Il recente decollo politico, oltre che economico, della Cina ha portato la Repubblica Popolare a conseguire uno status di potenza e influenza internazionale senza precedenti nella sua storia recente ma ha anche, in un certo senso, sorpassato a più riprese qualsivoglia analisi e predizione degli studiosi che si sono approcciati alle dinamiche relative all’ascesa di questo fondamentale attore della scena mondiale.
Risulta doveroso uno studio completo delle ragioni del decollo cinese in seguito al lancio della “Politica di riforma ed apertura” di Deng Xiaoping sul finire degli Anni Settanta e, più di recente, della grande strategia con cui la leadership del Partito Comunista, oggi incarnata nel suo dominus Xi Jinping, sta programmando l’avanzamento mondiale di Pechino. Tale avanzamento si incentra su tre pietre miliari cronologiche: entro il 2021, centenario del Partito, è prevista la completa eradicazione della povertà rurale; per il 2035 il conseguimento di un livello adeguato di ricchezza per tutta la popolazione e la modernizzazione dell’apparato militare; per il 2049, centenario della Repubblica Popolare, la Cina punta a strutturarsi come “moderno e prospero Paese socialista” e a completare l’unificazione territoriale con il ritorno di Taiwan alla madrepatria.
La “Nuova via della seta”, in questo contesto, è la strada maestra che la Cina ha deciso di percorrere per raggiungere tali obiettivi. Il campo degli studiosi di politica internazionale italiani ha la fortuna di annoverare tra i suoi ranghi un autore che è riuscito a coprire nella sua analisi tanto le ragioni storiche della frenetica ascesa della Cina quanto le dinamiche intrinseche alla Belt and Road Initiative (Bri), Diego Angelo Bertozzi, 45enne bresciano collaboratore di Marx21. Bertozzi, di recente, ha aggiunto al suo notevole saggio Cina – Da sabbia informe a potenza globale il suo seguito naturale La Belt and Road Initiative – La Nuova via della seta e la Cina globale, che analizza dal punto di vista economico, geopolitico e strategico il centro di gravità della moderna azione cinese nel mondo.
Con la Belt and Road Initiative la Cina torna protagonista della Storia
Quello di Bertozzi è un saggio di notevole spessore, che unisce un approccio di ampio respiro alla Bri al costante mantenimento di un forte spirito critico: la “nuova globalizzazione” di matrice cinese è analizzata tanto nelle premesse quanto nelle implicazioni. Non mancano opportuni riferimenti alle manovre cinesi per lo sviluppo infrastrutturale euroasiatico e il rilancio della connettività tra Oriente e Occidente che, di fatto, è la cifra determinante del progetto.
Ma più ancora dell’indicazione delle “grandi opere” promosse da Pechino (dal China-Pakistan Economic Corridor alla grande ferrovia destinata a collegare Belgrado a Budapest) e dei loro voluminosi costi, a essere rilevante è l’intuizione di Bertozzi riguardo il carattere di fondo della Bri, che da iniziativa di matrice essenzialmente cinese ha l’ambizione di diventare punto focale di un nuovo multilateralismo che da un lato realizzi le promesse di Xi Jinping di una cooperazione win-to-win ma dall’altro esalti il ruolo della Cina come ritrovata protagonista della Storia e di fatto il nome originario del Paese. Zhongguo, l’Impero di Mezzo.
La Belt and Road Initiative e l’Italia
Bertozzi ha inoltre il merito di sottolineare le grandi implicazioni che la grande strategia a trazione cinese potrebbe garantire al sistema-Paese Italia, tanto sotto il profilo economico quanto sotto quello geopolitico. L’asse marittimo della connettività Est-Ovest, nella prima formulazione del progetto pubblicata dall’agenzia Xinhua nel 2014, immaginava Venezia come principale terminal mediterraneo della logistica commerciale. Questo tanto per fascinazioni storiche quanto per solide ragioni pratiche dettate dal posizionamento centrale dell’Italia nel Mediterraneo.
La parte finale del saggio, arricchita da autorevoli interviste, aiuta a comprendere opportunità e sfide che l’Italia si trova ad affrontare: quella cruciale è la “battaglia dei porti”, la sfida per la costruzione di un sistema di hub commerciali degni dei nuovi traffici globali nel nostro Paese. Zeno d’Agostino, presidente di Assoporti e amministratore del porto diI Trieste, ha dichiarato all’Agi che proprio lo scalo giuliano potrebbe rappresentare il punto di partenza per l’Italia. Per far ciò, in ogni caso, il nuovo governo dovrebbe implementare un piano strategico nazionale, come segnalato a Bertozzi da Giuliano Noci, professore di ingegneria gestionale al Politecnico di Milano.
“L’Italia”, ha dichiarato Noci, “è candidata per il ruolo di partner tecnologico naturale della Cina e della Nuova Via della Seta. Si pensi alle infrastrutture, con Ferrovie dello Stato, e all’Agenzia aerospaziale italiana per i supporti via satellite alla logistica di trasporto delle merci. Del resto la Cina è da tempo fortemente attenta all’Italia anche per il processo di innovazione delle sue imprese”.
Il pianeta Bri è, come visto, un ecosistema altamente eterogeneo al suo interno: a un disegno globale si sovrappongono miriadi di frame nazionali, regionali e locali che trasformano un progetto di portata universalistica in un fattore di cambiamento su larga scala. Per orientarsi nella Belt and Road Initiative serve una guida esperta, e quella di Bertozzi lo è sicuramente. Il suo saggio, che forma con il predecessore una coppia notevolmente ambiziosa e lungimirante di studi sull’Impero di Mezzo, è una lettura cruciale per capire la più grande novità della geopolitica mondiale.
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