L’Asse Roma-Berlino
di JACOPO D’ALESSIO (FSI Siena)
Una parte consistente della Lega desidera emulare il modello mercantilistico tedesco. Difatti, nell’attuale regime di austerità, il quale esige importanti riduzioni della spesa pubblica, cui segue la distruzione della domanda aggregata (1), solo le imprese esportatrici del Lombardo-Veneto, sopravvissute a questa selezione del Capitale, riescono a massimizzare i profitti proprio a causa di una moneta stabile e alla bassa inflazione imposte dall’Europa, e dunque grazie all’euro.
L’idea, allora, di un possibile “Asse Roma-Berlino” (2) non costituisce nulla di nuovo, ma ripropone semmai (ora però in modo più esplicito) il vecchio progetto di Maroni delle macro-regioni. Quest’ultimo si è realizzato inoltre con la divisione delle regole fiscali che, nel quadro di una torta di finanziamenti pubblici sempre più ristretti, sta avvantaggiando da diversi anni le aree più produttive settentrionali a scapito di quelle del Mezzogiorno (3).
Diversamente da Bossi e Maroni, quindi, a Salvini va indubbiamente riconosciuto il merito di aver compreso che tale proposta si sarebbe potuta inverare, non mediante una secessione formale, quanto piuttosto attraverso lo sfruttamento dell’intero sistema-paese: un obiettivo praticamente impossibile senza il contributo di voti provenienti da tutta la nazione, incluso il sud Italia; così come da classi subalterne settentrionali diverse dagli esportatori; oltre che da pseudo-sovranisti, i quali si rivelano difatti spesso meri fanatici anti-immigrati.
In tutto questo, “Asse” non sta tuttavia per “alleanza”, ma rimanda piuttosto ad una “subordinazione” dell’Italia alla Germania, dove la prima accetta passivamente il codice etico del competitore più forte della seconda a svantaggio della collettività, visto che l’industria pesante nazionale (a partire dall’auto-mobile), in assenza di grandi investimenti pubblici / privati, si è progressivamente tramutata in produzione di componentistica ausiliaria dei paesi avversari, Germania in primis.
Come difatti ricorda il direttore di Limes, Lucio Caracciolo, una grande responsabilità della Lega nel combattere lo Stato in favore di particolari interessi di classe è stata proprio quella di ridurci a subalterni della produzione tedesca, inserendoci capo e piedi nello loro filiere produttive, così che abbiamo perso molta parte della nostra indipendenza tecnologica e industriale (4).
Bisogna distinguere, poi, l’adesione autentica di classe, propria degli esportatori, da quella ideologica, che paradossalmente vede partite Iva e micro imprese – che al contrario vivono di domanda interna e pertanto di spesa pubblica – alleate con aziende esportatrici grandi e medie: ciò che da un punto di vista scientifico non avrebbe alcun senso, se non ci fosse stata nel frattempo una forte spinta egemonica da parte del gruppo dirigente leghista.
Si tratta della stessa egemonia che, per altri versi, è stata realizzata al sud attraverso, in questo caso, il “mito migratorio” dell’invasione, il quale però ha potuto prendere piede a causa di disagi reali legati ad un eccessivo numero degli sbarchi avvenuto negli anni passati che ha alimentato le fila del lavoro nero e del dumping salariale sostenuto tuttavia dagli imprenditori autoctoni (5), soprattutto nelle zone del centro sud; difficoltà nella coesistenza tra cultura ospite e straniera, liquidate subito con mere accuse di razzismo contro gli italiani in assenza di un’attenta analisi sull’impatto traumatico che ha avuto a volte il loro incontro; l’incuria delle istituzioni, che hanno lasciato a degli appalti privati il compito di mantenere delle persone spesso anche in condizioni disumane, prive di un progetto valido di integrazione.
Dunque, c’è stata senz’altro una gestione maldestra che ha esasperato il livello di tolleranza nei confronti dello straniero. Tuttavia, una caduta dell’occupazione scaturito in realtà dal calo della spesa pubblica, e quindi dalle regole di Bruxelles, è finito per rovesciarsi, nell’immaginario collettivo, da mero effetto a causa principale dei disagi interni: ho molti contatti tra i leghisti meridionali che parlano solo di immigrazione proiettando su questo fenomeno di superficie problemi, appunto, di carattere sistemico.
Anche stavolta si è verificato perciò uno spostamento abilmente cavalcato da Salvini, che ripropone in altre salse il modello propagandistico della “ruspa”. Insomma, rozzi, senz’altro, ma non sprovveduti, visto che hanno fra le mani l’unico grande (nel senso delle dimensioni) partito popolare rimasto in vita dal collasso della Prima Repubblica.
Di conseguenza, l’idea di “Asse”, annunciato in questi giorni da Salvini, prefigura un’introiezione da parte della vittima del punto di vista del carnefice, e contraddice inoltre la posizione anti-eureupea della Lega così come era stata invece ostentata durante l’ultima campagna elettorale, facendo emergere piuttosto una volontà di rinuncia alla sovranità popolare.
Note:
(1) Mario Monti alla CNN confessa: ‘stiamo distruggendo la domanda interna’, in Byoblu https://www.youtube.com/watch?v=LyAcSGuC5zc
(2) Affaritaliani.it, 10 / 12 / 2108, http://www.affaritaliani.it/affari-europei/ue-salvini-faro-di-tutto-per-rinnovare-asse-roma-berlino-576838.html
(3) Marco Esposito, Zero al sud. La storia incredibile (e vera) dell’attuazione perversa del federalismo fiscale, Rubbettino Editore, Catanzaro, 2018.
(4) Luciano Caracciolo, Perchè ci serve l’Italia, in Limes, n. 4/17, 10/05/2017;http://www.limesonline.com/sommari-rivista/a-chi-serve-litalia. Editoriale di Limes disponibile anche su Appello al Popolo, 25/05/2017 https://appelloalpopolo.it/?p=31017&fbclid=IwAR0puH9vMDAKa3WWy0_u3E0qxcYsMsgquUjW2owg_mlw_hgc0i0xA5RNoH0.
(5) Immigrati nei campi per 3 euro l’ora e pane duro: arrestati due caporaili a Marsala, in La Stampa ,https://www.lastampa.it/cronaca/2018/06/14/news/immigrati-nei-campi-per-3-euro-l-ora-e-pane-duro-arrestati-due-caporali-a-marsala-1.34024496
A bergamo dove risiedete, mio cel …
Caro Antonio,
ho tolto il numero del tuo cellulare dal commento. Ti ho scritto mettendoti in contatto con un nostro associato, al quale ho lasciato il tuo numero.