The Formidable Five, questo il titolo scelto dall’agenzia di rating americana per la nuova classifica delle economie virtuose e non tra i Paesi considerati emergenti. Da una parte la lista dei “cattivi”, di coloro che rischiano future crisi nel nuovo panorama economico mondiale, dall’altra i virtuosi. Andiamo a vedere da più vicino chi sono i bocciati di Standard & Poor’s.
Al primo posto appare la Turchia. “La Turchia è l’unica tra le nazioni sovrane che rimane sempre tra le più vulnerabili, a prescindere dalla variabile scelta”, così recita la nota d’accompagnamento dell’agenzia. Il Paese guidato da Erdogan è considerato a rischio, a causa delle contemporanee manovra poste in atto dalle principali banche centrali del mondo.
L’aumento dei tassi d’interesse mette in pericolo la Turchia
Federal Reserve, Banca D’Inghilterra, Banca Centrale europea, ma anche la Banca centrale giapponese, stanno infatti passando da un periodo di forte espansione monetaria verso un aumento congiunto dei tassi d’interesse. Secondo l’agenzia di rating tale azione congiunta del mondo occidentale, porrebbe dei rischi non indifferenti per l’economie emergenti. Secondo la CNBC sono due i principali rischi che le economie, come quella turca, corrono. Innanzitutto l’aumento del costo del dollaro, per economie a moneta debole (attualmente 1 lira turca vale 0,26 dollari americani), potrebbe avere delle ripercussioni per gli investimenti in dollari fatti da Ankara.
In secondo luogo l’aumento dei tassi porterebbe gli investitori americani a riportare i loro portafogli verso casa, proprio per tutelare i loro soldi in vista di questa manovra economica. Questi due rischi concreti influenzano dunque le variabili considerate da Standard & Poor’s per stilare la classifica, tra cui il bilancio statale, il PIL e la percentuale del debito in moneta estera. Variabili che condannerebbero dunque la Turchia.
In realtà l’economia turca viaggia a ritmi alti
Tuttavia lo scorso settembre 2017 l’Ufficio nazionale di statistica di Ankara riportava come l’economia turca fosse in forte crescita. Nel secondo trimestre dell’anno il PIL turco è infatti cresciuto del 6.5% contro il 4.9% registrato nei primi mesi del 2017. Un record secondo solo all’apice del 7% registrato nel 2015. Stesso trend positivo si è potuto registrare per quanto riguarda la disoccupazione, scesa dall’11.7% al 10.5% tra la scorsa primavera e l’estate.
Solleva dunque non poche perplessità il criterio usato dall’agenzia per descrivere la Turchia come pecora nera dei Paesi emergenti. Nella lista c’è poi spazio per Argentina, Pakistan, Egitto e Qatar.
Anche il Qatar nel mirino di Standard & Poor’s
É soprattutto la presenza dell’emirato a destare scalpore. Nella stessa nota d’accompagnamento stilata dall’agenzia viene infatti scritto che “alcuni osservatori potrebbero sostenere che, per le sue ingenti riserve, il Qatar non dovrebbe essere inserito nella lista dei cinque fragili. Il Qatar è infatti secondo solo all’Arabia Saudita per la forte bilancia attiva di pagamenti con l’estero”.
É strano dunque che proprio in un periodo in cui due Paesi, Turchia e Qatar, si stanno allontanando dalla sfera d’influenza politica americana, vengano entrambi “condannati” dal giudizio di un’agenzia di rating americana.
Un’agenzia tutt’altro che imparziale
D’altra parte sull’affidabilità delle valutazioni di Standard & Poor’s si era già espressa Adusbef, associazione di tutela dei consumatori, condannandone l’assenza di imparzialità e la stessa Casa Bianca che citò in giudizio l’agenzia nel 2013 con l’accusa di aver contribuito alla crisi dei mutui subprime. La visione americanocentrica di Standard & Poor’s è poi confermata dall’inserimento di Cina e Russia nel gruppo dei Paesi emergenti, quando tutti i principali osservatori sono ormai concordi nell’affermare come soprattutto la Cina stia prendendo il primato degli Stati Uniti nell’economia mondiale. Ancora una volta è possibile notare come le valutazioni economiche di Standard & Poor’s, apparentemente neutrali possano essere in realtà affinati strumenti di geopolitica.
fonte: http://www.occhidellaguerra.it/cinque-paesi-rischiano-crisi-economica-devastante/
Standard&Poor’s, insieme a Fitch e a Moody’s, valutava con tre A i derivati basati su mutui di cui non sapeva nulla. Valutava senza averne gli elementi. In parole povere: aiutava Wall Street nella mega truffa di vendere crediti inesigibili come se fossero oro colato. Ora si fa strumento della guerra economica che gli Stati Uniti lanciano contro chi non si mette in riga. Occorrerà vedere se l’alternativa al dollaro di Cina e Russia è percorribile o se Wall Street è ancora più forte.