Roma – Immigrazione e flessibilità, manovra economica e prospettive europee. Il menu dell’audizione in Parlamento del ministro per le politiche Europee, Paolo Savona, è particolarmente ricco e articolato.
A cominciare proprio dal tema migranti (mentre sullo sfondo le polemiche sul nuovo caso Aquarius non sono ancora sopite) Savona dimostra di avere un’idea precisa sul tema dell’accoglienza. L’Italia deve garantirla, spiega, ma deve essere l’Europa a pagarla. “Se un Paese come l’Italia deve fronteggiare l’immigrazione di massa, mantenendo uno Stato di diritto, deve necessariamente garantire l’accoglienza. Ma chi paga questa accoglienza? La risposta – dice il ministro – può essere solo la politica fiscale europea perché altrimenti un Paese come l’Italia, che ha già stretti vincoli di bilancio, chiude le frontiere”.
Illustrando il suo documento (“Una politeia per un’Europa diversa, più forte e più equa” che Eunews aveva anticipato) Savona appare fatalista rispetto al 2019. “Il 2019 può essere un anno drammatico per l’Europa: perché abbiamo le elezioni dal risultato incerto, poi la nomina della nuova commissione, poi quella del nuovo presidente della Bce. Nel 2019 possiamo ritrovarci un’Europa migliore, più forte, più equa, oppure un’Europa peggiore, meno forte e meno equa. E allora discutiamone con gli Stati membri”
Ascoltato alla vigilia della presentazione della nota di aggiornamento del Def, Savona interviene anche sulla manovra assicurando che, se la Francia punta a un rapporto deficit/Pil (“nostra spina nel fianco”) del 2,8%, la proposta italiana “è ben al di sotto”.
Ultimo punto la flessibilità, erroneamente concepita come “spendere di più”. Ebbene, per il ministro Savona “così non ha funzionato”.
“Servono le infrastrutture che sono fondamentali a livello europeo. Non dovrebbe essere l’Italia a chiedere più flessibilità per gli investimenti ma l’Europa dovrebbe ordinare all’Italia di fare investimenti”.
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