Classi e coscienza di classe
di MAURIZIO ROSSI
Durante la mia carriera di precario storico ho insegnato in quasi tutte le diverse scuole di ordine e grado: Medie, Commerciale, Magistrale, Geometri, Alberghiero, Ipsia, Istituto d’arte, Liceo Artistico, Scienze Umane, Scientifico, Classico. Mai mi è venuto in mente di misurare la maleducazione o la buona educazione degli studenti in base al ceto sociale di provenienza.
La scuola è aperta a tutti, ce lo insegna pure la Costituzione, per cui non ho mai giudicato gli studenti in base al reddito o al livello culturale dei genitori. Michele Serra nella sua “Amaca” denuncia la “struttura fortemente classista e conservatrice della nostra società”: ma quand’anche la Scuola rispecchiasse ciò, che cosa centrano i fenomeni di delinquenza all’interno delle aule scolastiche?
Generalizzare come fa Serra è sempre una operazione poco logica, un artificio retorico che serve a suffragare una tesi senza fondamento. La mala educazione esiste a tutti i livelli, e al Classico non ci vanno solo i cosiddetti figli di papà, così come al Professionale non trovi sempre e solo i figli dei proletari. Glielo posso assicurare: il livello dell’educazione, la padronanza dei gesti e delle parole, di rispetto delle regole NON è direttamente proporzionale al ceto sociale di provenienza.
Al di là di questo, a Serra interessava un’altra faccenda: ha preso a pretesto i fatti di Lucca per dare un’altra sferzata al “populismo”. Sembra che sia il suo cruccio. Qui vale la classica regola: a chi non ha nulla da fare, il nulla dà da fare.
Se la nostra società è ancora classista non è certo colpa della “menzogna demagogica” del populismo. Altri bersagli avrebbe dovuto colpire Serra. Non lo fa perché la coscienza di classe in questi presunti intellettuali di sinistra si è inflaccidita, si è amachizzata.
Secondo l’amachista, il populismo perpetua, poiché impedisce di prenderne coscienza, la subalternità sociale e culturale dei ceti popolari. Ma siamo sicuri che la politica praticata da quei procacciatori di voti che sono i populisti sia alla base di questa mala educazione? I populisti nostrani hanno il compito di catalizzare la protesta e l’indignazione, per poterle neutralizzare politicamente. Certamente, fanno un grande favore al sistema classista.
Tuttavia, ancor più dei populisti, sono funzionali al perpetuarsi delle disuguaglianze sociali, economiche e culturali proprio quei partiti che hanno tradito il cosiddetto “popolo”, recitando per anni la commedia dell’opposizione integrata; e proprio quel partito, da cui proviene l’amachista, che avrebbe dovuto avere il compito di emancipare il popolo affinché prendesse coscienza della propria condizione sociale e lottasse per eliminare le disparità, si è schierato, una volta salito al potere, bellamente dalla parte della borghesia, difendendone gli interessi, i privilegi, e ora con lui anche le buone maniere. Orbene, schierasi dalla parte di chi ha fatto del disprezzo per regole non “un titolo di vanto” (roba da bulli di periferia) ma un modus operandi, mi pare molto più demagogico del cosiddetto populismo.
In poche righe non poteva certamente rendere chiaro il suo concetto: ma cosa significa che “il popolo è più debole della borghesia”? Debolezza economica, ovviamente. Serra lo intende, ma dice genericamente: quando cerca di mascherare la propria debolezza con la violenza. Per cui abbiamo l’equazione: povero uguale violento. Assunto convincente e geniale, complimenti! La borghesia ti ringrazia.
Ma questo popolo in che cosa è pure debole? Si afferma che è debolezza culturale, e difatti, secondo lui, i ragazzini tracotanti imiterebbero i loro genitori ignoranti. Ma siamo sicuri che aggressività e ignoranza sono una prerogativa dei ceti popolari? E soprattutto, siamo sicuri che il “danno atroce inferto ai poveri” consista in questo “disprezzo per le regole”? Certo, si sa, per un borghese le buone maniere sono tutto!
Il danno atroce inferto ai poveri non sono le ciance populiste, i vaffa o gli insulti, sono invece le politiche economiche liberiste, lo smantellamento dello stato sociale, e tutte le riforme di austerità sostenute dai suoi amichetti che hanno guidato il Paese in questi ultimi anni.
Se è la società ad essere classista, perché rendere classista la Scuola con questo ragionamento semplicemente rozzo: il populismo demagogico attecchisce presso il ceto popolare, che educa i figli al disprezzo per le regole; l’aggressività e l’ignoranza insita in questa condizione si perpetua nelle scuole professionali frequentate dai figli della plebe. Apparentemente sembra denunciare uno scandalo antico, tuttavia non fa che ribadire una impostazione classista: “il livello dell’educazione, la padronanza dei gesti e delle parole, di rispetto delle regole è direttamente proporzionale al ceto sociale di provenienza”.
Se Serra portasse avanti studi anatomici, scoprirebbe probabilmente nei figli dei poveri la “fossetta occipitale mediana” che li rende delinquenti naturali…
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